martedì 2 febbraio 2010

Il Papa: la vita consacrata importante segno di gratuità e d’amore, in una società che rischia di essere soffocata dall'effimero e dall'utile

Senza la vita consacrata “quanto sarebbe più povero il mondo!”: così il Papa, nel corso della celebrazione dei Vespri che ha presieduto nella Basilica di San Pietro con i religiosi e le religiose, nel giorno in cui la Chiesa celebra la Giornata mondiale della Vita consacrata. Questa forma di vita, ha spiegato Benedetto XVI, “è importante proprio per il suo essere segno di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in una società che rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile”. Infatti, essa “testimonia ed esprime in modo ‘forte’ il cercarsi reciproco di Dio e dell’uomo, l’amore che li attrae” e “la persona consacrata, per il fatto stesso di esserci, rappresenta come un ‘ponte’ verso Dio per tutti coloro che la incontrano un richiamo, un rinvio”: il “fondamento” è la “mediazione” di Gesù, che “ha condiviso la nostra fragilità, perché noi potessimo partecipare della sua natura divina”. “Non basta una vita intera a ricambiare ciò che Cristo è e ciò che ha fatto per noi”, ha esclamato il Pontefice, secondo il quale le persone consacrate sono chiamate in modo particolare ad essere testimoni “di questa misericordia del Signore, nella quale l’uomo trova la propria salvezza”.
Esse “tengono viva l’esperienza del perdono di Dio, perché hanno la consapevolezza di essere persone salvate, di essere grandi quando si riconoscono piccole, di sentirsi rinnovate ed avvolte dalla santità di Dio quando riconoscono il proprio peccato”. Ecco perché, “anche per l’uomo di oggi, la vita consacrata rimane una scuola privilegiata della ‘compunzione del cuore’, del riconoscimento umile della propria miseria”, ma anche una scuola della fiducia “nella misericordia di Dio, nel suo amore che mai abbandona”, perché “più ci si avvicina a Dio, più si è vicini a Lui, più si è utili agli altri”. Le persone consacrate, ha sottolineato il Papa, “sperimentano la grazia, la misericordia e il perdono di Dio non solo per sé, ma anche per i fratelli, essendo chiamate a portare nel cuore e nella preghiera le angosce e le attese degli uomini, specie di quelli che sono lontani da Dio”. Ruolo, questo, che svolgono in particolare le comunità che vivono nella clausura, “prendendo su di sé le sofferenze e le prove degli altri ed offrendo con gioia ogni cosa per la salvezza del mondo”. “Lodare e ringraziare il Signore per il dono della vita consacrata; promuoverne la conoscenza e la stima da parte di tutto il popolo di Dio; invitare quanti hanno dedicato pienamente la propria vita alla causa del Vangelo a celebrare le meraviglie che il Signore ha operato in loro”.
Questo, ha ricordato Benedetto XVI, il triplice scopo della Giornata della Vita consacrata, istituita da Giovanni Paolo II nel 1997. Benedetto XVI ha quindi sottolineato che “solamente a partire dalla professione di fede in Gesù Cristo, il Mediatore unico e definitivo, che nella Chiesa ha senso una vita consacrata, una vita consacrata a Dio mediante Cristo. Ha senso solo se Lui è veramente mediatore tra Dio e noi, altrimenti si tratterebbe solo di una forma di sublimazione o di evasione. Se Cristo non fosse veramente Dio, e non fosse, al tempo stesso, pienamente uomo, verrebbe meno il fondamento della vita cristiana in quanto tale, ma, in modo del tutto particolare, verrebbe meno il fondamento di ogni consacrazione cristiana. Il fondamento è Lui. Lui, che ha condiviso la nostra fragilità, perché noi potessimo partecipare della sua natura divina”. Infine, il Papa ha ricordato le comunità che vivono nella clausura, che “prendono su di sé le sofferenze e le prove degli altri e offrono con gioia ogni cosa per la salvezza del mondo”. Benedetto XVI ha auspicato che l'Anno Sacerdotale attualmente in corso "sia un'ulteriore occasione, per i religiosi presbiteri, ad intensificare il cammino di santificazione e, per tutti i consacrati e le consacrate, uno stimolo ad accompagnare e sostenere il loro ministero con fervente preghiera". "Quest'anno di grazia - ha annunciato - avrà un momento culminante a Roma, il prossimo giugno, nell'incontro internazionale dei sacerdoti, al quale invito quanti esercitano il Sacro Ministero" .

XXV Giornata Mondiale della Gioventù. In Piazza San Pietro con Benedetto XVI la festa per i 25 anni. Più di una generazione è cresciuta con le GMG

Appuntamento numero 25 per la Giornata Mondiale della Gioventù. Era infatti il 1985 quando Giovanni Paolo II radunò per la prima volta a Roma i giovani del mondo, in occasione dell’Anno internazionale della Gioventù indetto dall’Onu. Dopo 25 anni, e di nuovo in concomitanza con la stessa ricorrenza promossa dal Palazzo di Vetro, i giovani di Roma e del Lazio si ritroveranno a Piazza San Pietro per incontrare il Papa. L’appuntamento è per giovedì 25 marzo, ma il cammino di preparazione spirituale per i giovani della diocesi di Roma è già iniziato. A partire dalla riflessione sul messaggio della Giornata "Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?" ( Mc 10,17). "Abbiamo predisposto un sussidio per le parrocchie. Vogliamo suscitare nei giovani la domanda del giovane ricco – spiega don Maurizio Mirilli, direttore del Servizio diocesano per la Pastorale giovanile –. La risposta la darà poi il Papa. Sarà una giornata di festa, di ricordi, un’occasione per fare il punto della situazione". A Piazza San Pietro infatti si ritroveranno i ragazzi, ma anche i più grandi, quelli che insomma in questi ultimi 25 anni hanno partecipato a tante GMG in giro per il mondo. "Dal primo incontro mondiale a oggi – precisa don Mirilli – molti si sono avvicinati a Cristo proprio attraverso le Gmg. Tante anche le vocazioni sacerdotali che sono nate". La Giornata dà risalto "alla Chiesa giovane, è un momento missionario, ma anche un’esperienza positiva per quelli che vivono le realtà parrocchiali: andare oltre i propri confini e scoprirsi in comunità". Un’occasione, insomma, per essere visibili. "I giovani scendono in piazza ed escono allo scoperto. Pur con i loro limiti, dicono con coraggio e senza vergogna che loro credono in Cristo". Il primo incontro internazionale nel 1985 a Roma. Il prossimo raduno mondiale a Madrid, nell'agosto 2011. "La prima GMG alla quale ho partecipato dal vivo – ricorda don Mirilli – fu quella di Toronto, nel 2002. Ero seminarista. Vedevo sacerdoti di tutto il mondo e di tutte le lingue che donavano la grazia di Dio attraverso la confessione a giovani di tutto il mondo. È stato bello. E poi, da sacerdote, come viceparroco della comunità di Santa Bernadette Soubirous, nel 2005 ho accompagnato a Colonia oltre 50 giovani. Un’occasione di grande aiuto". Perché, sottolinea il direttore diocesano, "anche noi sacerdoti a volte rischiamo di rinchiuderci nel pessimismo. Pensiamo che i giovani siano restii, e invece non è vero. Se si ha il coraggio di coinvolgerli, di renderli protagonisti, i giovani rispondono. Le GMG mi hanno aiutato ad avere fiducia nella Provvidenza. Sono una boccata di ossigeno, di speranza, anche per noi".

Graziella Melina, Avvenire



Il card. Rodé: in preparazione due nuovi documenti sulla vita consacrata. I religiosi siano più attenti alla preghiera e alla liturgia

Ben due nuovi documenti dedicati alla vita religiosa: li sta preparando la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, in una fase in cui il Vaticano sta dedicando molto attenzione alla vita di monaci e suore. L'anno scorso, la Santa Sede ha ordinato una visitazione apostolica di tutti gli ordini religiosi femminili degli Stati Uniti. Ad anticipare i contenuti dei due documenti in preparazione è il prefetto del dicastero vaticano, il card. Franc Rodè (nella foto con Benedetto XVI), in un'intervista alla Radio Vaticana. Il primo sarà dedicato ai 'fratelli laici', quei religiosi che hanno scelto di prendere i voti senza venire ordinati preti. ''Negli ultimi decenni il numero dei fratelli laici è calato molto'', ricorda il cardinale, e questo forse per ''una certa mancanza di attenzione da parte della Chiesa a questa figura di cristiano consacrato del fratello laico: nè il Vaticano II, nè i documenti post-conciliari hanno infatti ribadito l'importanza di questa vocazione''. Il documento servirà anche a ridefinire il ruolo dei laici negli ordini religiosi, dopo che, ad esempio, lo scorso agosto, la Santa Sede aveva bloccato l'elezione di un laico, Wayne Fitzpatrick, come superiore per gli Stati Uniti della Società per le Missioni di Maryknoll. Un altro documento, spiega ancora Rodè, sara' invece dedicato alla preghiera, perche ''alcuni dicono che oggi i religiosi e le religiose pregano troppo poco. Io non lo so, non so se sia vero e certo mi auguro che non lo sia''. Contro l'attivismo che sembra caratterizzare la vita odierna dei religiosi, ''dobbiamo mettere l'accento sulla assoluta necessità della preghiera nella vita spirituale di un consacrato e di una consacrata''. Il porporato anticipa che si tratterà, per la prima volta, di un ''documento interdicasteriale'', realizzato insieme alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Accanto alla parte sulla preghiera ve ne sarà una dedicata alla ''formazione liturgica dei religiosi e delle religiose'', perchè ''c'è una certa 'ignoranza' - spiega Rodè -, una certa mancanza di conoscenza e di formazione liturgica nei giovani religiosi e religiose; dall'altra ci sono anche delle fantasie liturgiche che non sono sempre di buon gusto e che non corrispondono al desiderio e alla volontà della Chiesa e allo spirito stesso della Liturgia. Certi correttivi appaiono, dunque, necessari''.

Asca

170 docenti delle Univerisità di Roma rilanciano l'appello per il creato espresso da Benedetto XVI nella Giornata Mondiale della Pace

''Come docenti universitari inseriti nella comunità scientifica internazionale intendiamo accogliere l'invito di Sua Santità Benedetto XVI, contenuto nel messaggio sul tema 'Se vuoi coltivare la pace custodisci il creato', formulato in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale della Pace'': è quanto scrivono in una lettera aperta 170 docenti delle Università di Roma. I docenti, tra cui figurano anche presidi di facoltà, appartengono ad atenei pontifici, ecclesiastici, cattolici, statali e rappresentano varie aree di ricerca, in particolare Ingegneria, Medicina, Diritto, Economia. ''Le parole 'custodire' e 'coltivare' utilizzate dal Santo Padre - sottolineano nel documento - richiamano l'attenzione dei credenti e di tutti gli uomini di buona volontà sulla necessità di un impegno della comunità scientifica per 'fornire soluzioni soddisfacenti ed armoniose alla relazione tra l'uomo e l'ambiente' anche per arginare i rischi potenziali di un uso improprio delle risorse naturali e ambientali rispetto alla pacifica convivenza''.

Asca

'L'Osservatore Romano': se Pio XII ha taciuto è stato per il timore di peggiorare la situazione. La testimonianza e le novità che novità non sono

''Novità che novità non sono'': L'Osservatore Romano liquida così le ultime rivelazioni sull'atteggiamento 'tiepido' di Pio XII difronte alla Shoah e al nazismo, e dedica alla difesa dell'operato di Papa Pacelli ben tre articoli. Il quotidiano dà conto degli ultimi ritrovamenti documentali, citando come risposta l'intervista concessa oggi dal card. Achille Silvestrini a La Stampa: ''Di fronte alla Shoah - afferma il porporato - hanno taciuto gli Alleati e tutti quanti, ma ne viene chiesto conto solo a Pio XII, gli altri non vengono mai messi in discussione''. Il quotidiano della Santa Sede ripubblica poi la testimonianza rilasciata nel 1964 dall'allora rettore della Pontificia università Gregoriana, Paolo Dezza, sotto il titolo ''Si lamentano che il Papa non parla ma il Papa non può parlare''. ''Nel dicembre del 1942 - scriveva il gesuita - diedi gli esercizi in Vaticano al Santo Padre. In quell'occasione ebbi una lunga udienza in cui il Papa, parlandomi delle atrocità naziste in Germania e negli altri Paesi occupati, manifestò il suo dolore, la sua angustia perchè - mi diceva - 'si lamentano che il Papa non parla. Ma il Papa non può parlare. Se parlasse sarebbe peggio'''. Infine, il giornale vaticano presenta un articolo di Dimitri Cavalli uscito sul supplemento settimanale del quotidiano israeliano Haaretz, dal titolo: ''I nazisti lo conoscevano bene e per questo lo temevano''.

Asca

Festa della Presentazione del Signore. Il Papa: con la loro radicale sequela di Cristo i consacrati indicano la strada di Dio al mondo disorientato

La celebrazione
A differenza degli ultimi anni, nella Basilica di San Pietro non è prevista la celebrazione della Messa presieduta dal card. Franc Rodé, ma la celebrazione dei Vespri presieduta dal Santo Padre, questo pomeriggio alle ore 17.30. Tale celebrazione si svolgerà come di consueto, rimanendo però inserita all’interno dell’adorazione eucaristica. Si inizierà con l’esposizione del Santissimo Sacramento, quindi si procederà al canto dei Vespri. La celebrazione si concluderà con l’adorazione e la benedizione eucaristica. Svolgeranno il servizio all’altare come ministranti gli studenti religiosi dell’Ordine di Sant’Agostino. Alcuni brevi spazi di silenzio, dopo il canto dei salmi e dopo l’omelia del Santo Padre, intendono sottolineare la dimensione del raccoglimento orante, come parte integrante della celebrazione liturgica.

Il Magistero di Benedetto XVI
“Una imitazione radicale di Gesù”. E’ una delle tante definizioni dedicate da Benedetto XVI alla vita consacrata, che il 2 febbraio prossimo, come da tradizione in questa data, sarà al centro della Festa della Presentazione del Signore. Sono chiamati consacrati e come tanti hanno scelto di seguire Cristo, ma forse in nessuno come in loro se ne coglie appieno, in trasparenza, la figura. Donne e uomini che un giorno della loro vita – per una frase, un incontro, un moto dell’anima – sono stati rapiti dalla forza di un carisma e hanno lasciato l’affetto di una famiglia, anni di progetti personali, sicurezze materiali, la ricerca di un posto nella società per permettere a quella irresistibile ispirazione interiore di diventare famiglia, progetto, bene e identità. La loro singola storia diventa storia della Chiesa universale nel tempo della loro chiamata e un tassello del grande mosaico costruito dal Vangelo in duemila anni di carismi. Nelle omelie del 2 febbraio nel corso del Pontificato, Benedetto XVI ha illustrato con grande rispetto e ammirazione le caratteristiche delle vita consacrata definendola “una totale sequela” di Gesù.
“Come, infatti, la vita di Gesù, nella sua obbedienza e dedizione al Padre, è parabola vivente del ‘Dio con noi’, così la concreta dedizione delle persone consacrate a Dio e ai fratelli diventa segno eloquente della presenza del Regno di Dio per il mondo di oggi…La loro completa consegna nelle mani di Cristo e della Chiesa è un annuncio forte e chiaro della presenza di Dio in un linguaggio comprensibile anche ai nostri contemporanei” (2 febbraio 2006).
“Dono di luce”, “via privilegiata”. Tante definizioni per una scelta di vita che, al di là delle differenti forme in cui essa può manifestarsi, richiede – afferma il Papa – una medesima reazione: una “risposta senza riserve” alla chiamata di Dio. Così accade, ha osservato ancora il Pontefice, che il “segno di contraddizione” di vite spese integralmente per il Regno dei Cieli, così “in contrasto con la logica del mondo”, rivelino al mondo “verità spesso ignorate”.
“Con il loro esempio proclamano a un mondo spesso disorientato, ma in realtà sempre più alla ricerca d'un senso, che Dio è il Signore dell'esistenza. Scegliendo l’obbedienza, la povertà e la castità per il Regno dei cieli, mostrano che ogni attaccamento ed amore alle cose e alle persone è incapace di saziare definitivamente il cuore; che l’esistenza terrena è un’attesa più o meno lunga dell’incontro ‘faccia a faccia’ con lo Sposo divino” (2 febbraio 2007).
Per la Chiesa, dunque, la Festa della Presentazione è un’opportunità di ringraziare Cristo per l’incessante fuoco che da venti secoli incendia il cuore di tanti appassionati del Vangelo. Fuoco dello Spirito Santo che, afferma Benedetto XVI, nel cuore generoso di queste persone fa brillare di “luce nuova” quello specifico accento della Parola di Dio che illuminò a suo tempo i fondatori e le fondatrici dei vari Istituti religiosi.
"Lo Spirito Santo attira alcune persone a vivere il Vangelo in modo radicale e a tradurlo in uno stile di sequela più generosa. Ne nasce così un’opera, una famiglia religiosa che, con la sua stessa presenza, diventa a sua volta “esegesi” vivente della Parola di Dio. Il succedersi dei carismi della Vita consacrata, dice il Concilio Vaticano II, può dunque essere letto come un dispiegarsi di Cristo nei secoli, come un Vangelo vivo che si attualizza in sempre nuove forme" (2 febbraio 2008).
E quando le “difficoltà della vita” e le “molteplici sfide dell’epoca moderna” rendono opaco il cristallo di una vocazione religiosa con la patina della fatica, dello scoraggiamento, cari consacrati - ha detto il Papa nel 2007 - siate certi che, poiché la vita consacrata è un “dono divino”, “è in primo luogo il Signore a condurla a buon fine secondo i suoi progetti”. E fra tanti modelli cui è possibile ispirarsi, Benedetto XVI ne ha indicato uno, San Paolo: “Possiamo dire che egli appartiene a quella schiera di 'mistici costruttori', la cui esistenza è insieme contemplativa ed attiva, aperta su Dio e sui fratelli per svolgere un efficace servizio al Vangelo" (2 febbraio 2009).
Il significato della festa
Festa delle luci (cf Lc 2, 30-32), ebbe origine in Oriente con il nome di “Ipapante”, cioè “Incontro”. Nel sec. VI si estese all’Occidente con sviluppi originali: a Roma con carattere più penitenziale e in Gallia con la solenne benedizione e processione della candele, popolarmente nota come la “candelora”. Al riguardo è da ricordare l’interessante interpretazione simbolica di Sant’Ivo di Chartres e di Sant’Anselmo: la cera (opera dell’ape virginea) è la carne virginea di Cristo, che nascendo non ha intaccato l’integrità della Madre; lo stoppino, che sta dentro la cera, è l’anima umana di Cristo; la fiamma, che brilla nella parte superiore, è la divinità di Cristo. La presentazione del Signore chiude le celebrazioni natalizie e con l’offerta della Vergine Maria e la profezia di Simeone (Lc 2, 33-35) apre il cammino verso la Pasqua. La valorizzazione di elementi presenti nel racconto evangelico della festa (cfr. Lc 2, 22-40), quali l’obbedienza di Giuseppe e di Maria alla Legge del Signore, la povertà dei santi sposi, la condizione verginale della Madre di Gesù, la simbologia della cera vergine (Cristo vergine e Maria vergine) hanno suggerito di fare del 2 febbraio anche la festa di coloro che sono dedicati al servizio del Signore e dei fratelli nelle varie forme della vita consacrata.

Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, Radio Vaticana