mercoledì 10 marzo 2010

Anno Sacerdotale. Il Convegno teologico internazionale 'Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote' promosso dalla Congregazione per il Clero

Domani e venerdì si svolge, nell’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense, il Convegno teologico internazionale "Fedeltà di Cristo, fedeltà del Sacerdote", promosso dalla Congregazione per il Clero in occasione dell'Anno Sacerdotale in corso. All'importante appuntamento sono attesi i vescovi presidenti delle Commissioni per il clero, i moderatori di istituti e associazioni clericali, i formatori del clero e numerosi sacerdoti. I lavori sono strutturati in tre sessioni, due delle quali dedicate all’identità del sacerdote e al rapporto con la cultura contemporanea e una terza sessione incentrata sulla liturgia e sul sacro celibato. A presiedere i tre momenti di discussione saranno rispettivamente i cardinali Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione cattolica, William J. Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, e Franc Rodé, prefetto per la Congregazione per gli Istituti di Vita consacrata e Società di Vita apostolica. Introdurrà la riflessione il card. Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, mentre le conclusioni sono affidate al segretario dello stesso dicastero, l’arcivescovo Mauro Piacenza. In relazione al tema dell’identità sacerdotale interverranno, fra gli altri, il card. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, mons. Filippo Santoro, vescovo di Petrópolis in Brasile e l’arcivescovo Leo Burke, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica. Sul rapporto dei sacerdoti con la cultura contemporanea si soffermerà mons. Gerhard Müller, vescovo di Regensburg in Germania. Venerdì mattina i convegnisti saranno ricevuti in udienza da Benedetto XVI nel Palazzo apostolico vaticano. I lavori riprenderanno nel pomeriggio con la riflessione del card. Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, dal titolo "Sacerdozio e liturgia: educazione alla celebrazione". Contributi focalizzati sul celibato ecclesiastico verranno svolti, tra gli altri, da mons. Fortunatus Nwachukwu, della Segreteria di Stato e dal card. Julián Herranz. L’evento, promosso dalla Congregazione per il Clero, si potrà seguire in diretta via Internet sul sito www.annussacerdotalis.org.

Avvenire, Radio Vaticana

Secondo uno studio del John Jay College con le disposizioni del 'De delictis gravioribus' c'è stato un notevole declino di casi di abusi sessuali

Quanto affermato dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi, per il quale la lettera “De delictis gravioribus” del 2001 non può essere citata come causa di una “cultura del silenzio” in quanto è stata invece “un segnale determinante per richiamare l’episcopato sulla gravità del problema e un impulso concreto per affrontarlo”, trova conferma in uno studio del 'John Jay College', che rileva il “declino notevolissimo” dei casi denunciati a partire dai primi anni 2000. L’opinione pubblica - si fa notare - non se ne è accorta perchè continuano a far notizia i processi in corso e le denunce che riguardano spesso episodi molto antichi, come nel caso di Ratisbona dove gli unici due abusi finora accertati risalgono alla fine degli anni ‘50. Su questo terreno Papa Ratzinger è molto severo ed esigente, più del suo predecessore Giovanni Paolo II, tanto che non ha esitato a calare la scure anche su potenti uomini di Chiesa fin qui ritenuti intoccabili, compreso il vescovo John Magee, che in Vaticano era stato era stato segretario privato di tre Papi, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II ed era a capo della importante diocesi di Cloyne in Irlanda. Il presule ha infatti omesso di prendere provvedimenti nei confronti di due sacerdoti della sua diocesi, accusati di violenze sessuali su minori. Era stato del resto proprio Joseph Ratzinger, da prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, a codificare la linea della “tolleranza zero” in pieno accordo con il vertice dei vescovi americani riunito a Roma da Papa Wojtyla. Ai vescovi il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede “De Delictis Gravioribus che ha stabilito le “linee guida” applicative del Motu Proprio "Sacramentorum sanctitatis tutela" con cui Giovanni Paolo II rafforzò l’ex Sant’Uffizio delegandolo a giudicare in modo esclusivo nella Chiesa, cioè non escludendo l’azione dei giudici civili i casi di violenze e molestie, chiede infatti “non solo di contribuire a evitare un crimine così grave, ma anche di proteggere con le necessarie sanzioni la santità del sacerdozio”.

Agi

Mons. Eterović presenta il libro sulla Parola di Dio alla luce del Sinodo dei vescovi 2008. Dopo Pasqua il Papa firmerà l'Esortazione Apostolica

Riaffermare l’importanza e l’attualità della Bibbia, divulgare gli insegnamenti di Benedetto XVI su questo tema, ma anche riflettere sugli strumenti utili per comprendere la Sacra Scrittura oltre il senso letterale: questi gli obiettivi del libro, “La Parola di Dio. Riflessioni sulla XII assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi”. Il volume, scritto da mons. Nikola Eterović (nella foto con Benedetto XVI), segretario generale dell’Assemblea sinodale ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana, è stato presentato ieri, nella sede della Radio Vaticana. Mons. Eterovic ha assicurato che "dopo Pasqua ci sarà un documento del Santo Padre, una Esortazione Apostolica postsinodale" sulla Parola di Dio. Nel testo il Papa "invita a tutta la Chiesa e a tutti gli uomini di buona volontà a leggere la Parola di Dio e ad incontrare Gesù Cristo che è la Via, la Verità e la Vita per ognuno”. La Parola di Dio forte come il tuono che faceva tremare il monte Sion e al tempo stesso discreta e leggera come il vento che sente il profeta Elia sull’Oreb, oggi più che mai, oltre ad essere fondamento della vita e della missione della Chiesa, è lampada che illumina il cammino di ogni uomo, è cibo che alimenta la fede, per questo va ascoltata, letta, incarnata, fino a scoprire oltre il testo il senso e il valore spirituale. Questo in sintesi il messaggio contenuto nel libro che, riproponendo gli elementi centrali del Sinodo dei vescovi svoltosi nell’ottobre 2008 sul tema della Parola di Dio, affronta argomenti importanti come l’omelia e la lectio divina, strumenti utili alla comunicazione della dottrina della Chiesa e non solo. Mons. Nikola Eterović: “I Padri sinodali hanno sottolineato che il luogo privilegiato della Parola di Dio è la Liturgia e l’omelia fa parte della Liturgia della Parola. Dunque la Santa Messa è importante come luogo dove la Parola di Dio viene proclamata, riflettuta, pregata e l’omelia ha una grande importanza per continuare la Parola di Dio ed applicarla nella vita di ogni giorno. Anche la lectio divina è legata alla celebrazione liturgica. Il Sinodo ha molto insistito sul prepararsi a livello personale ed anche comunitario, magari leggendo le Letture prima di andare in Chiesa – secondo il metodo della lectio divina – ma anche dopo, cosicché tutta la vita del cristiano sia legata alla Parola di Dio”. Sottolineando la dimensione polifonica della Parola di Dio, il presule ribadisce anche la sua attualità, in questo particolare momento storico, attraversato dalla crisi economica finanziaria, ma anche valoriale ed educativa: “Molto attuale è lo Spirito Santo che è presente anche oggi nell’oggi della Chiesa. E’ lo Spirito che ha ispirato le Sacre Scritture e ci permette di vedere la vitalità e il grande dinamismo della Sacra Scrittura, che ci parla a tutti, che è sempre attuale. Ogni generazione, ogni persona può trovare una sorgente di acqua pura e di vita eterna che viene da Gesù Cristo”. Dalla Parola incarnata quindi all’impegno concreto verso il dialogo interreligioso, la missionarietà, e la realizzazione di un mondo di riconciliazione, giustizia e di pace. L'omelia - spiega Eterovic rivolgendosi soprattutto ai giovani sacerdoti - va preparata con cura, e ricorda in proposito che Benedetto XVI ha confidato di dedicare a questo l'intera settimana, dal lunedì alla domenica. Nessuna improvvisazione, dunque, ma anche capacità di sintesi. "L'omelia in generale non dovrebbe superare gli otto minuti, tempo medio di concentrazione degli uditori" e "per essere attuale, il predicatore dovrebbe in una mano tenere la Bibbia e nell'altra il giornale".

Radio Vaticana, Rome Reports, Ansa

Mons. Fellay: il clima dei colloqui dottrinali tra lefebvriani e Santa Sede sereno e tranquillo. Gli interlocutori del Papa menti brillanti

"E' molto importante che il clima delle discussioni sia sereno e tranquillo. Viviamo al tempo della mediatizzazione e della democrazia universale dove ognuno giudica tutto e dà il suo parere su tutto. Le questioni teologiche e la posta in gioco sono tali che è meglio lasciare che le cose si facciano nella discrezione". Lo afferma il superiore generale della Fraternità San Pio X, mons. Bernard Fellay (foto), in un intervista alla rivista lefebvriana Fideliter di questo mese, riportata dal blog Messainlatino.it. Il capo dei lefebvriani non si sbilancia sui possibili esiti dei colloqui dottrinali in corso con la Santa Sede dopo la decisione del Papa di togliere le scomuniche, ma riconosce che gli interlocutori indicati da Benedetto XVI sono "menti brillanti, con le quali siamo in grado di confrontarci. La formazione filosofica tomista è evidentemente il modo migliore di procedere". "I nostri interlocutori - aggiunge - mi sembrano molto fedeli alle posizioni del Papa. Essi si trovano in quella che si può chiamare la linea conservatrice, quella dei sostenitori di una lettura la più tradizionale possibile del Concilio. Vogliono il bene della Chiesa e allo stesso tempo salvare il Concilio: è tutta qui la quadratura del cerchio". Per mons. Fellay, è evidente, del resto che, "il problema concerne il Vaticano II. E', quindi, alla luce della Tradizione precedente che prenderemo in esame - spiega - se il magistero post-conciliaire è una rottura o no". Per il capo dei lefebvriani, "il dibattito sul Vaticano II è ineludibile". E in proposito cita un recente libro di mons. Brunero Gherardini, stimato canonico di San Pietro e "teologo romano riconosciuto". "Il Vaticano II - rileva - può essere discusso; deve esserlo". Da parte nostra, sottolinea il successore di mons. Lefebvre, "andiamo a Roma per testimoniare la fede, e l'atmosfera negli uffici ci importa ben poco. I nostri teologi - ricorda in risposta a una domanda riguardo a eventuali pregiudizi antitradizionalisti che possono essersi radicati anche in Vaticano - si riuniranno ogni due o tre mesi in una grande sala del Palazzo del Sant'Uffizio, non negli uffici". Circa la durata dei colloqui attualmente in corso, data la difficoltà della maggior parte dei soggetti, che richiedono almeno uno o due anni ciascuno, alcuni hanno ipotizzato che la durata potrà essere di cinque o dieci anni, ma mons. Fellay spera che "non sarà così: in ogni caso - dice - quando si affronta, con una persona qualsiasi, la questione della Messa, della libertà religiosa o dell'ecumenismo, non occorre normalmente tutto questo tempo per convincerla". Comunque, alla fine accadrà, sono le parole di mons. Fellay, "ciò che desidera la Provvidenza". E per il buon esito dei colloqui dottrinali, scandisce, "vale la pena di pregare, come hanno fatto i bambini della crociata eucaristica nel mese di gennaio. Dalla nostra testimonianza di fede può derivare un gran bene per la Chiesa... In realtà, mi sembra che gli obiettivi di queste crociate del rosario siano connessi gli uni agli altri: non ci sarà nessun trionfo mariano senza la restaurazione della Chiesa e, pertanto, della Messa con l'insegnamento della fede".

Il cordoglio di Benedetto XVI per le vittime degli scontri in Nigeria: la violenza non risolve i conflitti. Appello per il sisma in Turchia

''Ancora una volta ripeto con animo accorato che la violenza non risolve i conflitti, ma soltanto ne accresce le tragiche conseguenze''. Lo ha detto Papa Benedetto XVI al termine dell'Udienza generale in Vaticano. "Il mio sentito cordoglio - ha detto il Papa - va alle vittime dell'atroce violenza, che insanguina la Nigeria e che non ha risparmiato nemmeno i bambini indifesi''. Il Pontefice ha fatto appello ''a quanti nel Paese hanno responsabilità civile e religiose, affinchè si adoperino per la sicurezza e la pacifica convivenza di tutta la popolazione''. ''Esprimo infine - ha concluso il Papa - la mia vicinanza ai Pastori e ai fedeli nigeriani e prego perchè, forti e saldi nella speranza, siano autentici testimoni di riconciliazione''. Da Papa Ratzinger è giunto un appello anche per le ''persone colpite dal recente sisma in Turchia''. ''A ciascuno - ha detto - assicuro la mia preghiera, mentre chiedo alla comunità internazionale di contribuire con prontezza e generosità aui soccorsi''.

Asca, Apcom

Il Papa: la Chiesa non un utopismo anarchico, è fatta di peccatori ma sempre luogo di grazia. Le opere di Cristo non vanno indietro ma progrediscono

Sono stati oltre 12 mila i fedeli presenti questa mattina all'Udienza generale di Benedetto XVI in Vaticano e l'Aula Nervi non è stata sufficiente a contenerli tutti. Per questo il Papa ha dovuto tenere l'incontro con i pellegrini dei diversi Paesi in due tempi: prima nella Basilica di San Pietro, dove lo hanno atteso in circa 5mila, e poi nell'Aula gremita dagli altri 7mila.
“Le opere di Cristo non vanno indietro, ma progrediscono”: è un’affermazione di San Bonaventura, che “vale anche oggi”, perché “l’annuncio di Cristo costituisce novità e rinnovamento in tutti i periodi della storia”. Il Papa ha dedicato la catechesi del Santo, già al centro dell’Udienza generale di mercoledì scorso. Citando la “concezione spiritualistica” di Gioacchino da Fiore, in base alla quale “l’ordine francescano non era governabile, ma andava verso l’anarchia”, il Papa – che ha parlato per gran parte a braccio – ha ricordato che Bonaventura “respinge l’idea di un ritmo trinitario della storia”, portata avanti da Gioacchino e dalla sua dottrina dell’avvento di una “terza età dello spirito”. Per San Bonaventura, “Dio è uno per tutta la storia e non si divide in tre divinità. La storia è una, ed è un cammino di progresso”. In secondo luogo, “Gesù Cristo è l’ultima Parola di Dio, che ha detto tutto donando e dicendo se stesso”. “Più di se stesso Dio non può dire nè dare”, come affermava San Francesco: ciò comporta che “non c’è un altro Vangelo più alto, un’altra Chiesa da aspettare”, e che anche l’ordine francescano “deve inserirsi in questa Chiesa nel suo ordine gerarchico”. Questo non significa, ha spiegato il Papa, “che la Chiesa sia immobile, fissa nel passato, che non ci possa essere novità in essa”. “Le opere di Cristo progrediscono”, è una delle affermazioni centrali di Bonaventura, che “per la prima volta formula l’idea di progresso, e ciò costituisce una novità nei confronti dei padri della Chiesa e dei suoi contemporanei”, ha sottolineato il Santo Padre. In San Bonaventura, dunque, “Gesù Cristo non è più la fine, come per i padri, ma il centro della storia: con Cristo la storia non finisce, ma comincia un nuovo periodo storico”. Con le sue opere, San Bonaventura ha voluto inoltre contrastare sia uno “spiritualismo utopico”, attraverso la “volontà di dare ordine al francescanesimo” e, nello stesso tempo, di “restituire alla Chiesa un dinamismo missionario”, sia l’idea di un “declino permanente” della comunità ecclesiale, “per alcuni già iniziato subito dopo il Nuovo Testamento”. Per Bonaventura, ma anche oggi, è necessario dunque un “discernimento” che coniughi “realismo sobrio e apertura ai nuovi carismi donato da Cristo, nello Spirito Santo, alla sua Chiesa”. Dopo il Concilio Vaticano II, ci fu in alcuni settori della Chiesa Cattolica la tentazione di uno ''spiritualismo utopico e anarchico'', secondo cui ''tutto è nuovo, che c’è un’altra Chiesa, che la Chiesa preconciliare è finita e ne avremo un’altra, totalmente altra'' ma ''timonieri saggi come Paolo VI e Giovanni Paolo II'' seppero, in quel frangente, ''difendere la novità del Concilio e nello stesso tempo l'unicità e la continuità della Chiesa, che è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di grazia''. Quella indicata da San Bonaventura, per il Papa, è la strada indicata da San Francesco, che coniuga “sano realismo e coraggio spirituale”: la “regola” è il Sermone della Montagna, “regola per ogni uomo, pur segnato dal peccato originale”. Per Bonaventura, inoltre, “governare non era un fare, ma un pensare e un pregare. Tutte le sue decisioni derivavano dal pensiero illuminato dalla preghiera”. “Governare guidando e illuminando gli animi” era il suo intento, evidente nei suoi scritti teologici mistici. Come il suo “capolavoro”, l’Itinerarium mentis in Deum: “Un manuale di contemplazione mistica”, lo ha definito il Papa. “Dio purifichi i nostri pensieri e le nostre azioni – l’auspicio finale del Papa – affinché Egli abiti in noi e noi possiamo intendere la voce divina che ci attrae verso la felicità”.

Agi, SIR, Asca

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa: il sacerdozio straordinario dono di grazia per la Chiesa e il mondo. Don Gnocchi apostolo dei tempi moderni e genio della carità cristiana

Uno ''straordinario dono di grazia per chi lo ha ricevuto, per la Chiesa intera e per il mondo'': Papa Benedetto XVI è tornato a soffermarsi sull'importanza del sacerdozio, durante la prima parte dell'Udienza generale di questa mattina, che si è svolta nella Basilica vaticana. ''In questo Anno Sacerdotale - ha detto il Pontefice salutando i 1.600 partecipanti al pellegrinaggio della Fondazione Don Carlo Gnocchi, in ringraziamento per la beatificazione avvenuta a Milano il 25 ottobre 2009 - ancora una volta la Chiesa guarda a lui come un modello da imitare''. ''Il suo fulgido esempio - ha proseguito Papa Ratzinger - sostenga l'impegno di quanti si dedicano al servizio dei più deboli e susciti nei sacerdoti il vivo desiderio di riscoprire e rinvigorire la consapevolezza dello straordinario dono di grazia che il ministero ordinato rappresenta per chi lo ha ricevuto, per la Chiesa intera e per il mondo''. Benedetto XVI ha definito don Gnocchi una ''luminosa figura del clero milanese'', un ''apostolo dei tempi moderni e genio della carità cristiana, che si dedicò con ogni premura ai piccoli mutilati, vittime della guerra''. ''Sacerdote dinamico ed entusiasta e acuto educatore - ha proseguito il Pontefice - visse integralmente il Vangelo nei differenti contesti di vita''. Della Fondazione Don Gnocchi, il Papa ha ricordato ''la straordinaria attività dispiegata in favore dei bambini in difficoltà, dei disabili, degli anziani, dei malati terminali''.

Asca

Il Papa in Terra Santa. Mons. Sayegh: resta vivo nella popolazione della Giordania il suo volto semplice e felice, anche nel mondo musulmano

A poco meno di un anno dal viaggio di Benedetto XVI in Giordania, nel maggio 2009, “il ricordo del Pontefice, il suo volto semplice e felice, resta vivo nella popolazione. Chi lo aveva descritto, sbagliando, come un Papa severo, tradizionalista, si è dovuto ricredere. Anche il mondo musulmano giordano ha scoperto il vero volto di Benedetto XVI. Il viaggio è stato una benedizione per tutta la Giordania”. Mons. Salim Sayegh, vicario patriarcale di Gerusalemme dei Latini per la Giordania, in una intervista all'agenzia SIR, parla del pellegrinaggio che ha portato Benedetto XVI in Giordania, Israele e Territori palestinesi. Tra i frutti principali il rafforzamento del dialogo interreligioso. “I cristiani – spiega il vicario – in Giordania non vivono in un ghetto ma in quanto cittadini giordani vivono nella pienezza della loro cittadinanza. I rapporti sono ottimali non solo con le autorità di Governo ma anche con le varie tribù”. Tuttavia, riconosce mons. Sayegh, “un certo fondamentalismo è in crescita”, sebbene sia limitato “a qualche scuola integralista che educa i suoi al rifiuto dell’altro, tanto più se cristiano”. La Chiesa giordana, forte dell’incoraggiamento del Papa, continua adesso la sua opera nel campo dell’istruzione, “terreno comune su cui cristiani e musulmani possono implementare l’amicizia e la reciproca conoscenza” e a favore dei più deboli, come i disabili, lavorando “insieme ai musulmani; questa testimonianza è la migliore risposta che si può dare al fondamentalismo islamico”. Per il futuro lo sguardo è al Sinodo per il Medio Oriente di ottobre: “Abbiamo distribuito i Lineamenta ai parroci perché diano le risposte alle domande in essi contenute. Le nostre Chiese locali – conclude mons. Sayegh – stanno pregando e lavorando alacremente, sacerdoti, religiosi e laici insieme, per fornire utili strumenti di riflessione per poter celebrare questo Sinodo nel modo migliore possibile. E questo rinnovato impegno è un’altra eredità lasciataci dalla visita del Santo Padre”.

SIR

La Chiesa Anglicana negli Stati Uniti chiederà l'applicazione della Costituzione 'Anglicanorum Coetibus'. 5200 fedeli verso la comunione con Roma

I leader della Chiesa Anglicana negli Stati Uniti della Comunione Anglicana Tradizionale hanno risposto all'invito di Benedetto XVI a entrare in piena comunione con la Chiesa Cattolica. La Costituzione Apostolica "Anglicanorum coetibus", pubblicata nel novembre scorso, ha offerto ai gruppi di anglicani un modo di entrare nella Chiesa Cattolica attraverso l'istituzione di ordinariati personali, un nuovo tipo di struttura canonica. In questo modo possono conservare alcuni elementi delle loro tradizioni liturgiche e spirituali, essendo allo stesso tempo uniti sotto l'autorità del Papa. Mercoledì scorso, la Casa dei bescovi della Chiesa Anglicana negli Stati Uniti ha annunciato di aver avuto un incontro a Orlando "con il nostro Primate, il reverendo Christopher Phillips della parrocchia 'di uso anglicano' di Nostra Signora dell'Espiazione (San Antonio, Texas), e altri". "In questo incontro - si spiega in un comunicato - è stata presa la decisione formale di richiedere l'applicazione delle disposizioni della Costituzione Apostolica "Anglicanorum Coetibus" negli Stati Uniti d'America da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede". La Anglican Church in America, la Chiesa Anglicana in America, che ha circa 5.200 membri in 100 congregazioni, è diversa dalla Chiesa Episcopaliana. Non fa parte della Comunione Anglicana che ha come Primate principale l'arcivescovo di Canterbury. L'ACA è stata creata nel 1991 quando alcuni membri della Chiesa Cattolica anglicana, il ramo della Chiesa anglicana più vicino a quella cattolica, e della Chiesa americana episcopaliana si sono uniti formando una nuova Chiesa. L'attuale presidente della Casa dei vescovi dell'ACA è l'arcivescovo Louis Falk. La Comunione Tradizionale Anglicana, che ha circa 400.000 membri in tutto il mondo, ha come Primate l'arcivescovo John Hepworth, della Chiesa Cattolica anglicana in Australia.

Zenit

Il vescovo di Bolzano: il Vaticano ha comunicato che Benedetto XVI non trascorrerà le vacanze 2010 a Bressanone. Il Papa potrebbe tornare a Lorenzago

Il Papa non trascorrerà le vacanze estive 2010 in Alto Adige. Nelle ultime ore il Vaticano si è messo in contatto con la diocesi di Bolzano smentendo le voci circolate nei giorni scorsi secondo le quali Papa Benedetto XVI sarebbe dovuto tornato a Bressanone, dove già nel 2008 aveva soggiornato per circa due settimane a cavallo tra luglio ed agosto. In una nota il vescovo altoatesino Karl Golser si limita ad esprimere l'auspicio che il Pontefice possa tornare in Alto Adige nell'estate del 2011: "Il Vaticano ha comunicato che quest’anno il Santo Padre non trascorrerà le vacanze estive nella Diocesi di Bolzano-Bressanone. Per noi quello che conta è che il Santo Padre possa trascorrere un periodo di riposo, indipendentemente dal luogo. Naturalmente ci avrebbe fatto molto piacere se avesse scelto nuovamente Bressanone come meta per le sue vacanze estive. Rimane comunque la speranza di poter dare il benvenuto a Papa Benedetto XVI il prossimo anno nella nostra diocesi". Se non ci saranno sorprese, dunque, la scelta del Pontefice dovrebbe cadere, per la seconda volta dall'inizio del Pontificato, su Lorenzago di Cadore, località montana che l’ha ospitato nel'estate 2007 (foto).

Adnkronos, Diocesi Bolzano-Bressanone, Agi