mercoledì 27 aprile 2011

Nella Settimana Santa circa mille ex anglicani sono stati accolti nella Chiesa Cattolica. Mons. Burnham: un arricchimento da queste conversioni

"Nel corso del periodo pasquale sono stati circa mille gli ex fedeli anglicani battezzati e accolti nell'ambito della Chiesa cattolica d'Inghilterra e del Galles attraverso l'Ordinariato di Nostra Signora di Walsingham. Tra questi nuovi cattolici sono presenti anche sessanta ex pastori anglicani che hanno abbandonato l'incarico presso le loro parrocchie". Lo scrive L'Osservatore Romano che conferma quanto era trapelato nei giorni scorsi. In proposito il giornale vaticano cita l'omelia alla cerimonia di accoglienza di venti ex anglicani, tenuta presso l'Oratorio di Oxford, da Andrew Burnham per il quale "il gesto profetico compiuto da Benedetto XVI con la Costituzione Apostolica 'Anglicanorum Coetibus', circa l'istituzione di Ordinariati personali, potrebbe risultare vano se le conversioni avvenute in questi giorni venissero considerate solo nell'ottica delle percentuali statistiche dove vengono considerati i grandi numeri". "Tuttavia - ha detto il prelato - c'è un altro modo di considerare questi eventi; un modo che per noi è molto più entusiasmante. In una delle sue lettere, San Paolo afferma che solo cinquecento persone poterono vedere con i propri occhi il Signore risorto. Un piccolo numero che presto si è moltiplicato per via del reciproco arricchimento. Anche queste conversioni possono produrre un grande effetto, un arricchimento più volte sottolineato nel documento di Benedetto XVI". "Un gesto generoso che verrà apprezzato" ha affermato da parte sua mons. Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza Episcopale della Chiesa d'Inghilterra e del Galles, commentando la notizia che la 'St Barnabas Society' ha deciso di donare centomila sterline per aiutare gli ex pastori protestanti ora divenuti cattolici. Il supporto di questo ente di carità cattolico, che opera in Gran Bretagna e in Irlanda, è certo essenziale per chi deve trovare nuove risorse per la famiglia. "Questo - commenta L'Osservatore Romano - è il caso dell'ex pastore Ian Hellyer battezzato la Domenica delle Palme e cresimato il Mercoledì delle Ceneri presso l'abbazia benedettina di Devon. Ad assistere alle cerimonie gli otto figli e la moglie, in attesa del nono. Dopo il battesimo, Hellyer ha dichiarato di non aver paura del futuro della famiglia perché confida nella Divina Provvidenza".

A Voce Alta

I lampedusani donano a Benedetto XVI una croce realizzata con il legno dei barconi degli immigrati. Mons. Montenegro: abitanti da sempre solidali

Gli abitanti di Lampedusa presenti questa mattina all'Udienza generale hanno portato in dono a Benedetto XVI una croce, opera di Franco Tuccio, realizzata con il legno dei barconi di immigrati giunti sull'isola dal Nord Africa. Lo riferisce L'Osservatore Romano, che che riferisce come mons. Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento, abbia ricordato che molti abitanti hanno aperto le loro case per far dormire i migranti che non avevano riparo. L'arcivescovo, che ha trascorso la Pasqua nell'isola, ribadisce che, nonostante allarmismi e incomprensioni spesso enfatizzati oltremisura dai media, ''gli abitanti sono da sempre solidali verso chi è nel bisogno''. Il parroco e il vice parroco di Lampedusa, don Stefano Nastasi e don Vincent Mwagala sottolineano che anche la parrocchia di San Gerlando ha messo a disposizione degli immigrati alcuni dei suoi locali, offrendo in particolare la possibilità di usare le docce e di dormire sotto un tetto. I parrocchiani, in piccoli gruppi, si sono alternati nel portare coperte e generi di prima necessita' a quanti approdavano. La loro presenza all'Udienza generale, dicono, vuole essere un appello al Papa perchè non li lasci soli e preghi per loro.

Ansa, Asca

Da sabato on line il sito ufficiale del Pontificio Consiglio per i Laici con immagini, notizie e approfondimenti delle attività del dicastero

Sarà on line dal prossimo 30 aprile il sito ufficiale del Pontificio Consiglio per i Laici, www.laici.va, che offrirà in quattro lingue, italiano, inglese, spagnolo e francese, e in una veste grafica ricca di immagini, notizie e approfondimenti delle attività del dicastero della Santa Sede a servizio dei fedeli laici del mondo intero. Con il nuovo sito il Pontificio Consiglio per i Laici vuole essere accessibile nella rete in più lingue, con un disegno grafico attraente, presentando tutte quelle attività che dicono, nelle varie aree di sua competenza, che Gesù Cristo è il Salvatore, Colui che accompagna l’uomo in ogni ambito della vita. Il sito sarà, quindi, una “finestra aperta” sulle attività del dicastero che offrirà, oltre all’illustrazione dettagliata della sua struttura (superiori, capi sezione, segretariato, membri e consultori), un consistente numero di pagine relativo al lavoro delle sezioni dedicate all’associazionismo laicale, ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità; alla pastorale giovanile, con particolare riguardo alle Giornate Mondiali della Gioventù, di cui il dicastero è responsabile; alla vocazione e alla missione della donna nella Chiesa e nel mondo; al rapporto della Chiesa con il mondo dello sport, vasto campo della cultura contemporanea e mezzo opportuno di crescita integrale della persona al servizio della pace e della fratellanza tra i popoli. Nelle pagine delle sezioni, così come in quelle dedicate ai superiori del dicastero, si potranno trovare, in varie lingue, testi di approfondimento su temi che riguardano i fedeli laici e il loro impegno nel mondo, contributi provenienti anche da più voci, stretti collaboratori del dicastero. Si potranno trovare notizie sul riconoscimento e l’approvazione degli statuti delle nuove associazioni, nuovi programmi del dicastero, ultimi volumi pubblicati. Eventi quali seminari di studio, congressi continentali dei laici cattolici, forum dei giovani e assemblee plenarie di membri e consultori del dicastero, troveranno nelle pagine web un ampio spazio, con foto, video e testi delle relazioni, così da permettere ai visitatori del sito di “partecipare” a queste iniziative. Il sito è stato realizzato dal Servizio Internet Vaticano, ed è il primo ad essere creato da questo ufficio con un nuovo sistema di web content management, una moderna tecnologia di gestione dei contenuti nel web, che permette l’inserimento di testi e immagini in maniera agile e innovativa.

Radio Vaticana

Il card. Bertone: la Dichiarazione 'Dominus Iesus' non una fissazione del card. Ratzinger ma fu chiesta espressamente da Giovanni Paolo II

Pochi documenti della Chiesa Cattolica hanno provocato lacerazioni, anche nel corpo ecclesiale, come la Dichiarazione dogmatica “Dominus Iesus”. Pubblicata dalla Congregazione per Dottrina della fede nel 2000, ribadì l’assoluta unicità di Gesù Cristo in ordine alla salvezza di tutti gli uomini. Fu il card. Walter Kasper, quando ancora guidava i rapporti ecumenici, a dire che “alcune formulazioni del testo non sono facilmente accessibili ai nostri partner”. Tra questi gli ebrei. Joseph Ratzinger, all’epoca prefetto dell’ex Sant’Uffizio, dovette spiegarsi e dire che restava “evidente che il dialogo di noi cristiani con gli ebrei è su un piano diverso rispetto a quello con le altre religioni. La fede testimoniata nella Bibbia degli ebrei, l’Antico testamento dei cristiani, per noi non è un’altra religione, ma il fondamento della nostra fede”. Scrive Sandro Magister che anche a livelli gerarchici alti della Chiesa Cattolica “si diffuse la leggenda che Wojtyla, personalmente svogliato, pubblicò la ‘Dominus iesus’ solo per dare soddisfazione al card. Ratzinger”. Le cose non andarono così. O almeno così afferma ora il Segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone, all’epoca segretario della Dottrina delle fede, che scrive nel suo ultimo lavoro edito dalla Libreria Editrice Vaticana, “Un cuore grande. Omaggio a Giovanni Paolo II”, che “il Papa stesso ha voluto la ‘Dominus Iesus’ nonostante le dicerie che hanno attribuito a una fissazione di Ratzinger o della Dottrina della fede il fatto di aver voluto questa famosa dichiarazione, dicerie che si erano propagate anche in campo cattolico”. Mentre “fu Giovanni Paolo II a chiedere la Dichiarazione perché era rimasto colpito dalle reazioni critiche alla sua Enciclica sulla missionarietà, la ‘Redemptoris missio’, con la quale voleva incoraggiare i missionari ad annunciare il Cristo anche nei contesti dove sono presenti altre religioni, per non ridurre la figura di Gesù a un qualsiasi fondatore di un movimento religioso. Le reazioni erano state negative, soprattutto in Asia, e il Papa ne era rimasto molto amareggiato. Allora, nell’Anno Santo, disse: ‘Per favore, preparate una Dichiarazione dogmatica’”. Certo, purtroppo “non solo in campo laico, ma anche in campo cattolico” alcuni si allinearono alle critiche. “Il Papa rimase doppiamente amareggiato. Ci fu una sessione di riflessione. Alla fine della riunione, il Papa ci disse: ‘Voglio difenderla e voglio parlarne domenica primo ottobre, durante la preghiera dell’Angelus – eravamo presenti io, il cardinale Ratzinger e il cardinale Re – e vorrei dire questo e quest’altro’”.

Paolo Rodari, Il Foglio

Benedetto XVI ai fedeli di Lampedusa: continuare nell'impegno di solidarietà verso i fratelli migranti, perseguire la tutela dell'ordine sociale

Al termine dell’Udienza generale Benedetto XVI ha salutato un gruppo di fedeli giunti da Lampedusa, accompagnati dal vescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro. Il Papa li ha incoraggiati “a continuare nel loro apprezzato impegno di solidarietà verso i fratelli migranti, che trovano nella loro isola un primo asilo di accoglienza”. Ha poi auspicato “che gli organi competenti proseguano l’indispensabile azione di tutela dell’ordine sociale nell’interesse di ogni cittadino”. Un saluto è stato rivolto anche ai diaconi della Compagnia di Gesù “invocando sul loro itinerario formativo e apostolico l’abbondanza dei doni dello Spirito Santo” e ai rappresentati dell’Associazione nazionale vittime dell’amianto e dell’Osservatorio nazionale amianto esortandoli “a proseguire nella loro importante attività a difesa dell’ambiente e della salute pubblica”. Un pensiero, infine, ai numerosi adolescenti dell’arcidiocesi di Milano presenti: “Grazie per il vostro entusiasmo, sento la gioia di Pasqua”. Il Papa ha quindi invitato i giovani a rispondere “con gioia e amore” a Cristo e a essere “testimoni della sua gioia e della sua pace”.

SIR

Il Papa: la Risurrezione di Cristo rinnova l’uomo senza toglierlo dal mondo in cui costruisce la sua storia, dobbiamo esserne i testimoni luminosi

Udienza Generale questa mattina sin Piazza San Pietro dove Benedetto XVI, proveniente in elicottero dalla residenza pontificia di Castel Gandolfo, ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa ha incentrato la sua meditazione sul significato della risurrezione di Cristo. Al termine, il Santo Padre è rientrato a Castel Gandolfo.
Una riflessione sulla Pasqua, “cuore del mistero cristiano”. Tutto prende avvio da qui: “Cristo risorto dai morti è il fondamento della nostra fede. Dalla Pasqua si irradia, come da un centro luminoso, incandescente, tutta la Liturgia della Chiesa, traendo da essa contenuto e significato. La celebrazione liturgica della morte e risurrezione di Cristo non è una semplice commemorazione di questo evento, ma è la sua attualizzazione nel mistero, per la vita di ogni cristiano e di ogni comunità ecclesiale, per la nostra vita”. Infatti, “la fede nel Cristo risorto trasforma l’esistenza, operando in noi una continua risurrezione”. Come possiamo allora far diventare “vita” la Pasqua? Come può assumere una “forma” pasquale tutta la nostra esistenza interiore ed esteriore? Secondo il Papa, “dobbiamo partire dalla comprensione autentica della risurrezione di Gesù: tale evento non è un semplice ritorno alla vita precedente, come lo fu per Lazzaro, per la figlia di Giairo o per il giovane di Nain, ma è qualcosa di completamente nuovo e diverso”. La risurrezione di Cristo, ha osservato il Pontefice, “è l’approdo verso una vita non più sottomessa alla caducità del tempo, una vita immersa nell’eternità di Dio”. “Nella risurrezione di Gesù – ha avvertito Benedetto XVI - inizia una nuova condizione dell’essere uomini, che illumina e trasforma il nostro cammino di ogni giorno e apre un futuro qualitativamente diverso e nuovo per l’intera umanità. Per questo, San Paolo non solo lega in maniera inscindibile la risurrezione dei cristiani a quella di Gesù, ma indica anche come si deve vivere il mistero pasquale nella quotidianità della nostra vita”. Leggendo la Lettera ai Colossesi, “potrebbe sembrare – ha aggiunto - che l'Apostolo intenda favorire il disprezzo delle realtà terrene, invitando cioè a dimenticarsi di questo mondo di sofferenze, di ingiustizie, di peccati, per vivere in anticipo in un paradiso celeste. Il pensiero del ‘cielo’ sarebbe in tale caso una specie di alienazione”. In realtà, “l'Apostolo precisa molto bene ciò che intende per ‘le cose di lassù’, che il cristiano deve ricercare, e ‘le cose della terra’, dalle quali deve guardarsi. Le cose della terra da evitare sono l’“impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria. Far morire in noi il desiderio insaziabile di beni materiali, l’egoismo, radice di ogni peccato. Dunque, quando l'Apostolo invita i cristiani a distaccarsi con decisione dalle ‘cose della terra’, vuole chiaramente far capire ciò che appartiene all’‘uomo vecchio’ di cui il cristiano deve spogliarsi, per rivestirsi di Cristo”. San Paolo ci indica anche quali sono le “cose di lassù”, che il cristiano deve invece cercare e gustare. “Esse – ha spiegato il Papa - riguardano ciò che appartiene all’‘uomo nuovo’, che si è rivestito di Cristo una volta per tutte nel Battesimo, ma che ha sempre bisogno di rinnovarsi ‘ad immagine di Colui che lo ha creato’”. San Paolo è “ben lontano dall'invitare i cristiani, ciascuno di noi, ad evadere dal mondo nel quale Dio ci ha posti. È vero che noi siamo cittadini di un'altra ‘città’, dove si trova la nostra vera patria, ma il cammino verso questa meta dobbiamo percorrerlo quotidianamente su questa terra. Partecipando fin d'ora alla vita del Cristo risorto dobbiamo vivere da uomini nuovi in questo mondo, nel cuore della città terrena”. E questa “è la via non solo per trasformare noi stessi, ma per trasformare il mondo, per dare alla città terrena un volto nuovo che favorisca lo sviluppo dell'uomo e della società secondo la logica della solidarietà, della bontà, nel profondo rispetto della dignità propria di ciascuno”. L’Apostolo “ci ricorda quali sono le virtù che devono accompagnare la vita cristiana; al vertice c'è la carità, alla quale tutte le altre sono correlate come alla fonte e alla matrice. Essa riassume e compendia ‘le cose del cielo’: la carità che, con la fede e la speranza, rappresenta la grande regola di vita del cristiano e ne definisce la natura profonda”. “La Pasqua – ha ribadito Benedetto XVI - porta la novità di un passaggio profondo e totale da una vita soggetta alla schiavitù del peccato ad una vita di libertà, animata dall’amore, forza che abbatte ogni barriera e costruisce una nuova armonia nel proprio cuore e nel rapporto con gli altri e con le cose”. Ogni cristiano “se vive l’esperienza di questo passaggio di risurrezione, non può non essere fermento nuovo nel mondo, donandosi senza riserve per le cause più urgenti e più giuste, come dimostrano le testimonianze dei Santi in ogni epoca e in ogni luogo”. Per il Papa, “sono tante anche le attese del nostro tempo: noi cristiani, credendo fermamente che la risurrezione di Cristo ha rinnovato l’uomo senza toglierlo dal mondo in cui costruisce la sua storia, dobbiamo essere i testimoni luminosi di questa vita nuova che la Pasqua ha portato”. La Pasqua è dunque “dono da accogliere sempre più profondamente nella fede, per poter operare in ogni situazione, con la grazia di Cristo, secondo la logica di Dio, la logica dell’amore. La luce della risurrezione di Cristo deve penetrare questo nostro mondo, deve giungere come messaggio di verità e di vita a tutti gli uomini attraverso la nostra testimonianza quotidiana”. “È il nostro compito e la nostra missione: far risorgere nel cuore del prossimo la speranza dove c’è disperazione, la gioia dove c’è tristezza, la vita dove c’è morte”, ha concluso.

SIR

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Il Papa a Lamezia Terme e Serra San Bruno. Mons. Cantafora: provochi un sussulto di speranza ed alimenti l'impegno di tutti nella sfida educativa

"La visita pastorale del Santo Padre Benedetto XVI a Lamezia Terme il nove ottobre prossimo è un evento storico che va colto nel suo spessore spirituale: è il Signore che ci visita attraverso la persona del successore di Pietro". E' un passaggio della lettera inviata ai fedeli della diocesi di Lamezia Terme dal vescovo Luigi Cantafora. "La notizia della visita - aggiunge - ci ha raggiunto come un dono inaspettato e sarà una grazia per rilanciare il cammino avviato, per dare un nuovo ardore ed un respiro più ampio alla nostra vita pastorale". Nella missiva il presule parla delle "paralisi sociali del nostro Sud, piagato e rassegnato, e di un certo immobilismo del nostro territorio. Sono realtà con le quali quotidianamente dobbiamo confrontarci, perché condizionano la vita di tutti, piccoli e grandi. Sappiamo bene che questo non è il nostro vero e unico volto, tuttavia diverse piaghe sociali ci impediscono di esprimere al meglio le nostre belle potenzialità". "Le paralisi della nostra terra - prosegue - non sono riassumibili in un semplice problema economico: vi è in esse una dimensione più profonda, che è di carattere etico, culturale e antropologico. Le piaghe che si constatano a livello sociale, sia nel Mezzogiorno che a livello globale, possono essere chiamate, con un'espressione usata da Giovanni Paolo II, 'strutture di peccato': apparati di potere, sistemi economici e finanziari, correnti culturali, frange istituzionali deviate, mafie e gruppi criminali. I vari cancri che affliggono il Mezzogiorno si combattono alla radice con una terapia a base di Vangelo. Non si vogliono qui affatto negare le altre responsabilità a tutti livelli, compreso quello istituzionale. Ma ognuno è chiamato a fare la sua parte e, come Chiesa che vive in Lamezia, anche noi siamo chiamati ad accogliere la sfida educativa come la più decisiva per lo sviluppo integrale del Sud". "Nostro auspicio - conclude il presule - è che la venuta di Benedetto XVI, il cammino di preparazione e quello successivo alla sua visita, provochino un sussulto di speranza ed alimentino l'impegno di tutti nella sfida educativa".

Telereggio Calabria.it

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