sabato 10 settembre 2011

XXV Congresso Eucaristico Nazionale. La famiglia per la Chiesa e la società il tema dominante. La visita alla Sinagoga e la Veglia di preghiera

Una speciale festa, alla quale hanno partecipato decine di migliaia di famiglie, ha fatto da prologo alla giornata conclusiva, e anche più solenne, del XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona, dove appunto domani è atteso l’arrivo di Benedetto XVI. È stato un incontro scandito da riflessioni, momenti musicali, testimonianze e conclusosi, a tarda sera, con una Veglia di preghiera presieduta dal cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. In precedenza, nel primo pomeriggio, l’arrivo del IV Pellegrinaggio Nazionale delle Famiglie promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo, in collaborazione con l’Ufficio per la pastorale della famiglia della CEI e il Forum delle associazioni familiari. Un’occasione, hanno spiegato gli organizzatori, per rispondere alla "profonda crisi spirituale che la famiglia sta attraversando e che, oggi più che mai, è la madre di tutte le crisi". E proprio alle famiglie il Papa si è rivolto oggi con un invito contenuto in un telegramma che il Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone ha indirizzato al card. Ennio Antonelli, Presidente del Pontificio consiglio per la Famiglia, oggi ad Ancona in occasione del quarto pellegrinaggio nazionale delle Famiglie. La famiglia, si legge, deve "cooperare alla edificazione della comunità ecclesiale e civile". Il telegramma porta il saluto di Benedetto XVI alle famiglie, con l’invito ad "attingere sempre" dall’Eucarestia "energie nuove per camminare in unità di amore e vita". Quello della famiglia, con le sue tante implicazioni, è stato insomma il tema dominante della giornata. Dal card. Antonelli, che ha ricordato l’importante appuntamento in programma il prossimo anno a Milano, dove si terrà il VII Incontro Mondiale delle Famiglie, è giunto anche l’invito ai coniugi cristiani a "partecipare bene e possibilmente insieme" alla Messa domenicale. "Intorno a questo incontro settimanale col Signore nell’assemblea liturgica, la famiglia si costruisce come piccola Chiesa missionaria e cellula vitale della società". Per questo "la domenica è anche il giorno privilegiato della famiglia". Non bisogna rassegnarsi, quindi, "a lasciarlo ridurre a week-end, fine settimana consumista e individualista, disgregazione delle comunità e delle famiglie". Sulla crisi che minaccia la famiglia al suo "interno" e al suo "esterno" si è soffermato, invece, il cardinale arcivescovo emerito di Palermo, Salvatore De Giorgi. Nel suo interno, infatti, la famiglia "è indebolita dal degrado o dal crollo dei valori fondamentali dell’amore coniugale", come l’indissolubilità, la fedeltà, la procreazione, l’educazione dei figli. Dall’esterno, invece, è "aggredita da forze culturali, sociali e politiche che tentano di scardinarla nel suo fondamento naturale", cioè "l’unione stabile di una donna e di un uomo per una comunione di vita e di amore". Di conseguenza, ha aggiunto, "non c’è amaramente da meravigliarsi se oggi la famiglia, che dovrebbe essere al centro di tutta l’azione politica come di ogni manovra finanziaria a concreto servizio dell’uomo, di fatto venga relegata agli ultimi posti, trascurata se non dimenticata, a danno di tutta la società e in particolare delle nuove generazioni". Tra i momenti più significativi della giornata di sabato anche lo spazio dedicato alla riflessione ecumenica. E, soprattutto, la visita di una delegazione, guidata dall’arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli, alla storica Sinagoga levantina. Qui insieme alla locale comunità ebraica, presente il presidente emerito dell’assemblea rabbinica italiana, Giuseppe Laras, si è svolta una comune preghiera per la pace, alternata alla lettura, in ebraico e in italiano, di alcuni salmi. Al termine l’arcivescovo e il rabbino capo di Ancona, Bruno Coen, hanno sottolineato la necessità di una maggiore conoscenza reciproca e di sforzi comuni per ricercare il bene della pace. “Cosa saremmo noi senza di Lui?” è stata la domanda centrale della speciale omelia, in forma di preghiera e pronunciata interamente a braccio, tenuta dal card. Bagnasco nella Veglia nella chiesa di San Domenico, molto vicino a piazza Plebiscito, luogo dell’incontro con i fidanzati che domani pomeriggio concluderà la visita pastorale di Benedetto XVI ad Ancona. Le decine di migliaia di convegnisti hanno riempito la chiesa, tra di loro moltissimi i giovani. “Dopo questi giorni intensi che abbiamo vissuto, dopo la festa piena di gioia di oggi pomeriggio è il momento dell’adorazione di Gesù Eucaristia”, ha esordito il cardinale: “Insieme al legato pontificio, al quale rinnoviamo la nostra gratitudine e l’affetto, ci siamo preparando nell’imminenza dell’ormai vicinissima venuta del Santo Padre, quando la Chiesa, con la sua presenza, risplenderà in modo visibile nella sua bellezza: quale preparazione migliore? “Il momento dell’adorazione, che prolunga la celebrazione eucaristica, i divini misteri, e che ci fa sentire il cuore pulsante di Cristo, l’adorazione dell’Eucaristia, senza della quale cos saremmo noi? Senza di Lui cosa sarebbero i nostri giorni? Una scintilla nel buio, un desiderio subito spento? Che cosa saremmo noi senza di Lui?”. “Ed è per questo – ha proseguito il presidente della CEI – che come pellegrini nel tempo, come viandanti affamati e assetati, ciu portiamo davanti all’altare, davanti a Lui, che dà respiro alla nostra vita, ali alla nostra povertà, forza ai nostri passi. Sostenendoci gli uni gli altri, nella preghiera, nell’esempio, nell’amore, vogliamo ringraziare Gesù che nell’Eucaristia è Dio con noi e per noi”. “Grazie perché ci sei! Senza di te non sarei nulla”, la preghiera del cardinale: “E com’è bella la Chiesa, che risplende sui nostri volti di povere creature, pellegrini, peccatori, che ugualmente risplende per la grazia di Dio. La Chiesa, popolo di Dio, famiglia dei suoi figli, che nel mondo, nonostante i limiti e le ombre degli uomini, rispende come città sul monte, come luce sul candelabro, per dire al mondo che esiste la speranza, che si può vivere in modo diverso e che la comunione delle anime non è utopia, è grazia e responsabilità”. “Com’è bella la Chiesa”, ha ripetuto il presidente dei vescovi italiani, nel cui grembo i “storie” differenti “comunque si unificano con una sintonia che è dono, grazia di Dio e nostro impegno, per formare una comunità che agli occhi del mondo è un prodigio, un miracolo dall’altro, un segno prodigioso di Dio nel mondo”. “La Chiesa è un prodigio”, ha ripetuto il card. Bagnasco: “Nella ricchezza di ciascuno, nelle proprie storie, tradizioni, ma nell’unità dell’unica fede, dove il nostro io personale non si perde, ma si ritrova nel noi di una comunità credente, che guarda a Lui, sorgente di vita nuova. Guarda a Lui per appartenere alla Chiesa”. Riferendosi, infine, al ruolo dei sacerdoti e dei vescovi all’interno della comunità ecclesiale, il presidente della Cei ha esclamato: “Quale responsabilità per la Chiesa di cui tutti noi siamo figli!”. “Fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo corpo e del tuo sangue, per sentire in noi i benefici della redenzione”.

L'Osservatore Romano, Vatican Insider, SIR

Il Papa ad Ancona. Domani la visita. Benedetto concluderà il Congresso Eucaristico Nazionale, pranzerà con i cassintegrati e incontrerà i fidanzati

Proseguendo una tradizione inaugurata da Paolo VI nel 1977, Benedetto XVI sarà domani ad Ancona (foto) per la giornata conclusiva del XXV Congresso Eucaristico Nazionale italiano, in corso da sabato 3 settembre nel capoluogo e in altre città delle Marche. La 24° visita pastorale in Italia del Papa, che coincide con il decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre, durerà poco meno di dieci ore e sarà caratterizzato da appuntamenti significativi sul piano ecclesiale, ma anche sociale. Il Papa autore dell'Esortazione Apostolica "Sacramentum Caritatis", convinto che "i cristiani abbiano bisogno di una più profonda comprensione della relazione tra Eucaristia e vita quotidiana", giunge domani nella Metropolia di Ancona-Osimo per chiudere un Congresso che ha dedicato a questo tema otto giornate di celebrazioni e dibattiti. Per la seconda volta nelle Marche, dopo la visita a Loreto del 2007 in occasione dell’Agorà dei giovani italiani, Benedetto XVI arriverà in elicottero al Molo Wojtyla poco dopo le nove. Ad accoglierlo, per conto del Governo italiano il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, il presidente della CEI, il card. Angelo Bagnasco, accompagnati dalle autorità locali: vari big della politica dovrebbero assistere alla messa e di sicuro ci saranno il prefetto Paolo Orrei, il governatore della Regione Gian Mario Spacca, la presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande e il sindaco Fiorello Gramillano. Ma soprattutto, oltre ai trecento vescovi, alloggiati in queste ore su un traghetto ormeggiato nel porto di Ancona, e decine di migliaia di fedeli, giunti da tutta Italia per rinnovare la fede nel Sacramento fonte e culmine della vita della Chiesa. Alle dieci il Papa presiederà la Celebrazione Eucaristica conclusiva e l’Angelus su un bianco palco di 800mq, presso il cantiere navale dell’azienda Fincantieri, con l’Adriatico alle spalle e la Cattedrale di San Ciriaco all’orizzonte, incastonata sul verde Colle Guasco che domina il porto del capoluogo dorico. Centinaia di volontari, treni e trasporti gratis, faciliteranno l’afflusso dei pellegrini attesi in 70mila per la Santa Messa. La coincidenza con il decimo anniversario dell’”attacco agli Usa” dell’11 settembre 2001, che sarà probabilmente ricordato da Benedetto XVI, ha suscitato l’interesse della stampa internazionale sul viaggio. Ma anche, sui giornali locali, qualche allarme in più sulla sicurezza della visita papale. Questa sarà affidata a circa 800 uomini sul porto e lungo i percorsi della papamobile. Previsto il blocco del traffico aereo e marittimo, mentre il centro di Ancona sarà off-limits per le auto. Alle 13.30 al pranzo con i vescovi nella residenza pastorale di Colle Ameno l’Eucaristia si farà gesto di solidarietà quando siederanno alla mensa del Papa cinque poveri assistiti dalla Caritas e sedici tra precari e cassintegrati di aziende marchigiane in crisi, come la Merloni di Fabriano e la stessa Fincantieri. Proprio in queste ore l’azienda navalmeccanica anconetana, che ha 550 dipendenti in cassa integrazione su 580, ha annunciato la ripartenza delle commesse per il mese di ottobre. Il gesto di Benedetto XVI è visto qui, non solo dai credenti, come un forte segno di incoraggiamento e speranza. "C’è una situazione di difficoltà, di carenza di lavoro, di crisi" e "la Chiesa è accanto a quanti hanno perso il lavoro, a quanti vivono un disagio umano e rischiano di perdere l’identità sociale" sostiene in un’intervista a L’Osservatore Romano il vescovo di Ancona, mons. Edoardo Menichelli. "E importante - afferma ancora - l’abbinamento dei senza lavoro che partecipano al pranzo del Papa con dei poveri assistiti dalla Caritas, dalle associazioni caritative e dalle suore". "La Chiesa - aggiunge Menichelli in merito alla crisi economica che sta attraversando il Paese - non ha strumenti personali per risolvere queste difficoltà. La Chiesa non è chiamata a risolvere i problemi del lavoro, non è questo il compito, tuttavia si mostra sensibile, attenta e, aggiungo, materna. Da questo punto di vista è significativo il gesto di invitare al pranzo con il Papa alcuni operai che hanno perso il lavoro. Anche questo è un segno di vicinanza e di attenta sensibilità". Nel pomeriggio l’incontro con sacerdoti e famiglie delle 72 parrocchie dell’arcidiocesi, nel duomo cittadino di San Ciriaco, e poi quello con almeno 500 coppie di giovani fidanzati nella centrale Piazza del Plebiscito, per rinnovare il valore eucaristico della scelta sacerdotale e matrimoniale. Saranno due promessi sposi anconetani a salutare il Papa in questa particolare occasione che rappresenta una prima volta nei viaggi papali. Infine, poco prima delle 19, la partenza di Benedetto XVI per il Vaticano chiuderà la giornata e il XXV Congresso Eucaristico Italiano.

Radio Vaticana, Vatican Insider

11 settembre 2001. Tauran: per il Papa chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace, chi costruisce la pace non può non avvicinarsi a Dio

“Non si può uccidere in nome di Dio”: lo afferma il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in un’intervista rilasciata al quotidiano cattolico francese La Croix, in occasione del decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre. Era segretario per i Rapporti con gli Stati il card. Tauran, nel 2001, e ricorda con queste parole gli attacchi ideati da Osama Bin Laden e che costarono la vita a circa 3mila persone: “Naturalmente, rimanemmo tutti colpiti dalla mostruosità di tale azione. Ma subito dopo, paradossalmente, ha prevalso in noi una consapevolezza e una convinzione: non si può uccidere in nome di Dio. Da allora, i leader religiosi sono divenuti più coscienti dell’urgenza di una pedagogia dell’incontro”. Quindi, il card. Tauran ribadisce: “L’11 settembre non ha mai rimesso in discussione il dialogo interreligioso. Anzi, al contrario, sono nati nuovi partenariati. E così, nel 2008, il re dell’Arabia Saudita, Abdallah, ha realizzato a Madrid una grande conferenza sul dialogo interreligioso”. Non solo: dopo gli attacchi di dieci anni fa, “molti musulmani hanno espresso il desiderio di far conoscere il vero islam e molti hanno manifestato solidarietà nei confronti delle vittime, soprattutto cristiane”. Rispondendo, poi, alla domanda sull’incompatibilità tra la violenza e la religione, il card. Tauran richiama il discorso di Benedetto XVI al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, pronunciato nel gennaio 2006: in esso, il Papa afferma che “nessuna circostanza vale a giustificare l’attività criminosa del terrorismo, che copre di infamia chi la compie, e che è tanto più deprecabile quando si fa scudo di una religione, abbassando così la pura verità di Dio alla misura della propria cecità e perversione morale”. Parole che il porporato definisce come “la condanna più vigorosa e più completa mai sentita. Nessun capo religioso, nessuna causa può portare ad una simile mostruosità”. Di qui, l’invito a puntare ad una “pedagogia del dialogo”, per far capire ai giovani “l’esistenza del bene e del male, che la coscienza è un santuario da rispettare, che coltivare la dimensione spirituale rende più responsabili, più solidali, più disponibili al dialogo”. Per questo, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ricorda l’importanza dell’educazione in famiglia, nelle scuole, nelle università, affinché le giovani generazioni possano “apprendere il rispetto dell’altro e comprendere che la differenza è una ricchezza”. Infine, alla domanda sulle conseguenze dell’11 settembre, il porporato risponde: “Il mondo è divenuto più precario. Il sospetto e la paura dell’altro sono aumentati. Se abbiamo evitato lo shock delle culture, ora dobbiamo evitare lo shock dell’ignoranza. Perché la paura dell’altro è spesso motivata dall’ignoranza”. In questo ambito, afferma ancora il cardinale Tauran, “il ruolo delle religioni è essenziale, perché, come ha detto Benedetto XVI, chi è in cammino verso Dio non può non trasmettere pace. E chi costruisce la pace non può non avvicinarsi a Dio”. L’intervista si chiude con un auspicio per l’incontro interreligioso che si terrà ad Assisi il prossimo 27 ottobre, su volontà del Papa. “Grazie alla preghiera e alla meditazione, cammineremo insieme – conclude il porporato – Sarà un momento di maturazione. Pellegrini di verità, pellegrini di pace, siamo tutti in cammino sulla stessa strada”.

Radio Vaticana

Il Papa: prego per le vite innocenti vittime degli attacchi dell'11 settembre 2001 e le famiglie. Il nome di Dio non può mai giustificare questi atti

La lettera di Benedetto XVI al presidente della Conferenza Episcopale dei vescovi cattolici degli Stati Uniti e arcivescovo di New York, mons. Timonthy M. Dolan, è firmata simbolicamente "11 settembre 2011", ma è stata pubblicata dall’arcivescovo sul sito della diocesi ieri. Il Papa afferma di rivolgere, in queste ore, il suo pensiero e le sue preoccupazioni alle famiglie delle persone che dieci anni fa persero la vita negli attacchi terroristici. Quel giorno, scrive il Papa, "tante vite innocenti sono state vittime di una brutale aggressione contro le Torre Gemelle del World Trade Center e negli ulteriori attacchi a Washington e in Pennsylvania". "Mi unisco a voi - afferma Benedetto XVI nel messaggio - nel raccomandare le migliaia di vittime all'infinita grazia di Dio onnipotente e nel domandare al nostro Padre Celeste di continuare a consolare coloro che sono in lutto per la perdita dei loro cari". Il Papa, inoltre, esprime tutta la sua amarezza per l'uso della religione per giustificate gli attacchi da parte dei terroristi. "Alla tragedia di quel giorno - rileva Benedetto XVI - si aggiunge la rivendicazione, da parte dei colpevoli, del nome di Dio. Ancora una volta dobbiamo affermare in modo inequivocabile che nessuna circostanza potrà mai giustificare atti terroristici", aggiunge. "Ogni vita è preziosa agli occhi di Dio", scrive Benedetto XVI, e aggiunge: "Nessuno sforzo deve essere risparmiato nel tentativo di promuovere in tutto il mondo un genuino rispetto per i diritti inalienabili e la dignità delle persone e dei popoli in tutto il mondo". "Il popolo americano deve essere elogiato - scrive ancora Benedetto XVI - per il coraggio e la generosità che ha mostrato nelle operazioni di soccorso e per la sua determinazione ad andare avanti con speranza e fiducia. La mia fervida preghiera è che un impegno saldo alla giustizia e ad una cultura globale di solidarietà aiuterà a salvare il mondo dal lutto che così spesso nasce da atti di violenza e che creerà le condizioni per una più grande pace e prosperità, offrendo un futuro più chiaro e sicuro".

Il Sismografo, TMNews


Lettera a mons. Timothy M. Dolan, arcivescovo di New York e presidente della U.S.C.C.B., in occasione del X anniversario degli attentati dell'11 settembre (11 settembre 2011)

Il Papa in Germania. Il Messale per il viaggio apostolico: il significato del motto, le tappe e le celebrazioni presiedute da Benedetto XVI

Il motto del viaggio apostolico: "Dove c‘è Dio, là c’è futuro"
Per motto del viaggio di Papa Benedetto XVI nella Repubblica Federale di Germania è stata scelta una frase che il Santo Padre ha pronunciato durante la sua visita al Santuario Mariano di Marienzell in Austria nel 2007: "Dove c’è Dio, là c’è futuro". Con questo motto, risultano essere in primo piano nel viaggio in Germania due temi che, come i due fuochi di un’ellisse, costituiscono il centro dell’incontro tra il Pastore della Chiesa Universale e la Chiesa locale come pure con la società della Repubblica Federale di Germania: Dio e futuro. Il viaggio pastorale nella Repubblica Federale di Germania porta Papa Benedetto XVI in un paese di antica matrice cristiana. Già nel IV secolo la fede cristiana arrivò in Germania, un territorio situato allora dentro i confini dell’Impero Romano; in seguito l’opera di evangelizzazione fu cementata nel VI-VII secolo soprattutto dall’attività missionaria dei monaci erranti iro-scozzesi. Tuttavia Papa Benedetto XVI viaggia anche nel paese che a tutt’oggi risente dello scisma seguito alla Riforma del XVI secolo. Il Santo Padre incontra, ad esempio, cristiani di due Confessioni che, malgrado tutti i punti in comune, vivono e testimoniano in modo differente la propria fede cristiana. Il viaggio porta il Papa anche nel paese in cui nel XX secolo scoppiò la seconda guerra mondiale. La dittatura del nazionalsocialismo dominò la Germania dal 1933 al 1945. Nel 1949 la parte occidentale della Germania divenne un Paese democratico, che con il nome di Repubblica Federale di Germania è diventata un membro accreditato nella Comunità internazionale. La parte orientale del paese, la Repubblica Democratica Tedesca, passò sotto il dominio comunista. Grazie alla preziosa opera del Beato Papa Giovanni Paolo II e all’impegno di numerosi responsabili negli stati e nelle società sia dell’Est che dell’Ovest maturò la svolta politica nell’Est della Germania e nell’Est dell’Europa. Ad essa contribuirono anche la popolazione e, in primo luogo, i cristiani delle due confessioni, attraverso una rivoluzione pacifi ca. Visibile segno della svolta politica è la caduta del Muro di Berlino nel 1989, che rese possibile la riunificazione tedesca nel 1990, quando Berlino tornò a essere la capitale della Germania. Nella Repubblica Federale di Germania non vivono oggi solo persone nate qui e in possesso della cittadinanza tedesca: già negli anni cinquanta e sessanta del XX secolo cominciò un’immigrazione in Germania di lavoratori provenienti dall’Europa meridionale e sudorientale. Da allora fanno parte della popolazione della Repubblica Federale di Germania sempre più persone con una storia famigliare d’immigrazione. Con costoro arrivarono in questo Paese anche religioni non-cristiane, in primo luogo l’Islam. Sullo sfondo di questa situazione della società nel suo complesso, il movimento ecumenico e il dialogo con le altre religioni e culture, così come la ricerca di una coesistenza socialmente accettabile, sono impegni importanti della Chiesa Cattolica nella Repubblica Federale di Germania. Anche se la Legge fondamentale è stata redatta dai suoi padri nello spirito cristiano, dalla fondazione della Repubblica Federale di Germania si può notare un progressivo processo di secolarizzazione. Questo movimento di decristianizzazione, che interessa tutta la Germania, s’intensificò ulteriormente con la riunificazione delle due Germanie, giacché la maggior parte della popolazione dell’ex RDT, cresciuta sotto il dominio comunista, fu educata e plasmata nello spirito dell’ateismo. Nella Germania orientale la maggioranza della popolazione non è battezzata e non ha ancora accettato il messaggio di Gesù Cristo, l’unico e universale Salvatore dell’umanità. L’annuncio del Vangelo è quindi uno dei compiti più impegnativi e importanti della Chiesa Cattolico-Romana in questo Paese. È quindi molto fondamentale che il motto di questo viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI nella Repubblica Federale di Germania sia "Dove c’è Dio, là c’è futuro". Questa dichiarazione del Santo Padre vale per tutti gli uomini, siano essi cristiani o no. Poiché Dio è futuro, il futuro del singolo, come quello della società, non è una forza anonima, un principio astratto, neppure un destino inevitabile, bensì la meta di un percorso verso una vita con Dio. Esiste, a dispetto di tutte le opinioni contrarie, un futuro: Dio. Questo concetto si esprime simbolicamente nel logo del viaggio papale. Esso rappresenta la comunità dei fedeli nel cammino verso l’alto, verso Gesù Cristo, l’unico Figlio di Dio, rappresentato dalla Croce che domina l’immagine. La schiera dei fedeli è unita su questo cammino dentro la Chiesa Cattolica, governata dal successore dell’apostolo Pietro e dai vescovi in comunione con lui (Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica sulla Chiesa "Lumen Gentium", nr. 8). Il logo afferma quindi allegoricamente che la Chiesa in Germania è in cammino con il Papa e i vescovi verso il futuro con Dio e esprime la volontà di dare testimonianza di questo cammino verso il futuro al popolo di questo Paese. Il motto del viaggio apostolico vuole quindi spronare all’azione le persone che Papa Benedetto XVI incontrerà. Dio conta sull’uomo per il futuro dell’uomo e del mondo. Dio vuole costruire il futuro servendosi dell’uomo. Proprio le esperienze del nazionalsocialismo e del comunismo hanno mostrato chiaramente che un ordine sociale senza Dio non ha futuro. Il viaggio apostolico vuole aumentare nei suoi abitanti la consapevolezza che, il futuro della Repubblica Federale di Germania rientra nella loro "responsabilità davanti a Dio e agli uomini". Il viaggio del Santo Padre vuole contribuire a mantenere viva la domanda di Dio nella società e a rivalorizzare la risposta della fede cristiana. Il Papa stesso considera questo compito uno dei più importanti del Suo servizio. Le tappe del viaggio apostolico
Il viaggio apostolico porta Papa Benedetto XVI in tre diocesi della Repubblica Federale di Germania. Dapprima il Santo Padre visiterà la capitale della Repubblica Federale di Germania, ovvero l’arcidiocesi di Berlino. Dopo le dimissioni e la morte dell’arcivescovo Georg Kardinal Sterzinsky il Santo Padre ha eletto ad arcivescovo di Berlino mons. Rainer Maria Woelki, introdotto ufficialmente in carica il 27 agosto 2011. L’arcidiocesi di Berlino si trova sul territorio delle ex diocesi di Brandeburgo, Havelberg, Kammin e Lebus. Fu istituita nel 1930 come dipendente dall’arcidiocesi di Breslavia. In seguito alla seconda guerra mondiale nelle regioni polacche della Pomerania furono fondate delle diocesi proprie. Oggi questa diocesi, che l’8 luglio 1994 fu elevata ad arcidiocesi, comprende il Land Berlino, la maggior parte del Land Brandeburgo e la Pomerania Occidentale. Il Brandeburgo e la Pomerania furono cristianizzate nel corso di due viaggi di missione del vescovo Sant’Ottone di Bamberga (1124-28). Nel 1540, in seguito alla Riforma, il Brandeburgo diventò protestante. La prima funzione religiosa cattolica dopo la Riforma fu celebrata a Berlino nel 1680. Con la consacrazione della chiesa di S. Edvige nel 1773, sotto il regno di Federico II, la Chiesa Cattolica ritornò ufficialmente nel Brandeburgo-Prussia. Nel periodo del nazionalsocialismo emerse a Berlino in modo particolare il confl itto tra la professione della fede cristiana e l’ideologia nazionalsocialista. Ne è esempio Bernhard Lichtenberg, il prevosto della cattedrale dichiarato Beato da Giovanni Paolo II nello Stadio olimpico di Berlino: la sua preghiera "per gli ebrei perseguitati" lo portò in carcere. Morì il 5 novembre 1943 durante il viaggio di deportazione al campo di concentramento di Dachau. Con la divisione della Germania venne divisa anche la diocesi di Berlino. Alla costruzione del Muro nel 1961 furono smembrate parrocchie e distrutte arbitrariamente strutture consolidate. Nonostante tutte le difficoltà e resistenze incontrate, il card. Alfred Bengsch mantenne l’unità della diocesi. Con l’apertura del Muro nel 1989 cominciò il processo di riunificazione anche nella diocesi divisa. Nel 1996 il Beato Papa Giovanni Paolo II visitò l’arcidiocesi riunificata. Il suo appello davanti alla Porta di Brandeburgo: "Non spegnete lo Spirito! Mantenete aperta questa Porta per voi e per tutti gli uomini!" è rimasto un impegno per molti cristiani a Berlino. I patroni dell’arcidiocesi sono San Pietro e il vescovo San Ottone di Bamberga. La Cattedrale di Sant'Edvige è la chiesa sede dell’arcivescovo di Berlino. La seconda tappa del suo viaggio apostolico porterà Papa Benedetto XVI nella diocesi tedesco-orientale di Erfurt. Qui il Papa visiterà sia la città vescovile di Erfurt che il Santuario mariano di Etzelsbach. La diocesi di Erfurt, creata solo nel 1994, dopo la caduta del Muro tra Est e Ovest, è guidata da allora da mons. Joachim Wanke. Già una volta nell’anno 742 fu fondata da San Bonifacio una diocesi di Erfurt, che ebbe però solo pochi anni di vita. Oggi questa diocesi comprende la regione della Turingia con la Selva di Turingia a sud e il circondario rurale Eichsfeld a ovest. I confini della diocesi sono formati dai fiumi Saale e Unstrut a est, dal fiume Helme e dalla catena montuosa dell’Harz a nord. Intorno al 755 la prima diocesi di Erfurt fu sciolta e incorporata nella diocesi di Magonza, di cui fece parte per 1000 anni. Nel 1929-30, con il concordato prussiano, parti dei territori della Turingia furono assegnate alle diocesi di Fulda e Würzburg. Nel 1953 forme di organizzazioni ecclesiastiche furono create sul territorio della Repubblica Democratica Tedesca e dal 1974 la Chiesa Cattolica in Turingia fu guidata da un amministratore apostolico dell’uffi cio episcopale di ErfurtMeinigen. L’8 luglio 1994 l’Ufficio episcopale di Erfurt Meinigen fu elevato a diocesi di Erfurt. Patrona della diocesi di Erfurt è Santa Elisabetta di Turingia e copatroni sono San Bonifacio e San Kilian. La Cattedrale di Santa Maria sul Domberg a Erfurt è oggi sede vescovile. Fanno parte della diocesi di Erfurt anche il piccolo Santuario mariano di Etzelsbach, situato tra i comuni di Steinbach e Hundeshagen nel circondario rurale di Eichsfeld. Fin dal XV secolo si trova a Etzelsbach una chiesa in cui si venera quale immagine miracolosa una Pietà che risale al XVI secolo. Nell’ambito del viaggio apostolico del Papa riveste un significato particolare, per espresso desiderio di Benedetto XVI, la visita al monastero agostiniano di Erfurt e quindi l’incontro con i cristiani evangelici in Germania. Dal 1266 sul luogo dell’attuale monastero agostiniano, costruito nel 1277, si trovava un insediamento di eremiti agostiniani. Il monastero acquistò importanza grazie alla scuola annessa e dal XIV secolo grazie alla nuova biblioteca. Negli anni tra il 1505 e il 1511 visse in questo convento il monaco e futuro riformatore Martin Lutero. Nel 1507 egli fu consacrato sacerdote a Erfurt e il 2 maggio 1507 celebrò la sua prima Santa Messa all’Altare della Chiesa degli agostiniani. Nel 1525, durante i conflitti della Riforma, il monastero divenne proprietà della parrocchia evangelica di San Giovanni. Dal 1994 il monastero degli agostiniani è sede ufficiale del prevosto di Erfurt-Nordhausen. Oggi l’edificio è utilizzato come centro culturale e luogo di incontri. Nel capitolo del monastero degli agostiniani il Santo Padre incontrerà rappresentanti della Chiesa Evangelica in Germania (EKD) per uno scambio intellettuale e spirituale; successivamente insieme al presidente del Consiglio dell’EKD, Nikolaus Schneider, presiederà una celebrazione ecumenica nella Chiesa degli agostiniani, annessa al monastero. La terza e ultima tappa del suo viaggio apostolico porta Papa Benedetto XVI nell’arcidiocesi di Friburgo. Dal 2003 essa viene guidata dall’arcivescovo Robert Zollitsch, che dal 2008 è anche presidente della Conferenza Episcopale tedesca. Già nel VI-VII secolo arrivarono fi no alla popolazione alemanna e al Lago di Costanza i primi evangelizzatori, i monaci Fridolin, Landolin, Trudpert e Gallus. I monasteri di Säckingen e Schuttern sono le prime fondazioni sul territorio dell’attuale arcidiocesi. A queste importanti località si deve aggiungere anche la fondazione del monastero che il vescovo Pirmin intraprese intorno all’anno 724 sull’isola di Reichenau, sul Lago di Costanza. Nel VI secolo fu fondata anche la diocesi di Costanza: il suo territorio andava dal San Gottardo fino al medio Neckar e dal Reno fino all’Iller. Costanza fu il centro della Chiesa negli anni tra il 1414 e il 1418, quando nell’omonimo Concilio si pose fi ne allo scisma occidentale con l’elezione di Papa Martino V. Nel VII-VIII secolo il cristianesimo arrivò anche nei territori franconi dell’attuale diocesi. Lì furono in particolar modo San Kilian e San Bonifacio coloro che prepararono con i loro aiutanti il terreno per la Chiesa. Un forte ascendente guadagnò in quel periodo il monastero delle benedettine di Tauberbischofsheim, presieduto da Santa Lioba. Il periodo napoleonico e la secolarizzazione del 1802-1803 portarono profondi cambiamenti, i cui effetti perdurano tutt’oggi. Il nuovo ordinamento politico nella Germania sudorientale fu accompagnato da un riordino dei territori ecclasiastici, in seguito al quale venne sciolta la diocesi di Costanza, che esisteva da dodici secoli. Nel 1821con la Bolla "Provida solersque" Papa Pio VII fondò la provincia ecclesiastica dell’Alto Reno con le sue diocesi di Friburgo, Fulda, Magonza, Limburg e Rottenburg e designò Friburgo a sede metropolitana. Tuttavia, la vera e propria storia dell’arcidiocesi di Friburgo cominciò solo il 21 ottobre 1827 con la consacrazione del primo arcivescovo Bernhard Boll. L’arcidiocesi di Friburgo è composta da parti delle ex diocesi di Costanza e Worms e da territori delle oggi confinanti diocesi di Spira, Magonza, Strasburgo e Würzburg. Dal Concordato prussiano del 1929, in cui vennero separate le diocesi suffraganee di Fulda e Limburg, la provincia ecclesiastica dell’Alto Reno comprende anche le (arci)diocesi di Friburgo, Magonza e Rottemburg-Stoccarda. Patroni dell’arcidiocesi di Friburgo sono la Beata Vergine e Madre di Dio, Maria, e San Corrado, vescovo di Costanza. La Cattedrale di Friburgo “Unserer Lieben Frau” è oggi Chiesa episcopale.

Il libro liturgico per il viaggio apostolico
Le celebrazioni religiose nelle tre diocesi di Berlino, Erfurt e Friburgo costituiscono il centro spirituale del viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI nella Repubblica Federale di Germania. Come è d’uso nei viaggi del Papa l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice in collaborazione con il comitato liturgico nazionale ha pubblicato questo libro liturgico per il viaggio apostolico.
Berlino
Giovedì 22 settembre, ore 18.30. Al centro del viaggio apostolico c’è la celebrazione della liturgia. Essa è il culmine verso cui tende tutta l’azione della Chiesa e, allo stesso tempo, la fonte da cui promana tutta la sua energia (Concilio Vaticano II, Costituzione sulla Sacra liturgia "Sacrosanctum Concilium", nr. 10). Nello Stadio Olimpico di Berlino Papa Benedetto XVI celebra la Santa Eucarestia, come già il suo predecessore, il Beato Papa Giovanni Paolo II, il 23 giugno 1996 in occasione della Beatificazione del prevosto della Cattedrale Bernhard Lichtenberg e di Karl Leisner. I testi liturgici sono ricavati dalle Sante Messe per intenzioni particolari. Le formule sono tratte dalla Messa "per la Santa Chiesa"; quale Preghiera Eucaristica viene utilizzato il II testo in lingua latina risalente alla Traditio Apostolica (intorno 215 n.C.). Per il prefazio sono state scelte le formule della Messa secondo la Präfation Communis V.
Venerdì 23 settembre, ore 7.30. Papa Benedetto XVI celebra il Sacrificio Eucaristico nella cappella della nunziatura apostolica a Berlino. Le formule sono quelle della festa del sacerdote e frate San Padre Pio da Pietralcina.
Erfurt
Venerdì 23 Settembre, ore 12.25.
Dopo la visita alla Cattedrale mariana di Erfurt, dove il Santo Padre sosta in silenziosa adorazione davanti al Santissimo Sacramento dell’altare e prega davanti alla tomba del vescovo di Erfurt Hugo Aufderbeck, Papa Benedetto XVI si reca all’incontro ecumenico nel monastero agostiniano evangelico di Erfurt, dove il riformatore Martin Lutero visse per alcuni anni. Nella chiesa annessa Papa Benedetto XVI presiede una celebrazione ecumenica insieme a Nikolaus Schneider, il presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania. Durante questa celebrazione liturgica il vescovo evangelico Friedrich Weber legge il Salmo 146 nella traduzione tedesca di Martin Lutero, in cui viene espressa la comune vocazione cristiana alla lode di Dio e che recita: "Loda il Signore, anima mia! Loderò il Signore per tutta la mia vita, finchè vivrò canterò inni al mio Dio". Dopo di ciò Papa Benedetto XVI recita una preghiera "per l’unità dei cristiani" e il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani il card. Kurt Koch recita dalla Scrittura la preghiera sacerdotale di Gesù in cui Nostro Signore Gesù Cristo prega il Suo e nostro Padre affinché tutti siano una cosa sola (Gv 17, 1.20-23). In seguito Papa Benedetto XVI tiene l’omelia. La preghiera di intercessione culmina nella preghiera del Signore, il Padre Nostro. Al termine della celebrazione ecumenica c’è la benedizione invocata dal Presidente del Consiglio dell’EKD nella forma della benedizione aronitica (Num 6,24-26) e successivamente imposte con la mano da Papa Benedetto XVI nella forma della benedizione trinitaria.
Etzelsbach
Venerdì 23 settembre, ore 18.00.
La celebrazione liturgica al Santuario mariano di Etzelsbach è ispirata dal profondo sentimento di devozione verso la Beata Vergine e Madre di Dio Maria e con lei verso suo fi glio Gesù Cristo, che nel Santissimo Sacramento dell’altare è sempre presente nella sua Chiesa e in questo mondo. Papa Benedetto XVI presiede la celebrazione dei Vespri mariani. La preghiera della sera sfocia in un momento di adorazione eucaristica che culmina nella benedizione eucaristica elargita da Papa Benedetto XVI. Al termine del Vespro Papa Benedetto XVI si reca all’immagine miracolosa del Santuario. Quale segno della sua profonda venerazione il Santo Padre lascia un rosario.
Erfurt
Sabato 24 settembre, ore 9.00.
Il culmine delle celebrazioni liturgiche della tappa di Papa Benedetto XVI nella diocesi di Erfurt è la celebrazione della Santa Messa sul sagrato del Duomo di Erfurt. Essa viene celebrata in onore della Santa Elisabetta di Turingia, patrona della diocesi di Erfurt. Durante la celebrazione eucaristica un reliquario con le spoglie mortali di Santa Elisabetta è posto accanto all’altare per essere venerato. I testi liturgici sono ricavati dai testi propri della diocesi di Erfurt per la venerazione di Santa Elisabetta di Turingia. Viene recitata la III Preghiera Eucaristica in lingua latina.
Friburgo
Sabato 24 settembre, ore 14.00.
La terza tappa del viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI è l’arcidiocesi di Friburgo. Per prima cosa si reca alla Cattedrale di Nostra Signora "Unserer Lieben Frau" della città vescovile. In un momento di silenziosa adorazione nella Cappella del Santissimo Sacramento della Cattedrale il Papa prega l’Angelus ed imparte la benedizione apostolica.
Sabato 24 settembre 2011, ore 17.45. Papa Benedetto XVI incontra i seminaristi dell’arcidiocesi di Friburgo nella chiesa del seminario "Collegium Borromaeum". Con la preghiera del Padre Nostro il Papa vuole incoraggiare i seminaristi nella loro ricerca della volontà del Signore e rafforzarli nella loro vocazione. Per il loro futuro cammino il Papa imparte ai seminaristi la sua speciale benedizione apostolica.
Sabato 24 settembre, ore 19.00. Alla vigilia della domenica sull’area della "Nuova Fiera" di Friburgo Papa Benedetto XVI incontra per una veglia serale di preghiera ragazzi e giovani adulti provenienti da diverse diocesi tedesche. Al centro della veglia c’è Gesù Cristo, che è la Luce del mondo e ha consegnato ai suoi discepoli il mandato di essere la luce del mondo. Nove giovani testimoniano davanti al Papa e ai loro confratelli il loro vitale rapporto con Gesù Cristo, la luce del mondo, e rendono testimonianza di Santi, uomini e donne, che hanno ricevuto da Gesù Cristo il mandato di essere luce del mondo. La missione dei Santi non è stata infruttuosa: infatti dal loro esempio di vita si sono sviluppati i grandi movimenti religiosi e sono sorte comunità religiose per giovani cristiani, in cui molti di loro hanno trovato una patria spirituale. Quale segno visibile del mandato ricevuto da Gesù Cristo, Papa Benedetto XVI accende ciotole di fuoco che nove giovani tengono in mano, attingendo da una grande fiamma, simbolo di Gesù Cristo. I giovani percorrono poi con le ciotole ardenti l’area della Nuova Fiera e accendono i lumi che i ragazzi e i giovani adulti tengono in mano, quale simbolo del mandato ricevuto da Gesù Cristo. A questo segno visibile segue l’attento ascolto della Buona Novella del Vangelo e della parola di Papa Benedetto XVI. La veglia continua con la preghiera d’intercessione che culmina nella Preghiera del Signore e si conclude con la benedizione apostolica, impartita da Papa Benedetto XVI.
Domenica 25 settembre, ore 10.00. Il culmine liturgico del viaggio apostolico di Papa Benedetto XVI nella Repubblica Federale di Germania è la celebrazione della Messa domenicale sull’area del City-Airport di Friburgo. Per questa liturgia non si raccolgono intorno al successore dell’Apostolo Pietro solo i fedeli dell’arcidiocesi di Friburgo con il loro arcivescovo, ma contemporaneamente anche numerosi fedeli provenienti dalle 27 diocesi della Repubblica Federale di Germania insieme con i propri vescovi. I testi liturgici sono quelli della XXVI domenica del tempo ordinario, Anno A. Come preghiera Eucaristica viene recitato il Canone Romano con il prefazio "per le domeniche I" (mistero pasquale e popolo di Dio). Al termine della Santa Messa il Papa recita con i fedeli l’Angelus ed imparte la Benedizione Apostolica.
Domenica 25 settembre, ore 17.00. Al termine del suo viaggio apostolico Papa Benedetto XVI incontra nel Konzerthaus di Friburgo persone, soprattutto cristiani cattolici, impegnate nella Chiesa e nella società. Ad essi il Papa si rivolge con un discorso. L’incontro termina con una breve preghiera e la benedizione apostolica.


Messale per il Viaggio Apostolico

Il ministro della giustizia della Croazia annulla il passaggio di proprietà alla Chiesa locale del monastero di Dajla, Santa Sede ricorre in tribunale

Prosegue il braccio di ferro tra Croazia e Vaticano, il quale vuole restituire all'Abbazia di Praglia (Padova) il monastero benedettino di Dajla (foto), in Istria, nazionalizzato durante gli anni del socialismo. Secondo quanto riferiscono fonti giudiziarie croate, infatti, all'inizio di settembre la Santa Sede ha contestato presso una corte amministrativa croata, la decisione del ministero della Giustizia di Zagabria di annullare tutte le decisioni prese tra il 1997 ed il 2002 atte a trasferire la proprietà statale del monastero di Dajla dallo stato alla Chiesa Cattolica croata. Tornando di proprietà statale, dunque, il complesso viene sottratto alla giurisdizione vaticana che aveva deciso, invece, per la sua restituzione ai monaci italiani. Il convento istriano del XVIII secolo, con 400 ettari di terreni circostanti, dal valore stimato complessivamente in circa 30 milioni di euro, è rimasto italiano fino alla fine delle seconda guerra mondiale, quando è stato espropriato all'abbazia di Praglia dal regime socialista jugoslavo guidato dal maresciallo Tito. Caduta la Jugoslavia, le autorità della nuova Croazia indipendente ne hanno trasferito la proprietà al vescovo di Parenzo e Pola, carica attualmente ricoperta dal prelato, Ivan Milovan. Questi rifiuta di firmare il nulla osta per la restituzione dei beni ai monaci padovani, così come decretato lo scorso dicembre da una Commissione cardinalizia istituita da Papa Benedetto XVI nel 2008. La vicenda rischia inoltre di assumere i contorni di una crisi diplomatica tra Croazia e Italia, poiché, secondo le autorità croate, il contenzioso presenta gli estremi di una violazione del Trattato di Osimo siglato nel 1975 tra Italia e l'allora Jugoslavia.

TMNews

Il Papa ad Ancona. Card. Re: omaggio alla Chiesa italiana e all'Eucaristia dal forte significato spirituale, Congresso un evento religioso e sociale

Arriva il Papa ed Ancona è pronta ad accoglierlo. Una presenza che caratterizzerà domani l’ultima giornata del XXV Congresso Eucaristico nazionale per cui la presenza del Pontefice diventa un atto dovuto, seppure non scontato. È da Paolo VI che è iniziata la consuetudine che Sua Santità sia presente nell’ultima giornata del Congresso, quella più solenne. “Una presenza che ha un forte significato spirituale, proprio perché il Congresso è un evento religioso ma anche sociale”, afferma il card. Giovanni Battista Re, Legato pontificio per tutta questa settimana. Una presenza, discreta ma forte, col il sorriso sempre pronto ed una grande disponibilità, diventata familiare per gli anconetani ed i congressisti. “La presenza del Pontefice è anche un omaggio alla Chiesa italiana ed all’Eucaristia, che è stata al centro del dibattito dell’intera settimana. Un’Eucaristia, peraltro, calata nella quotidianità. Che porta anche ad aprirsi agli altri, ad essere solidali con il prossimo”. E proprio in quest’ambito diventa significativo il fatto che al pranzo di Colle Ameno, come commensali Benedetto XVI avrà anche alcuni poveri, cassaintegrati e detenuti: uomini alla ricerca di una loro identità. “Si tratta di un gesto molto significativo da parte del Pontefice. Proprio a significare la vicinanza alla realtà sociale ed economica di tutti giorni. Rafforzata dall’incontro che avrà con le famiglie ed i fidanzati nel pomeriggio. Viviamo un tempo in cui è presente la grande povertà ed il disagio sociale. Ed è tempo di sollecitare le coscienze per far crescere il senso della fraternità. Il gesto di Benedetto XVI va in questo senso: non una Chiesa ed un clero arroccato su sé stessi ma aperti alle istanze della società civile. Vedete - prosegue il card. Re - la globalizzazione che sta imperando avvicina le persone ma non le rende fratelli e sorelle. Le rende più vicine ma non le affratella. Da ciò nasce l’esigenza della fraternità e della socialità. La solidarietà non deve crescere a parole ma essere concreta. In questi giorni di frequentazione nella città di Ancona ho potuto toccare con mano come, su questo territorio, esistono concreti atti solidali e sono lieto che nel Congresso l’Eucaristia ci fa incontrare Cristo ed avvicinare ai fratelli”. Ma il pensiero, è ovvio, scivola sull’esito del Congresso. Sui suoi contenuti e sugli aspetti organizzativi. “Questo è il quinto Congresso che ho avuto la possibilità di frequentare - spiega il Legato pontificio -. Non faccio classifiche: dico solo che questo di Ancona mi ha lasciato una splendida impressione. Ben organizzato, capace di suscitare grande interesse, denso di significati. Poi - sorride - si svolge in un posto molto bello. Sapevo che Ancona era una città con importanti ricordi storici ma non pensavo fosse così bella. Con il suo mare, con la sua storia millenaria a cui è legata. E poi la zona Fincantieri è un posto splendido, con il mare alle spalle e la Cattedrale dall’alto. La gente è cordiale, l’accoglienza sincera. So che questa terra attraversa un momento difficile sul piano sociale. Il Congresso è un evento religioso ma può portare suoi benefici influssi anche in altri campi. Ecco, mi auguro che questo evento porti ad una ripresa religiosa ma che arrivi anche ad incidere dal punto di vista lavorativo. E questo augurio è senza dubbio quello che esprimerà il Santo Padre che sta per arrivare ad Ancona”.

Roberto Senigalliesi, Corriere Adriatico