giovedì 1 marzo 2012

Don Costa: il Papa ha portato un cambiamento significativo dal punto di vista culturale, ha costretto le librerie laiche a vendere i suoi scritti!

“L’editoria religiosa vive oggi dopo la crisi delle vecchie ideologie e della stessa educazione, e, risentendo dell’invadenza della comunicazione multimediale, si delinea sempre più come una necessità di identità nella babele multietnica”. Lo afferma su L’Osservatore Romano don Giuseppe Costa (nella foto con Benedetto XVI), direttore della Libreria Editrice Vaticana, per il quale “Benedetto XVI ha portato un cambiamento significativo dal punto di vista culturale. Con i suoi libri e le sue encicliche seguiti dai lettori e posizionatisi nei primi posti delle classifiche. Il Papa ha costretto le librerie laiche a vendere i suoi scritti! E dietro ai volumi del Pontefice, stanno emergendo anche altre pubblicazioni che richiamano l’attenzione delle librerie laiche. In questo senso si sta aprendo una prospettiva interessante, sebbene siamo ancora agli inizi”. Don Costa rileva che “anche nelle più recenti Fiere internazionali, come quella di Francoforte, uno dei temi centrali è stato quello legato alla dimensione religiosa”. “Molti editori - sottolinea don Costa - si stanno avvicinando al libro di carattere religioso inserendo diversi titoli in catalogo. Questo passo in avanti è stato reso possibile grazie anche al fatto che il libro di religione ha ampliato il proprio orizzonte esplorativo, non è più concentrato sulla sola liturgia, ma ha allargato lo sguardo al rapporto con la fede, la società, l’attualità e il linguaggio”. Secondo il direttore della Libreria Editrice Vaticana, “un simile spostamento dei confini ha favorito la diffusione di questo genere di libro”. “La LEV - rivendica in proposito il salesiano - è stata tra le promotrici di questa nuova tendenza, avvantaggiandosi con la vendita dei diritti d’autore del Papa, il che ha agevolato notevolmente il contatto con gli altri editori”, anche se “la distribuzione libraria italiana risente della nostra storia civile dove fra cattolici e laici spesso è esistito uno iato, una separazione netta”. Oggi, tuttavia, conclude don Costa, “alcuni editori come Mondadori e Laterza hanno cominciato ad aprirsi pubblicando opere di storiografia e di saggistica religiosa. Certamente, in questo cambiamento è stata fondamentale la funzione degli ultimi Pontefici e in particolare di Papa Ratzinger”.

Agi

Storia e attualità dell’editoria religiosa in un libro-intervista al direttore della Libreria Editrice Vaticana

Il Papa in Messico e a Cuba. Sul viaggio si allunga il fantasma di Maciel: Benedetto XVI potrebbe includere un incontro con le vittime dei suoi abusi

Sull'ormai imminente viaggio del Papa in Messico si allunga il fantasma di Marcial Maciel Degollado, il religioso messicano, fondatore dei Legionari di Cristo, morto nel 2008 a 83 anni d'età dopo essere stato punito da Benedetto XVI per una sfilza di misfatti tanto da essere paragonato a una specie di demone. Abusi sessuali, uso di droghe, corruzione, uso spregiudicato del potere all'interno dell'ordine religioso che aveva fondato nel 1941, menzogne, plagio, persino l'esistenza di due famiglie, una in Spagna e l'altra a Città del Messico. Solo dopo una indagine promossa dall'allora card. Ratzinger nel 2005, non senza fronteggiare diverse resistenze in Curia poichè Maciel godeva di una reputazione di ferro grazie all'amicizia con Giovanni Paolo II, al religioso messicano fu imposta una vita di penitenza e di ritiro. La punizione arrivò nel 2006 anche se il sacerdote non fu mai ridotto allo stato laicale, nè tantomeno subì un processo. Il caso era piuttosto ingombrante e di difficile gestione. In Messico anche se Benedetto XVI andrà per rendere omaggio al Cristo Rey e alla Vergine morenita, simbolo della religiosità di un intero continente, dal passato la sagoma di padre Maciel affiora, inevitabile, così come molti interrogativi. Uno tra tutti: perchè la Chiesa davanti ad un caso tanto abnorme ha reagito tanto tardi? E, soprattutto, perché in tutti questi anni non mai state ricevute le vittime che hanno subito violenze sessuali e psicologiche, tra cui persino due dei figli biologici di Maciel? Nel corso dei suoi viaggi negli Stati Uniti, a Malta, in Australia, in Germania, in Gran Bretagna, Benedetto XVI ha sempre incluso un incontro con le vittime degli abusi. Ha pregato con loro. Ha ascoltato le loro storie drammatiche, li ha consolati, assicurando che gli errori commessi in passato dalla Chiesa non si sarebbero più ripetuti. In Messico le vittime di padre Maciel si attendono un gesto simile, un abbraccio paterno, una carezza consolatoria. Si tratta di ex legionari desiderosi di conciliarsi con la Chiesa. Persone che hanno sofferto enormemente anche per fare emergere la verità. Sopportarono ogni sorta di umiliazione persino dal Vaticano: quando fu depositata la prima denuncia, nel 1997 nessuno voleva dare loro credito. Neppure uno voleva ascoltarli e furono trattati come degli appestati. Al momento, nell'agenda papale, non è previsto nessun incontro con loro. Ovviamente potrebbe essere inserito all'ultimo momento, senza dare preavvisi in anticipo, come è stato fatto anche a Malta e in Germania. Intanto in Messico vi è molta attesa per vedere se il Papa romperà il silenzio sul caso Maciel. Salvo qualche pronunciamento dei vescovi messicani, fatto a titolo personale, non c'è ancora stato una presa di posizione ampia, collettiva e definitiva. Diversi vescovi erano amici personali di Maciel, come per esempio il card. Rivera Carrera, e questo genera imbarazzi. "Ma se il Papa è entrato in contatto con altre vittime, perchè non dovrebbe farlo con le vittime di padre Maciel in Messico?" Ha scritto recentemente Bernardo Barranco, sociologo, presidente del Centro di Studi Religiosi in Messico, un prestigioso istituto che in passato si è occupato compiutamente del caso di padre Maciel. Già perchè?

Franca Giansoldati, Il Messaggero.it

Messaggio per la colletta a sostegno dei cristiani in Terra Santa: le ostilità il pane quotidiano che alimenta la fede. La costante richiesta del Papa

Per i cristiani di Terra Santa “le ostilità sono il pane quotidiano che alimenta la fede e talora fanno risuonare l‘eco del martirio in tutta la sua attualità” e la loro “fatica prepara senz‘altro un domani di bene, ma chiede oggi di sostenere scuole, assistenza sanitaria, necessità abitative, luoghi di aggregazione e tutto quanto ha saputo suscitare la generosità della Chiesa”. Con queste parole la Congregazione per le Chiese orientali, nel tradizionale messaggio per la “Collecta pro Terra Sancta” del Venerdì Santo, firmato dal suo prefetto, card. Leonardo Sandri, ricorda ai vescovi del mondo intero “la costante richiesta di Papa Benedetto XVI affinché sia generosamente sostenuta la missione della Chiesa nei Luoghi Santi”. “Una missione - si legge nel testo diffuso oggi dalla Sala Stampa della Santa Sede - specificamente pastorale, ma nel contempo offre a tutti indistintamente un encomiabile servizio sociale. Così cresce quella fraternità che abbatte le divisioni e le discriminazioni per inaugurare sempre di nuovo il dialogo ecumenico e la collaborazione interreligiosa. Ciò costituisce un‘ammirevole opera di pace e di riconciliazione, tanto più necessaria oggi, preoccupati come siamo col Santo Padre ‘per le popolazioni dei Paesi in cui si susseguono tensioni e violenze, in particolare la Siria e la Terra Santa’”. Nel Messaggio si sottolinea come l’emigrazione cristiana sia acuita “dalla mancanza di pace, che tenta di impoverire la speranza, mutandosi nella paura di essere soli davanti ad un futuro che sembra non esistere se non come abbandono della propria patria”. Da qui la richiesta di aiuto per “scuole, assistenza sanitaria, necessità abitative, luoghi di aggregazione e tutto quanto ha saputo suscitare la generosità della Chiesa”. “Quanta fede - prosegue il Messaggio - scopriamo nei giovani, desiderosi di testimoniare le beatitudini, amando i loro Paesi nell’impegno per la giustizia e per la pace con i mezzi della non violenza evangelica. Quanta orgogliosa fede, quanta fermezza, ci viene trasmessa da chi proferisce parole di riconciliazione e di perdono, sapendo di dover rispondere in tal modo alla violenza e talora al sopruso”. “Abbiamo il dovere - conclude il testo - di restituire il patrimonio spirituale ricevuto dalla loro millenaria fedeltà alle verità della fede cristiana. Lo possiamo e lo dobbiamo fare con la preghiera, con la concretezza del nostro aiuto e con i pellegrinaggi. L‘Anno della fede, nel 50° del Concilio Vaticano II, fornirà motivazioni singolari per muovere i nostri passi verso quella Terra, peregrinando ancor prima col cuore tra i misteri di Cristo. La solitudine che talora si affaccia fortemente nella loro esistenza sia vinta dalla nostra fraternità”.

SIR

APPELLO PER LA COLLETTA A SOSTEGNO DEI CRISTIANI IN TERRA SANTA

Domenica la visita del Papa alla parrocchia San Giovanni Battista de la Salle nel quartiere Torrino. Prima tra i bambini, poi la Santa Messa

Pochi giorni fa, durante il Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali, il Santo Padre ha chiesto di pregare per lui perché possa "reggere con mite fermezza il timone della Chiesa". Domenica 4 marzo il Pontefice, visitando in occasione della Quaresima la parrocchia di San Giovanni Battista De La Salle al quartiere Torrino (foto), periferia sud di Roma, presiederà la Messa da un presbiterio cui l’architetto Giovanni Spina ha voluto dare proprio la forma della barca di Pietro. Alle 9.00 il Santo Padre verrà accolto dai bambini della parrocchia e alle 9.30, sull’altare poggiato su una base del colore del mare, Benedetto XVI celebrerà l’Eucaristia insieme al cardinale vicario Agostino Vallini, al vescovo ausiliare per il settore Sud Paolo Schiavon, ai sacerdoti della parrocchia e della prefettura. Dal presbiterio, con il pavimento in lastre di travertino color noce come il pontile di una nave, le due vetrate triangolari a forma di vele e il fonte battesimale a ricordare una prua, il Pontefice sarà plasticamente il nocchiero della diocesi di Roma. "In questo tempo di preparazione - spiega don Giampaolo Perugini, dal settembre 2009 parroco di San Giovanni Battista De La Salle - abbiamo sensibilizzato la comunità a conoscere più da vicino la figura del Santo Padre e il suo ministero petrino: durante le celebrazioni domenicali, nelle riunioni dei vari gruppi e anche attraverso una catechesi rivolta a tutta la parrocchia". Eretta il 1 ottobre 2000 dall’allora cardinale vicario Camillo Ruini, la parrocchia è stata dedicata il 12 dicembre 2009 dal cardinale vicario Vallini in onore di San Giovanni Battista De La Salle. "Per i primi tre anni - racconta il parroco - l’attività pastorale si è svolta all’interno dell’Istituto 'Santa Chiara', poco distante dal sito designato per la costruzione della nuova struttura. Poi, per tre anni e mezzo, in un prefabbricato sull’area da edificare. Infine, quando è iniziata la realizzazione dell’opera edilizia parrocchiale, durata due anni e mezzo, in un garage affittato nelle vicinanze". Provvidenziale che una parrocchia dedicata al Santo patrono degli educatori abbia trovato collocazione in una delle zone più "giovani" di Roma. "Il quartiere - prosegue don Perugini - è prevalentemente costituito da famiglie giovani con bambini che frequentano scuole elementari e medie. La popolazione si aggira intorno ai 12mila abitanti. Nel territorio parrocchiale ci sono 3.116 famiglie, la maggior parte delle quali composte da giovani coppie con figli piccoli o adolescenti. Abbiamo un auditorium che utilizziamo per gli spettacoli teatrali, i musical con i bambini e gli incontri con le famiglie. Comunichiamo con i parrocchiani attraverso un giornale, L’Astro nascente, e il sito internet www.parrocchiadelasalle.org. Dal 2009, anno in cui ci siamo trasferiti, sono nate nuove realtà, in particolare quella dell’oratorio, con diversi laboratori, tra cui una scuola di musica dove i ragazzi imparano a suonare la chitarra, il violino o il pianoforte, un campo di calcetto, uno di basket e uno di pallavolo". "All’interno dell’oratorio 'Stella polare' -aggiunge Claudio Parisini, ingegnere di 48 anni, volontario al 'Laboratorio sportivo' per il calcetto - ci sono tante attività, tra cui lo sport. Sono iscritti circa 70 ragazzi, dai 6 ai 12 anni. Io, insieme ad altri due volontari, mi occupo delle lezioni di calcetto, su un campo di erba sintetica di quarta generazione, cui sono iscritti 58 bambini. Poi ci sono altri due volontari per insegnare basket, e due per la pallavolo. Ovviamente lo scopo è educativo: dare ai giovani del quartiere un luogo di aggregazione al di là del Centro commerciale Euroma2". A San Giovanni Battista De La Salle vanno a 'gonfie vele' anche le attività di evangelizzazione e le iniziative delle numerose associazioni. "Oltre ai gruppi di catechismo classico, i 2 anni per la prima comunione e i 3 anni per la cresima raccolgono un totale di 278 bambini e 140 ragazzi, negli ultimi due anni - conclude il parroco - sono nati altri gruppi parrocchiali come il gruppo liceali, quello degli universitari e lavoratori, un gruppo post-cresima e uno post-comunione. Presenti fin dalla nascita della parrocchia invece i gruppi della 'Gioventù ardente mariana', la Legio Mariaee il movimento del 'Rinnovamento nello Spirito'".

Daniele Piccini, RomaSette

Quaresima 2012. I quattro grandi Dottori della Chiesa orientale al centro delle prediche in Vaticano di padre Cantalamessa, che inizieranno il 9 marzo

Venerdì 9 marzo il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, inizierà nella Cappella Redemptoris Mater in Vaticano, le prediche per la Quaresima. Le meditazioni prenderanno spunto da alcuni Padri della Chiesa e si svolgeranno sul tema “Ricordatevi dei vostri capi e imitatene la fede” (Ebrei 13, 7). “In preparazione all'Anno della fede indetto da Benedetto XVI (11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013), le quattro prediche di Quaresima – spiega un comunicato della Prefettura della Casa Pontificia - si propongono di attingere slancio e ridare freschezza al nostro credere, mediante un rinnovato contatto con i ‘giganti della fede’ del passato. Ci metteremo ogni volta alla scuola di uno dei ‘quattro grandi Dottori della Chiesa orientale’ – Atanasio, Basilio, Gregorio Nazianzeno e Gregorio Nisseno – per vedere cosa ognuno di essi dice a noi oggi a proposito del dogma di cui è stato il campione; rispettivamente: la divinità di Cristo, lo Spirito Santo, la Trinità e la conoscenza di Dio”. Le altre prediche si terranno il 16, 23 e 30 marzo.

Radio Vaticana

COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA: PREDICHE PER LA QUARESIMA 2012

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Card. Rylko: il grazie del Papa a Rio de Janeiro e al Brasile per il grande dono che fanno alla Chiesa

Prosegue, a Rio de Janeiro (foto), la visita del presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, card. Stanislaw Rylko, per fare il punto sulla preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù che verrà ospitata dalla città brasiliana dal 23 al 28 luglio 2013. Secondo quanto riferisce l’arcidiocesi di Rio, il cardinale si è detto certo che “la GMG stupirà il popolo brasiliano con i tantissimi giovani che arriveranno da tutte le parti del mondo, in particolar modo dall’America Latina e dal Brasile. La GMG è una manifestazione della Chiesa giovane, piena di entusiasmo e di zelo missionario”. Secondo il presidente del dicastero vaticano, “il Comitato organizzatore sta portando avanti un gran lavoro, con competenza ed entusiasmo, soprattutto per quello che riguarda la preparazione pastorale”. “Desidero ringraziare, a nome del Papa, Rio de Janeiro e il Brasile per il grande dono che fanno alla Chiesa univerale ospitando la GMG 2013” ha dichiarato il card. Rylko. Secondo il presidente della Conferenza Episcopale brasiliana, il card. Raymundo Damasceno, il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici "è rimasto colpito dalla collaborazione in atto tra la Chiesa, il Governo locale e quello nazionale, per organizzare la GMG”. L’arcivescovo di Rio, mons. João Tempesta Orani ha confermato la disponibilità delle istituzioni “per quel che compete la mobilità, la viabilità e la sicurezza così da rendere Rio de Janeiro una città ancora più sicura per i giovani partecipanti”. Oggi il card. Rylko presiederà una Messa nel santuario di Cristo Redentore del Corcovado e, in serata, parteciperà ad veglia di adorazione.

SIR

Mons. Pagano: tra uno o due anni, per volontà di Benedetto XVI, sarà aperta agli studiosi la parte dell'Archivio vaticano sul Pontificato di Pio XII

Sarà aperta agli studiosi "tra uno o due anni" la parte dell’Archivio segreto vaticano riservata al Pontificato di Pio XII. E' questa l'indicazione di mons. Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, espressa nel corso della conferenza stampa ai Musei Capitolini sulla mostra "Lux in Arcana", in cui per la prima volta vengono esposti al pubblico cento documenti storici originali provenienti dall’archivio dei Papi Il prefetto ha dato alcune indicazioni sulla prossima apertura ai documenti sul pontificato pacelliani che potranno essere consultati dagli studiosi. "Il lavoro archivistico è pressochè completato - ha detto Pagano -, la decisione sovrana su quando sarà l’apertura spetta però al Papa. Tra l’altro dalla volontà di Benedetto XVI di accelerare l’apertura, anche per tacitare voci dissonanti sul Pontificato di Papa Pacelli, la Chiesa non potrà che trarre vantaggio". Il vescovo prefetto ha ricordato il comunicato diffuso dalla sala stampa vaticana nel 2008, in cuisi parlava già dell’apertura dell’archivio segreto su Pio XII nell’arco di sei o sette anni.

Vatican Insider

Cardinali stranieri si lamentano di Bertone e della gestione della Curia ma già pensano al conclave. Il Papa: ha dei difetti, come i predecessori

"Questi sono i documenti da vedere e da presentare, di cui mi colpisce la verità storica". Il card. Tarcisio Bertone (nella foto con Benedetto XVI) ostenta tranquillità. Circondato dai gendarmi vaticani che lo scortano ovunque, appena arrivato alla mostra "Lux in Arcana" sui documenti dell’Archivio segreto vaticano, risponde così alle domande dei giornalisti che gli chiedono del clima avvelenato sollevato dal "Vatileaks". Ma se all’esterno, nella recente intervista al Tg1, e nei numerosi impegni pubblici, il "primo ministro" vaticano appare sereno, ben diversa è l’aria che si respira Oltretevere dov’è continuata la caccia alla "talpa" che ha fatto uscire i documenti riservati finiti sui media: dalle lettere dell’ex segretario del Governatorato Carlo Maria Viganò che denunciava episodi di corruzione nella gestione degli appalti in Vaticano alle note riservate sullo Ior e sul dibattito interno in merito alle norme antiriciclaggio; dall’appunto anonimo sul presunto complotto contro il Papa alla lettera con cui il Segretario di Stato intimava al card. Dionigi Tettamanzi di lasciare la presidenza dell’istituto Toniolo, la "cassaforte" della Cattolica, per far posto al bertoniano Giovanni Maria Flick. A crescere negli ultimi giorni è stato soprattutto il malessere percepibile presso importanti Episcopati in Europa e nel mondo. Già due anni fa, dopo il caso della revoca della scomunica al vescovo lefebvriano Richard Williamson, negazionista sulle camere a gas, alcuni cardinali italiani ed europei provarono a chiedere al Papa di accettare le dimissioni di Bertone che di lì a poco avrebbe compiuto 75 anni. Un tentativo in questo senso venne fatto dai cardinali Camillo Ruini, Angelo Bagnasco, Angelo Scola e Christoph Schönborn durante un incontro con Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Il Papa allora chiuse la discussione prima ancora che questa si aprisse, come aveva già fatto in precedenza di fronte alle critiche verso Bertone espresse da altri porporati, come l’arcivescovo di Colonia Joachim Meisner. Papa Ratzinger conosce Bertone da molti anni, lo ha avuto come numero due alla Congregazione per la Dottrina della Fede, ne apprezza la fedeltà, ed era ben cosciente, quando l’ha nominato nel 2006, quale successore del card. Angelo Sodano, che l’arrivo di un porporato non proveniente dalla carriera diplomatica avrebbe provocato non poche scosse di assestamento. Molti stretti collaboratori del Segretario di Stato leggono quanto sta accadendo come un colpo di coda della vecchia guardia diplomatica. Ma, nonostante le indagini serrate affidate alla gendarmeria vaticana, fino a questo momento la "talpa" o le "talpe" non sono state individuate. E nelle ultime settimane le scosse di assestamento stanno diventando un vero e proprio terremoto destabilizzante per l’intera istituzione, che appare attraversata, anzi dilaniata, da lotte di potere. Ad essere criticato è il modo con cui Bertone gestisce la Segreteria di Stato, l’eccessivo interesse per gli affari italiani, basti pensare alla tentata e fallita scalata per acquisire il San Raffaele, come pure il sottobosco di plenipotenziari laici, veri o presunti, che agiscono in suo nome o usano il suo nome. Due settimane fa, in occasione del Concistoro, il malessere di molti cardinali stranieri per la gestione della Curia è emerso in modo chiaro in diversi dialoghi a tu per tu. Più d’uno, anche sotto la cupola di San Pietro al termine della cerimonia per la creazione dei nuovi porporati, ha parlato apertamente di possibili candidati al papato per un futuro conclave. Un fatto inaudito. Diversi cardinali hanno chiesto informazioni sui "papabili" e hanno manifestato soprattutto amarezza per la gestione italiana della Segreteria di Stato. Fino a questo momento Benedetto XVI ha continuato a difendere il suo primo collaboratore dagli attacchi e dalle critiche: "Ha dei difetti, come i suoi predecessori ne avevano altri", avrebbe ripetuto, lasciando intendere di voler tenere accanto a sé Bertone, che il prossimo dicembre compirà 78 anni, ancora a lungo. Il Segretario di Stato appare dunque saldo sulla tolda di comando, e c’è chi afferma che stia meditando clamorose contromosse, come quella di un nuovo ricambio al vertice dello Ior. Non bisogna però dimenticare che l’istituzione ecclesiastica è solita far quadrato attorno a chi è sotto attacco. Joseph Ratzinger ama ponderare con grande attenzione le decisioni importanti, e nonostante il malessere e le critiche avanzate ormai da diversi cardinali, non è affatto detto che le dimissioni presentate da Bertone due anni e mezzo fa vengano presto accettate da Benedetto.

Andrea Torniellil, Vatican Insider

I cardinali provano malessere per quanto accade in Curia? Oh, poverini. Non sanno quanto malessere abbiamo provato noi nel 2010 quando il silenzio dei porporati era assordante...

I predicatori dei Papi per gli Esercizi spirituali. Nel 1983 il card. Ratzinger, con il suo stile, un misto tra teologia e ricerca del mistero

Quando il card. Laurent Mosengwo Pasinya è stato chiamato a predicare alla Curia romana gli Esercizi spirituali di inizio Quaresima, tutti hanno pensato che il cardinale africano era pronto per il gran salto. Perché l’essere chiamati a predicare alla Curia è un segno di grande stima da parte del Papa. A volte prelude a un più alto incarico, magari a Roma. Altre volte aumenta il peso che le parole del “predicatore” avranno nei dibattiti della Chiesa. Eppure, più che guardare all’incarico o al significato “politico” di questa chiamata, si dovrebbe andare a guardare i temi degli Esercizi. In questi casi, la Chiesa non è politica, ma pensiero. I temi raccontano di una preoccupazione generale del Sacro Collegio. La scelta di una persona riguarda anche la consapevolezza che quello che dirà sarà particolarmente importante. È il 1976 quando Karol Wojtyla viene chiamato a predicare gli Esercizi spirituali di Quaresima alla Curia romana. È la prima volta che la scelta ricade su un membro del Collegio cardinalizio. Il tema scelto da Wojtyla per la sua predicazione alla Curia è “Cristo segno di contraddizione nel mondo”. Segno di contraddizione all’Est, nei Paesi dell’ateismo eretto a sistema. Ma segno di contraddizione anche in Occidente, in una società che faceva a meno di Dio, perciò indifferente alla Chiesa e alla sua morale. È segno di contraddizione anche nella Chiesa. Karol chiede a tutti di guardarsi dentro la coscienza. Ai prelati della Curia come a uomini che hanno nelle mani le sorti del mondo, ai magnati della finanza. Per spiegare il concetto, usa i versi del Riccardo III di Shakespeare. Roma, Anno 1983. Sono due anni che Joseph Ratzinger lavora come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Giovanni Paolo II gli chiede di guidare gli esercizi spirituali di Curia. E lui lo fa con il suo stile, un misto tra teologia e ricerca del mistero. Riflette sul significato della Quaresima, del "deserto" in cui ogni uomo deve entrare per un periodo, per vincere le tentazioni, come ha fatto Gesù. E allo stesso tempo, c’è negli Esercizi spirituali la critica al metodo storico con cui viene studiata oggi la figura di Gesù, ridotto a "personaggio" del passato, confinato in un contesto spazio-temporale che Lo allontana irrimediabilmente da noi, facendoci così perdere di vista la realtà viva e vera della Sua parola. È da lì, ma la riflessione viene da ancora più lontano, che nasce l’esigenza, da parte di Benedetto XVI, di coronare la sua opera con i volumi su Gesù di Nazaret. Salto avanti nel tempo. È il 1997. E a predicare gli Esercizi spirituali in Curia viene chiamato Roger Etchegaray, al tempo presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. Etchegaray è stato uno degli organizzatori dell’incontro tra le religioni ad Assisi nel 1986, criticato anche dallo stesso card. Ratzinger per il rischio di sincretismo religioso. Presenta ai membri della Curia romana una riflessione incentrata su Gesù “Vero Dio e vero uomo”. E filo conduttore è un pensiero del filosofo francese Blaise Pascal: "Fuori da Gesù Cristo non sappiamo né chi è Dio né chi siamo noi". Certo è che c’è necessità di guardare alle “cose di lassù”. E lo fa Giacomo Biffi, battagliero ex arcivescovo di Bologna, stimatissimo da Benedetto XVI, che lo chiama nel 2007 a predicare gli Esercizi alla Curia. Per Biffi è un bis (aveva predicato gli Esercizi anche nel 1989). Tema conduttore è il brano della lettera di San Paolo ai Colossesi: “Cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio: pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra” (Col 3, 1-2). È un invito sempre attuale. Specialmente in questo periodo in cui le lotte di Curia sono sempre sulle prime pagine dei giornali. Ma, più che alle lotte di potere, si dovrebbe guardare alla sostanza del messaggio cristiano. Un messaggio che è rimasto intatto per 2000 anni, nonostante tutto. Un messaggio che Benedetto XVI sta cercando di tenere vivo. Puntando in alto. E preparandosi per l’Anno della fede.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

L'intensità e l'originalità del pensiero del Papa, una presa di distanza meditata dalla direzione del pensiero unico imposto dai potenti della Terra

“Il Papa morirà”. Questo il contenuto choc dell’appunto riservato pubblicato da Il Fatto Quotidiano e che annunciava un “complotto omicidiario” nei confronti di Benedetto XVI. La notizia è stata commentata con grande prudenza dai media e lasciata sfumare senza clamore. Mi ha inquietato però una nota del 28 febbraio del vaticanista de Il Riformista, che si concentra sulla candidatura gradita di Scola, attuale arcivescovo di Milano legato a Comunione e Liberazione, e sulla possibilità che solo le dimissioni anticipate di Joseph Ratzinger assicurino un Papa europeo. Questo mi ha spinto ad interpretare l’isolamento del teologo tedesco in rapporto all’attuale conflitto interno al capitalismo globalizzato, dominato dalla finanza. Non ho certo la presunzione di penetrare mondi per me inavvicinabili, ma la lettura del pensiero del Pontefice mi ha sempre colpito per intensità e originalità di alcuni suoi passaggi. Come pure per una presa di distanza meditata dalla direzione verso cui si muove il pensiero unico imposto dai potenti della Terra. In fondo, la storia dei Papi dal Novecento non è più romana, ma è tutta legata alle scosse storiche della geopolitica mondiale. Mi chiedo allora: perché mai dovrebbe arrivare un Papa europeo conservatore, possibilmente italiano, se non perché il vecchio continente è diventato nelle sue istituzioni il cane da guardia del liberismo più sfrontato? Benedetto XVI, l’autore dell’Enciclica “Spe Salvi”, poco conosciuta e che attribuisce a Marx il merito di andare oltre la Rivoluzione francese per allargare i confini della giustizia sociale, non è amato negli ambienti del capitalismo finanziario internazionale. Anche se non interviene nelle vicende italiane, è visibile il contrasto del Pontefice con la Conferenza Episcopale italiana che ha un nucleo reazionario collegato ai centri di potere finanziario che danno un sostegno netto a Mario Monti. La rivalutazione della questione sociale, il contrasto tra poveri e ricchi continuamente citato, una rifondazione dell’economia cambiando il paradigma secondo cui la Chiesa agiva sulle ingiustizie facendo la carità anziché intervenire sulle cause, devono aver preoccupato quei poteri. Questi ultimi attingono a risorse che sono prodotte da grandi masse di popolazione (il 99%) e trasferite ad un’elite (l’1%) a dispetto della dignità, delle condizioni materiali del lavoro, della sicurezza sociale. La circostanza poi che vede i governi essere protagonisti da un lato della vendita di armi e dall’altro a doverle acquistare in cambio di “aiuti” (come Grecia e Italia) mentre perseguono politiche di distruzione delle conquiste sociali e dello stato democratico, sta mobilitando e turbando il mondo cattolico, anche se non in egual modo. C’è una gerarchia che tace e una base che si oppone e sta dalla stessa parte del Papa nella condanna contro i capitalismi finanziari anonimi, da lui indicati come “il primo pericolo del mondo odierno”. La spaccatura attiene al sociale più che al religioso, come dimostra lo scontro tra Bertone e Tettamanzi a Milano. Il “cattolicesimo” esibito dai tecnici al governo, in gran parte partecipi, pur se a diversi gradi, della trasversalità delle lobby che medicano la crisi con le stesse ricette che l’hanno provocata, sta tutta dentro questi contrasti ed è il riflesso di uno scontro che volutamente confonde politica con religione. Il caos è grande e il Papa preferisce star fuori dagli scontri di potere interni alla CEI. Tuttavia, se si leggono le due Encicliche di Benedetto XVI, si capisce che l’applicazione tecnica priva di democrazia (un’indicazione della “Trilateral”) di misure economiche per conto terzi (BCE, FMI, Borsa di Londra) ad opera del governo attuale, non sostiene certo l’indicazione di “indirizzare l’economia ai fini di utilità sociale e al bene comune” (“Caritas in veritate”). Né di porre termine a una terrificante socializzazione del debito, che assolve il capitalismo industriale e bancario in contrasto con l’art.41 della Costituzione (“l’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale… e deve essere indirizzata e coordinata a fini sociali”). Parrà strano a chi ha in mente il prefetto del Sant’Uffizio ma oggi il Concilio Vaticano II trova nel Pontefice almeno altrettante aperture sul piano sociale quanto trova chiusure dentro ambienti della CEI, di CL, dell’Opus Dei. Come pure delle istituzioni finanziarie e degli stessi professori che dopo Messa entrano nei Palazzi della così screditata politica. Non è congiura fantasiosa ma pressione politica vera quella che si esercita dalle parti di San Pietro.

Mario Agostinelli, Il Fatto Quotidiano