lunedì 21 maggio 2012

Card. Bagnasco: l'Italia ha bisogno di un risveglio della speranza. L'Anno della fede una scossa molto importante, che è impossibile ignorare

La crisi italiana è molto profonda e soltanto il cattolicesimo può fornire al Paese una risposta adeguata. Questo il senso profondo della prolusione del cardinale Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale italiana, all'apertura dell'Assemblea Generale della CEI. Bagnasco ha esordito ricordando le vittime e i danneggiati del sisma che ieri notte ha colpito l'Emilia-Romagna. “Siamo vicinissimi a quelle comunità – ha detto il presidente della CEI -. Ci stringiamo ad esse, preghiamo per i morti e i feriti, siamo solidali ai loro parenti, e ci impegniamo a fare per intero la nostra parte affinché la vita normale possa riprendere al più presto”. La “condizione complessiva” del popolo italiano è qualcosa che desta “angustia”, tuttavia, proprio per questo, tutti vorremmo “essere in grado di intravvedere i primi bagliori di qualcosa di nuovo e che dovrà poi maturare attraverso un paziente, lungimirante servizio”. Accanto ai molti rischi che il cittadino corre nell'ambito di una crisi “assai più ampia del previsto”, è più che opportuno inquadrare anche “i segnali positivi e le potenzialità che realisticamente sono alla nostra portata”, ha proseguito il porporato. “La vita – ha aggiunto - è un dono troppo grande per non applicarsi ad assaporarla sempre, anche nelle fasi più aspre, dalle quali tuttavia possono trapelare i sussurri del nuovo”. Inoltre, sebbene la “pensosità preoccupata” di molte persone sia “non solo legittima ma anche sacrosanta”, essa non deve tramutarsi in “cupezza”, né in “oppressione paralizzante”. Se così fosse, sarebbe un “cedimento sul fronte dell’amore che Dio ha per noi, che ci fa resistenti alla prova e capaci di futuro”. Di fronte ai segnali di “pronunciato risentimento”, quando non di “ostilità dichiarata e violenza sanguinaria”, bisogna reagire “con ogni determinazione” per lasciare “spiragli a quel futuro che è diritto di ogni comunità”, ha detto Bagnasco. La crisi economica sociale e le “difficoltà del vivere”, oggi come in passato, spingono la gente a “guardare alla Chiesa come ad un interlocutore vicino e concreto”, ha osservato Bagnasco. Ciò trasmette ai Vescovi la percezione della propria “distinta responsabilità”. In una situazione di difficoltà come quella attuale, il Paese deve evitare “ricette minimali” o “precipitose”. Un ciclo economico e sociale si è “definitivamente interrotto” ed il nuovo sarà “comunque diverso”. L'Italia, tuttavia, ha affrontato in passato prove non meno dure ed ha comunque conquistato “il posto che oggi occupa tra le nazioni più sviluppate del pianeta”. Per farcela si dovette “mangiare pane duro, spesso senza companatico” e la parola d'ordine era: “lavorare, sacrificarsi, crescere. Non si badava alla fatica, si facevano sacrifici inimmaginabili, ma si correva insieme”. Poi giunse la degenerazione del consumismo e dell'indebitamento, mentre “a volte ci davano fastidio i vicini più poveri che, approfittando dell’esposizione geografica del Paese, varcavano il mare o affrontavano ogni genere di peripezie con l’obiettivo di partecipare in qualche modo al nostro benessere”, ha proseguito il presidente della CEI. Oggi la crisi ha raggiunto tali livelli che nessuno si può permettere di minimizzare. Bisogna piuttosto rispondere “con un cambiamento altrettanto epocale”, sopratutto mentale, per quanto la mente, secondo Bagnasco, sia “la più lenta a lasciarsi modificare”. Accanto alla crisi economica e politica non va trascurata la crisi del mondo dell'informazione, con numerosi episodi di “comunicazione selvaggia”. Alludendo anche al recente scandalo della pubblicazione di documenti riservati del Vaticano, il cardinale Bagnasco ha ricordato che la deontologia giornalistica non si può “usare a proprio piacere secondo circostanze e interessi”, in quanto essa ha “regole, doveri e limiti precisi”. Non è quindi lecito violare il “diritto alla libertà e a quella riservatezza che rientra nello statuto proprio dell'uomo e nelle fondamenta della civiltà”, in nome del diritto di informare. “Ci addolora, e molto – ha aggiunto Bagnasco - che affiori qua e là una sorta di gusto a colpire la Chiesa, quasi che ne potesse venire un qualche vantaggio: vero è il contrario, sono atti criminosi che appesantiscono tutti e certo non procurano gloria né onore ai protagonisti, noti o ignoti che siano”. Nella seconda parte della prolusione, il presidente della CEI ha esortato ad un “risveglio della speranza”, la cui assenza, come ricordava l'illustre teologo Piero Coda, è il “sintomo più prossimo alla morte biologica e spirituale”. La speranza è strettamente legata alla prima delle virtù teologali: non a caso papa Benedetto XVI ha indetto, a partire dal prossimo ottobre l'Anno della fede, senza la quale, ha commentato Bagnasco “vi è il niente”. L'Anno della fede assieme all'istituzione del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, costituisce “una scossa molto importante, che è impossibile ignorare”. Luogo virtuoso di cammino della Chiesa, oggi come ieri, è la parrocchia. Essa non è un “luogo di routine a misura dei “soliti noti”: è il miracolo di Dio dispiegato sul territorio, dove lo straordinario è racchiuso sotto forme abituali ma non per questo meno perentorie e incisive”, ha detto Bagnasco. Di fondamentale importanza, non solo per gli storici e i teologi ma per tutti i fedeli è la ricorrenza del 50° anniversario del Concilio Vaticano II, del quale è ormai possibile una “serena valutazione di ciò che ha rappresentato nelle nostre Chiese” e che, nondimeno, è “un autentico dono di Dio”, come ha ricordato Benedetto XVI. Una riflessione successiva è stata dedicata dal card. Bagnasco alla crisi dell'Europa che tuttavia è “un bene troppo grande perché resti un’incompiuta sospesa nell’aria”. Se l'Europa non diventerà una “avventura culturale e spirituale”, oltre che economica, “non riuscirà a plasmare il sentimento di appartenenza, e non sarà mai una comunità di destino”. La comunità intera, italiana, europea e mondiale, deve riscoprire “la grande lezione del servizio”, della “gratuità” e del “dono”, attraverso tutti i mezzi possibili, a partire dal volontariato. In merito alla disaffezione per la politica, Bagnasco ha ammonito che gli italiani ormai non tollerano più “demagogie e furbizie, né mediocri tatticismi”. “Si deve piuttosto scommettere sull'intelligenza dei cittadini, ormai disincantati e stanchi”, ha aggiunto. Nel delicato settore del lavoro, in particolare i giovani devono “finalmente ricevere dei segnali concreti, che vadano oltre la precarietà, la discriminazione, l’arbitrarietà”. Al tempo stesso, tuttavia, vanno evitate le “tentazioni parassitarie” e l'inclinazione all'indebitamento. Il presidente della CEI ha poi espresso il proprio sostegno ai sacerdoti che – sia al Nord che al Sud – “si trovano a far fronte al sistema mafioso, alle sue minacce e alle sue intimidazioni”. Ha quindi promesso che l'impegno della Chiesa contro la malavita non verrà mai meno, sottolineando, a seguito a fatti di sangue come quello di Brindisi, che l'Italia “non tende di per sé ad eccessi né ad estremismi” e che la logica della violenza e del fanatismo ancora una volta non prevarrà. Dopo aver ricordato l'imminenza dell'Incontro Mondiale delle Famiglie, unica struttura antropologica che “ci consenta di proiettarci nel futuro”, Bagnasco ha infine menzionato la recente Beatificazione dell'economista Giuseppe Toniolo, un evento che rappresenta un “autentico colpo d’ala, di cui sarà bene non disperdere la spinta” per tutto il laicato cattolico italiano in un momento di profondi cambiamenti.

Luca Marcolivio, Zenit

La prolusione

VII IMF-Il Papa a Milano. Pronta la 'Guida della famiglia', un vademecum del pellegrino con oltre 60 eventi culturali che si svolgeranno in città

Una “Guida della famiglia” per orientarsi in città, seguire i momenti con il Papa ed essere informati sugli eventi culturali in programma a Milano (foto) nei giorni del VII Incontro Mondiale della Famiglia. Promossa e realizzata dalla Fondazione Milano Famiglie 2012 la “Guida della famiglia” è parte del “kit” distribuito ai pellegrini che ne hanno fatto richiesta. Stampato in tre lingue, italiano, inglese e spagnolo, il libretto verrà distribuito gratuitamente anche al Mico dove dal 29 maggio sono in programma la Fiera Internazionale della Famiglia, il Congresso Internazionale Teologico Pastorale e il Congresso dei ragazzi. La guida è un utile strumento culturale e logistico per muoversi in città e conoscere l'arcidiocesi di Milano. Accanto ad alcuni itinerari artistici pensati ad hoc per i pellegrini la guida presenta oltre 60 iniziative che comprendono mostre, concerti, momenti dedicati ai bambini, incontri culturali. Il volume si apre con la lettera ufficiale del Santo Padre dedicata al VII Incontro Mondiale, un saluto dell’arcivescovo di Milano Angelo Scola, la presentazione di mons. Erminio De Scalzi, presidente della Fondazione Milano Famiglie 2012 e il testo dell’Inno ufficiale. Presenti nella guida i numeri dell’incontro e una breve storia di coniugi proclamati Santi e Beati dalla Chiesa.

Zenit

Il Papa: la storia è una lotta tra due amori, quello per se stessi e quello verso Dio. Ma siamo nella squadra del Signore, quindi in quella vittoriosa

Papa Benedetto XVI ha pranzato oggi nella Sala Ducale del Palazzo Apostolico con i membri del Collegio Cardinalizio, ''in segno di ringraziamento per i voti augurali da Loro espressi nella duplice ricorrenza del Suo 85° genetliaco e del settimo anniversario della Sua elezione alla Cattedra di Pietro''. "In questo momento - ha esordito nel suo saluto conclusivo - la mia parola può solo essere una parola di ringraziamento. Ringraziamento innanzitutto al Signore per i tanti anni che mi ha concesso. Anni con tanti giorni di gioia, splendidi tempi, ma anche notti oscure. In retrospettiva si capisce, però, che anche le notti erano necessarie e buone, motivo di ringraziamento". "Oggi - ha proseguito - la parola 'ecclesia militans' è un po’ fuori moda, ma in realta possiamo sempre meglio comprendere che è vera, porta in sè verità. Vediamo come il male vuol dominare nel mondo e che è necessario entrare in lotta contro il male. Vediamo come lo fa in tanti modi, cruenti, con le diverse forme di violenza, ma anche mascherato col bene e proprio così distruggendo le fondamenta morali della società". Il Pontefice ha poi ricordato Sant'Agostino, per il quale "tutta la storia e una lotta tra due amori: amore di se stesso fino al disprezzo di Dio; amore di Dio fino al disprezzo di sè nel martirio. Noi stiamo in questa lotta e in questa lotta e molto importante avere degli amici. E per me - ha aggiunto - sono circondato dagli amici del Collegio cardinalizio: sono i miei amici e mi sento a casa, mi sento sicuro in questa compagnia di grandi amici che stanno con me e tutti insieme col Signore". In conclusione Benedetto XVI ha espresso il suo grazie per questa amicizia. "Grazie a lei, Eminenza - ha detto rivolgendosi al cardinale decano Angelo Sodano, che in precedenza l'aveva saluto a nome dei presenti - per tutto quello che ha fatto per questa cosa adesso e fa sempre. Grazie a voi per la comunione delle gioie e dei dolori. Andiamo avanti, il Signore ha detto: coraggio, ho vinto il mondo. Siamo nella squadra del Signore, quindi nella squadra vittoriosa. Grazie a voi tutti, il Signore vi benedica tutti. E brindiamo". In precedenza il card. Angelo Sodano aveva rivolto al Papa un saluto a nome del Collegio cardinalizio: “A un mondo in ricerca d’un avvenire migliore vostra Santità - ha detto il porporato - sempre ci ricorda che le uniche forze del progresso sono quelle che cambiano il cuore dell’uomo, nella fedeltà a quei valori spirituali che non tramontano mai. E inoltre, come buon Samaritano sulle strade del mondo, ella continua a spronarci al servizio del prossimo, ricordandoci sempre le parole di Gesù: ‘Cosa avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me’. Grazie, Padre Santo, per il servizio che rende alla Santa Chiesa ed al mondo”.

Asca, L'Osservatore Romano, SIR

INCONTRO CONVIVIALE CON I MEMBRI DEL COLLEGIO CARDINALIZIO - il testo integrale del saluto del Papa

Il saluto al Papa del cardinale decano Angelo Sodano durante il pranzo conviviale con i cardinali

VII IMF-Il Papa a Milano. 'JubilFamily', musica, racconti e preghiere al Parco Nord di Bresso. 'One world, family, love', Benedetto con le famiglie

Una giornata di festa precede la Santa Messa celebrata da Papa Benedetto XVI che il 3 giugno chiuderà il VII Incontro Mondiale delle Famiglie. Il 2 giugno a Milano Parco Nord–Aeroporto di Bresso (foto) alle 16.00 avrà inizio la “Festa delle Testimonianze”: un pomeriggio di musica, canti e racconti che cultimerà, alle ore 20.30, con l’arrivo sul grande palco di Benedetto XVI e l’inizio della diretta du Rai Uno. La prima parte della Festa delle Testimonianze, dalle 16.00 alle 19.00, è un evento intitolato “JubilFamily - La gioia di essere famiglia”. Nelle tre ore dal ritmo serrato, si alterneranno numerosi gruppi e testimoni internazionali, nazionali e del territorio lombardo. Anzitutto i vincitori del concorso “Giovani Talenti per il Papa”, promosso dalla Fondazione Milano Famiglie 2012 in collaborazione con l’Associazione Hope e rivolto a musicisti e gruppi musicali giovanili della Lombardia. Oltre 100 giovani divisi in 9 gruppi si esibiranno, carichi di emozione, davanti a decine di migliaia di persone. I ragazzi sono stati selezionati da una Commissione coordinata da Gatto Panceri, cantante e autore e interprete, tra le altre di canzoni quali "Mia", "L’amore va oltre", "Madre Mia", e "Vivo per Lei" scritta per Andrea Bocelli. Da Milano sul palco di Bresso salirà Emanuele Bazzotti, seguito dai Brixer di Bresso, il Duo el Pomm, gli Eden Garden e il coro Elikia. Da Cenate Sopra arrivano i Quinta Voce mentre è di Busto Arsizio il coro di origine africani Sahuti Wa Afrika. Sempre da Milano anche Manu e il coro femminile Jubilant gospel girls.Nel JubilFamily il fil-rouge sarà tenuto dal Grande Coro Hope che eseguirà canzoni dei grandi eventi ecclesiali che coinvolgeranno i tanti presenti; l’evento sarà arricchito da cantanti internazionali di Christian Music: grande attesa per Fifito, della Guinea Bissau, da anni impegnato nell’opera di riconciliazione sociale della sua terra e per Josh Balckesley, rocker statunitense della rete Spirit and Song, della Oregon Catholic Press presieduta dall’arcivescovo di Portland. E ancora, la testimonianza in musica della famiglia Gibboni (violinisti – padre, madre e 3 figli), i The Sun, noto gruppo italiano di christian music, I Carisma, gruppo comasco che segue una “regola” specifica di evangelizzazione attraverso la musica. Durante il pomeriggio troveranno spazio anche testimonianze di famiglie italiane e del mondo: un ragazzo Albanese in Italia da cinque anni, una coppia dell’Associazione “Famiglie per l’accoglienza”, la famiglia Fantu dall’Etiopia, la famiglia Favoti (genitori di 2 gemelle di 3 anni e 3 gemelli di poco più di un anno). Ci sarà anche la testimonianze di una famiglia di missionari Identes, di una coppia di Nomadelfia che vive l’esperienza della comunità, mentre Betti e Alfonso del Rinnovamento dello Spirito testimonieranno la famiglia nella prova: dalla crisi alla riunificazione. La giornata verrà condotta da Gigi Cotichella, già animatore degli incontri del cardinale con gli animatori degli oratori estivi e del Natale degli sportivi, Enrico Selleri, giovane conduttore di Tv2000 e Andrea Carretti, storico conduttore dei grandi raduni ecclesiali. Se la “JubilFamily, La gioia di essere famiglia” verrà anche trasmessa in diretta da Tv2000, la serata con il Papa, dal titolo “One world, family, love” verrà trasmessa in diretta su Rai Uno. Il Papa arriverà a Bresso alle 20.30, guiderà momenti di preghiera e di riflessione e si intratterà con i giovani e le famiglie per un’ora rispondendo alle domande delle famiglie provenienti dai diversi continenti. L’evento si snoderà attraverso brevi letture di attori italiani e noti volti televisivi, le note di un’orchestra “pop” composta da oltre 30 elementi, le voci del Grande Coro Hope, 75 giovani provenienti da tutta Italia, e le esibizioni di importanti artisti nazionali ed internazionali.

Family 2012.com

Indagherà la magistratura italiana sulla pubblicazione di documenti riservati della Santa Sede. Una segnalazione del caso anche alle istituzioni

La similitudine è paradossale, ma fino a un certo punto. È come se, riflettono ai piani alti del Vaticano, un "corvo" del Quirinale avesse rubato della corrispondenza privata dalla scrivania di Giorgio Napolitano "e quelle lettere fossero poi state pubblicate da L'Osservatore Romano o dalla Libreria Editrice vaticana. L'Italia avrebbe da dire qualcosa, no?". Ecco, a parte l'ufficialità e lo stile dei media vaticani, la questione sta tutta qui. E qui sta anche la vera novità, dopo la pubblicazione del libro di Gianluigi Nuzzi "Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI". Perché il Papa è (anche) un capo di Stato, ovvero "Sovrano dello Stato della Città del Vaticano". E "la pubblicazione di documenti privati del Santo Padre" segna un scarto, spiegano Oltretevere, rispetto alla fuga di documenti riservati dei mesi scorsi. La faccenda si fa diplomatica, oltre che giuridica: ci si rivolgerà alla magistratura italiana, e non solo. "C'è un problema di rapporti tra Stati". Mesi fa si era vociferato della tentazione di una protesta formale verso lo Stato italiano, ipotesi poi scartata. Anche per non turbare le relazioni eccellenti e la sintonia tra Benedetto XVI, il presidente Giorgio Napolitano e il premier Mario Monti. Considerazioni che restano valide. Però il linguaggio diplomatico conosce infinite modulazioni e, insomma, una "segnalazione" del problema andrà fatta. Ne va dei "diritti personali di riservatezza e di libertà di corrispondenza" che sono tutelati dalla stessa Costituzione italiana (articolo 15: "La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili") e sono stati "violati" nel caso dei collaboratori, dei mittenti e, soprattutto, del "sovrano" Pontefice. Probabile che tutto passi attraverso la nunziatura apostolica in Italia, cioè l'ambasciata della Santa Sede nel nostro Paese. "Qualcosa succederà, per forza, non si può continuare a far passare ladri e ricettatori come difensori della libertà o idealisti che vogliono purificare la Chiesa", sospirano Oltretevere. La Santa Sede per parte sua ha avviato un'indagine penale del Tribunale vaticano e una amministrativa della Segreteria di Stato, il Papa ha nominato una commissione cardinalizia che risponde direttamente a lui. L'ultima mossa è il comunicato, scritto per "rispondere tempestivamente e mostrare la volontà di agire". I "corvi" sono vaticani ma i "documenti privati" sono stati pubblicati in Italia e il Vaticano si rivolgerà alla magistratura italiana e porrà il problema al nostro Paese. Il che spiega la conclusione della nota: "Se necessario, la Santa Sede chiederà la collaborazione internazionale".

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

Benedetto XVI si adopera per raddrizzare, modificare, correggere. Ma la Santa Sede deve dotarsi di sistemi per difendersi dai nemici interni

I mass media sono, comprensibilmente, pieni delle notizie di fughe di documenti vaticani, da fonti forse uniche e forse no. E altre notizie, meno lampeggianti, ma certo più significative per la vita della Chiesa passano in secondo piano. Ma non sono slegate dalle prime, anzi: testimoniano, in un caso nell’altro, di una situazione che Benedetto XVI si adopera per raddrizzare, modificare, correggere. Ne abbiamo notate tre, nell’ultima settimana. Eccole. Un vescovo cattolico è stato ridotto allo stato laicale perché accusato di aver importato in Canada materiale pedopornografico. Raymond Lahey, già vescovo di Antagonish, non può più operare da presbitero, né presiedere a cerimonie religiose o amministrare i sacramenti. In tempi recenti è la prima volta che una pena del genere viene comminata a un presule alla fine di un processo canonico. A gennaio Lahey è stato condannato a 15 mesi di prigione perché all’aeroporto di Ottawa la polizia aveva trovato sul suo computer centinaia di fotografie pornografiche di adolescenti. Lahey è stato rilasciato sulla parola alla fine del processo. In un altro continente il vertice della Conferenza Episcopale è stato decapitato e sostituito. E’ la Repubblica Centroafricana, in cui Benedetto XVI, il 14 maggio scorso, ha nominato nuovi vescovi. A tre anni di distanza dall’inchiesta che ha portato alle dimissioni anticipate, nel maggio 2009 dell’arcivescovo Paulin Pomodino di Bangui, 54 anni, e del vescovo François-Xavier Yombandje, che si è ritirato all’età di 52 anni. Un’inchiesta condotta dall’allora arcivescovo, ora cardinale, Robert Sarah, ha trovato che Pomodino adottava “un’attitudine morale che non è sempre in conformità con il suo impegno a seguire Cristo in castità, povertà e obbedienza”. L’inchiesta ha anche scoperto che molti del clero locale avevano figli. Il 14 maggio scorso Benedetto XVI ha nominato padre Dieudonné Nzapalainga, 45 anni, come arcivescovo di Bangui. Il sacerdote aveva lavorato fino ad ora come Amministratore apostolico, e padre Nestor-Désiré Nongo-Aziagbia, 42 anni, superiore della Society of African Missions a Strasburgo, Francia, come vescovo di Bossangoa.
 All’altro capo del mondo l’annuncio che un vescovo dissidente australiano, William Morris, è stato sostituito ha posto fine a una battaglia decennale fra il presule e il Vaticano. Il presule, a cui è stato chiesto di rassegnare le dimissioni, prima di giungere alla rimozione, aveva ed esprimeva idee contrastanti con quelle del magistero in tema di confessione, assoluzione generale dei peccati e ordinazione femminile. Quando gli è stato chiesto di venire a Roma, per discutere della situazione, il vescovo, che certamente sembra un po’ eccentrico (fra l’altro si veste da laico, e porta una cravatta con impresso il suo stemma episcopale) ha risposto di avere impegni pastorali che glielo impedivano. Un’inchiesta condotta dal vescovo americano Charles Chaput portò alla richiesta di dimissioni. A cui sembrava che Morris avesse acconsentito, dopo un incontro con il Papa in Australia; a cui però scrisse qualche tempo dopo dicendo che non se la sentiva di dimettersi. Nei giorni scorsi è stato nominato il suo successore: mons. Robert McGuckin, già presidente della Canon Law Society of Australia and New Zealand. Negli anni passati ci sono stati episodi analoghi, anch’essi più o meno ignorati dai media, se non da quelli locali. Dimissioni premature, concordate, uscite di scena discrete. Benedetto XVI macina lento, forse, ma macina fine. Tocca sensibilità, amicizie, legami e amor proprio; o frustra speranze e ambizioni, legittime forse, ma che dovrebbero cedere il passo di fronte a sentimenti ben diversi e più alti. Forse è anche per questo che assistiamo a fughe di documenti. Che purtroppo non sembrano poter provenire da chissà dove, ma da uffici molto vicini, forse sulla stessa Loggia, dell’appartamento del Pontefice. La risposta dei vertici della Segreteria di Stato fino ad ora è apparsa debole, per usare un eufemismo. E allora, è l’opinione riservata di esperti del settore, sarebbe il caso, vista la situazione, di accettare il fatto che non tutti quelli che lavorano a fianco del Papa sono fedeli; e adottare procedure e sistemi, anche di carattere tecnologico, in uso in tutti i Paesi per proteggere le zone e i documenti “sensibili”. In realtà abbiamo registrato un certo stupore da parte degli specialisti per l’assenza di queste precauzioni per difendersi dai nemici interni, oltre che da quelli esterni, certamente, in questo caso, meno pericolosi. Il Papa, e un miliardo e duecento milioni di cattolici ne hanno diritto. Una volta la fede bastava. Ora non più.

Marco Tosatti, Vatican Insider

La vecchia guardia e la nuova. Dietro le lettere rubate in Vaticano lo scontro per il potere. Ma Benedetto XVI ha un piano per uscire dall'impasse

Dice Gianluigi Nuzzi che “Maria”, la fonte col nome in codice che gli ha passato le lettere riservate (molte quelle inviate da più persone a Benedetto XVI e al suo segretario particolare Georg Gänswein) che formano il corpo del suo ultimo libro “Sua Santità” (Chiarelettere) contro il quale la Santa Sede ha annunciato ieri di voler ricorrere per vie legali per “furto” e “ricettazione”, nasconde in realtà più persone: seconde file all’interno della Curia romana che trasportano all’esterno delle sacre mura leonine questi leaks al fine di portare finalmente alla luce situazioni di pesante omertà. In realtà in Vaticano pensano tutt’altro: la fuga di lettere e di documenti riservati è da ascriversi alla vecchia guardia, alla gestione del Vaticano prima dell’era del “non diplomatico” Tarcisio Bertone, oggi Segretario di Stato. Sarebbero i fedelissimi del predecessore di Bertone, il card. Angelo Sodano che è cresciuto alla prestigiosa scuola diplomatica di piazza Minerva a Roma, a spingere, senza l’esplicita volontà dello stesso Sodano, per l’uscita di leaks il cui risultato in effetti è soltanto uno: screditare l’attuale governance, Bertone anzitutto, e poi più su il Papa. Molte delle lettere del libro di Nuzzi sono riservatissime. Il segretario del Papa, probabilmente, dopo averle lette le ha passate dall’appartamento papale giù, in prima loggia, alla Segreteria di Stato. Qualcuno si è intrufolato, le ha fotocopiate, e le ha diffuse. Chi? Una commissione ad hoc guidata dai cardinali Julian Herranz, Josef Tomko e Salvatore De Giorgi, sta indagando. Ma non è difficile sapere che non sono molti coloro che, proprio tra i dipendenti della stessa Segreteria di Stato, possono accedere agli archivi. La gestione “meno diplomazia e più Vangelo” di Bertone ha dato molto fastidio alla vecchia guardia. Parecchio, in verità, hanno contribuito anche gli errori dello stesso Bertone che soprattutto nei primi cinque anni dell’era Ratzinger non è riuscito a sostenere adeguatamente lo slancio profetico e illuminato del Papa. Non solo, egli ha promosso nei posti della Curia romana storicamente in mano ai diplomatici, monsignori salesiani di nessuna esperienza romana acuendo in questo modo la distanza tra la sua governance e la vecchia leadership: le nomine di Domenico Calcagno da Savona all’Amministrazione Apostolica della Santa Sede, di Giuseppe Versaldi da Vercelli alla Prefettura degli Affari Economici, e di Enrico Dal Covolo dall’università salesiana alla Pontificia Università Lateranense, pur nell’indiscussa capacità dei tre vescovi, sono leggerezze che si pagano. Poi, certo, ci sono anche le new entry nello stesso appartamento: non solo i segretari del Papa ma anche le governanti. Joseph Ratzinger ha preferito quattro Memores Domini alla fedelissima Ingrid Stampa. Il caso “Viganò” dice molto della battaglia interna che sta scuotendo la Curia romana. Segretario del Governatorato dal 2009, Carlo Maria Viganò, fedelissimo di Sodano, viene allontanato dalla Curia romana prima della fine del suo mandato. Aspirava a prendere il posto che era del cardinale presidente Lajolo e invece si ritrova nunzio negli Stati Uniti. Viganò sostiene che è stato “fatto fuori” perché voleva fare pulizia delle mele marce che lucravano alle spalle del Papa, mele ovviamente affiliate a Bertone. Niente da fare: il Papa ha deciso e Viganò, dopo aver vergato due lettere esplosive finite presto sui giornali, se ne è dovuto andare. Se ne è andato nonostante in suo favore, e sostanzialmente contro Bertone, si siano spesi cardinali di peso, tutti della vecchia guardia: Giovanni Battista Re, ex prefetto dei vescovi che nel 2006 era dato tra i più accreditati a succedere a Sodano alla guida della Segreteria di Stato, Georges Cottier, proteologo della Casa Pontificia, ma soprattutto Agostino Cacciavillan, anch’egli fedelissimo di Sodano, che ha inoltrato una lettera di fuoco direttamente al Papa. E così Benedetto XVI, che più di altri lavora per la trasparenza e che riservatamente ha più volte auspicato che anche i casi più spinosi, non soltanto gli insabbiamenti sulla pedofilia ma anche la triste vicenda di Emanuela Orlandi sulla quale la procura intende indagare, col consenso della famiglia, non più per rapimento ma per omicidio, rischia di passare per colui che non vuole sollevare il velo di omertà entro le sacre mura. La verità sembra essere un’altra: due fazioni sono in lotta alle sue spalle, la vecchia guardia che il Papa ha voluto nei fatti esautorare una volta eletto al Soglio di Pietro e la nuova della quale si è fidato ma dalla quale ancora non ha ricevuto i benefici che si aspettava. E’ lui, Benedetto XVI, la vera vittima di questo stato di cose, lui che pare abbia però in mente un piano per uscire dall’impasse. Portare nel 2013 alla guida della Segreteria di Stato un diplomatico capace di coagulare intorno a sé il consenso delle due fazioni. Si fa il nome di Dominique Mamberti, attuale responsabile degli affari esteri della stessa segreteria, ma all’ultimo anche altri nomi potrebbero essere presi in considerazione.

Paolo Rodari, Il Giornale