mercoledì 20 giugno 2012

Donato a Benedetto XVI il primo veicolo elettrico completamente made in Italy, da lui messa a disposizione della Sala Stampa della Santa Sede

Una nuova macchina elettrica a due posti è stata regalata al Papa, che l'ha poi messa a disposizione, tramite l'Apsa (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica), della Sala Stampa della Santa Sede. A regalare l'auto, presentata oggi ai giornalisti, è stata l'azienda di Prato NWG. La NWG Zero, di colore bianco, è targata 'SCV 0173', ed è il primo veicolo elettrico completamente made in Italy. La macchina elettrica è stata consegnata oggi dai fondatori dell'azienda toscana, Francesco D'Antini e Antonio Rainone, e dall'amministratore delegato, Massimo Casullo alla presenza di Federico Lombardi e Ciro Benedettini, rispettivamente direttore e vice direttore della Sala Stampa, mons. Luigi Mistò, segretario dell'Apsa. Quest'ultimo ha anche 'benedetto' l'auto durante una breve cerimonia. "La particolare sensibilità che Benedetto XVI mostra a riguardo della difesa e salvaguardia dell'ambiente - ha dichiarato l'amministratore delegato, Massimo Casullo, costituisce, per noi che lavoriamo nel settore della green economy, un motivo di grande incoraggiamento e fonte di ispirazione". Nata a Prato nel 2003, con oltre settemila impianti installati nel paese in tre anni, NWG è tra le più importanti realtà italiane della green economy. La NWG zero a due posti costa 24mila euro (batterie comprese) ed ha un'autonomia a piena carica di 140 chilomentri. Dal gennaio 2012 ne sono stati richiesti già 500 esemplari.

TMNews

Card. Tucci: il contributo di Joseph Ratzinger avrebbe reso il testo della Costituzione 'Gaudium et spes', già buono in se stesso, ancora migliore

"La 'Gaudium et spes' fu soprattutto oggetto di critiche, tra queste anche quella del giovane Joseph Ratzinger, per il suo eccesso di ottimismo verso il mondo. Puo spiegare il perchè?" chiede Filippo Rizzi al cardinale gesuita Roberto Tucci, che diresse La Civiltà Cattolica durante gli anni del Concilio Vaticano II. E l’ultima domanda dell’intervista, pubblicata oggi su Avvenire, che il giornalista ha fatto a colui che, tra l’altro, fece parte del comitato ristretto di teologi che si riuni ad Ariccia nel 1965 per elaborare un testo che poi (dopo ulteriori emendamenti) sarebbe stato la base della Costituzione "Gaudium et spes". "Quando lessi le critiche di molti teologi tedeschi per questo eccesso di ottimismo - penso in particolare a Karl Rahner e a Joseph Ratzinger - ho provato un grande rammarico perche sarebbe stato più giusto che il futuro Papa Benedetto XVI fosse lui al mio posto nel gruppo redazionale della 'Gaudium et spes'. Il suo contributo, io credo, avrebbe reso questo testo, già buono in se stesso ancora migliore", risponde il cardinale. "Credo - prosegue il gesuita - che l’apporto del giovane teologo bavarese, perito del card. Frings, avrebbe considerato meglio la teologia della Croce all’interno della Costituzione pastorale. Di qui credo nasca la critica dei teologi tedeschi verso un eccesso di ottimismo senza passare dal ministero della Croce".

L'Osservatore Romano


Roberto Tucci: al Vaticano II vinse lo spirito di continuità

Nell'omelia della Solennità dei Santi Pietro e Paolo 1972 la profezia di Paolo VI: da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio

Forse ai suoi tempi di “corvi” se ne parlava poco in Vaticano, ma certamente qualcosa dovette pur fiutare Paolo VI (nella foto con l'allora card. Ratziger), uno dei più grandi pontefici del novecento, quando il 29 giugno 1972, Solennità dei Santi Pietro e Paolo, durante l’omelia che segnava l’inizio del suo decimo anno di Pontificato, sorprendentemente affermò di avere avuto la sensazione che “da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio”. Dal resoconto di quella storica omelia, curata dalla Santa Sede nella pagina web dedicata a Papa Montini, leggiamo: “C’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine, l’insoddisfazione, il confronto. Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita. E non avvertiamo di esserne invece già noi padroni e maestri. È entrato il dubbio nelle nostre coscienze, ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. (…) La scuola diventa palestra di confusione e di contraddizioni talvolta assurde. Si celebra il progresso per poterlo poi demolire con le rivoluzioni più strane e più radicali, per negare tutto ciò che si è conquistato, per ritornare primitivi dopo aver tanto esaltato i progressi del mondo moderno”. In questi giorni, nella chiesa di Santa Maria in Vallicella (Chiesa Nuova), a Roma, si terrà un incontro (promosso dalla Fuci) per ricordare il 49° anniversario dell‘Elezione al Soglio Pontificio di Giovanni Battista Montini, Papa Paolo VI. Inquesta occasione verrà presentato il libro “Mons. Montini”, dall‘autore Fulvio de Giorgi, docente di storia della pedagogia presso l‘Università di Modena-Reggio Emilia, e dal direttore de L’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian. E’ incredibile osservare l’attualità di pensiero espressa da Paolo VI quarant’anni fa e che ancora oggi ritorna tra le pagine della stampa nostrana e nei luoghi comuni di tanti ingenui lettori: “Non ci si fida più della Chiesa; ci si fida del primo profeta profano che viene a parlarci da qualche giornale o da qualche moto sociale per rincorrerlo e chiedere a lui se ha la formula della vera vita”. Sono proprio questi particolari “profeti profani” a catturare oggi le attenzioni e le curiosità di molta gente, annunciatori funesti di misteriose trame e intrighi vaticani capaci di insinuare il dubbio persino sull’aria che respiriamo! Già il primo Pontefice, per quello spirito di Verità imparato da Cristo, ammoniva: "Ci sono stati anche falsi profeti tra il popolo, come pure ci saranno in mezzo a voi falsi maestri, i quali introdurranno fazioni che portano alla rovina, rinnegando il Signore che li ha riscattati. Attirando su se stessi una rapida rovina, molti seguiranno la loro condotta immorale e per colpa loro la via della verità sarà coperta di disprezzo. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false; ma per loro la condanna è in atto ormai da tempo e la loro rovina non si fa attendere" (2 Pt, 2, 1-3).

Michelangelo Nasca, Vatican Insider

29 giugno 1972: Santa Messa per il IX anniversario dell'incoronazione di Sua Santità nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo

Don Zuarri: la presenza del Papa tra i terremotati aiuta più di qualunque ricostruzione. Sostenga la nostra fede, ci ricordi perché siamo al mondo

"La notizia della visita del Papa è arrivata davvero inaspettata e noi siamo molto contenti di ricevere un’attenzione in cui non speravamo. Non sappiamo ancora nulla di come si svolgerà la visita ma è segno di una paternità enorme". Racconta così a Tempi.it don Andrea Zuarri, parroco di Budrione, frazione di Carpi, la felicità per la visita di Benedetto XVI nelle zone terremotate annunciata per martedì 26 giugno. "La nostra diocesi non è importante, non è grande, ci siamo solo noi, c’è solo la nostra gente e quello del Papa è proprio il gesto di un padre che potrà aiutarci in questo momento di difficoltà". Benedetto XVI ha già donato 500mila euro ai vescovi di Mantova, Modena, Ferrara, Carpi e Bologna ma vuole esprimere anche fisicamente la sua vicinanza. "Venendo ci aiuta di più di qualunque ricostruzione – continua don Andrea – Quello di cui abbiamo più bisogno è che il Papa sostenga la nostra fede e l’unità della Chiesa, che ci ricordi perché siamo al mondo. Senza questo potremmo anche ricostruire tutte le case e le chiese ma non avrebbe senso, invece ci vuole un motivo per cui valga la pena ricostruire". Benedetto XVI si recherà a Rovereto di Novi, dove don Ivan Martini è morto a causa del crollo della chiesa di Santa Caterina di Alessandria, dove il parroco si trovava durante una scossa per mettere al sicuro una statua della Madonna. "Non so perché visiterà proprio Rovereto – afferma don Andrea – ma è come se il Papa indicasse che il lavoro continua e che quanto fatto da don Ivan la Chiesa continuerà a farlo". A Budrione, come nel resto dell’Emilia colpita dalle fortissime scosse di terremoto del 20 e 29 maggio, "la ricostruzione non è ancora partita, è tutto bloccato. Si cerca innanzitutto di uscire dall’emergenza primaria. Poi chi ha le case inagibili ma recuperabili, ha cominciato i lavori di messa in sicurezza ma noi stiamo ancora facendo accoglienza". E le chiese distrutte? "Ci vorranno anni e anni per restaurarle, stiamo pensando di utilizzare dei prefabbricati in legno per ricominciare in autunno le attività della parrocchia". Tra la gente, racconta ancora don Andrea, la paura sta passando a poco a poco "ma ogni tanto c’è ancora qualche bottarella che ci ricorda che non è finita. Anche stanotte c’è stata una scossa del terzo grado, le sedie traballano. È come un promemoria, un post-it che ci dice che non siamo ancora fermi".

Leone Grotti, Tempi.it

Giornata per la carità del Papa. Mons. Stagni: Benedetto XVI tende la mano per poter aiutare tanti suoi figli che ricorrono a lui da tutto il mondo

Un’occasione per “pregare per il Papa e mostrare che siamo attenti al suo ministero, collaborando alle sue opere di carità secondo la generosità del nostro cuore”. Così mons. Claudio Stagni, vescovo di Faenza-Modigliana, spiega il senso della Giornata per la carità del Papa, che si celebra in tutte le diocesi italiane domenica 24 giugno. In un editoriale per il settimanale diocesano Il Piccolo, mons. Stagni ricorda che “nella Giornata per la carità del Papa il nostro gesto aggiunge l’aspetto della comunione ecclesiale, che in questo caso consiste nel voler collaborare in modo solidale con chi esercita il ‘ministero di Pietro’ sia nel presiedere alla carità, sia nel confermare i fratelli nella fede. Questo modo di procedere può sembrare solo un passaggio in più, mentre è un impreziosire la nostra opera di carità che diventa così un’opera della Chiesa”. Inoltre, aggiunge, “bisogna dire che in questo modo si possono conoscere delle necessità che potrebbero rimanere nascoste. (…) Il Papa tende la mano per poter aiutare tanti suoi figli che ricorrono a lui da tutto il mondo”. Domenica, conclude il vescovo, “ci ricorderemo di pregare per il Papa e di dare il nostro contributo per la sua carità, come segno di comunione, di affetto e di concreta solidarietà”.

SIR

Udienza dal Papa al primo ministro della Lettonia. Nel colloquio il contributo della Chiesa alla società e la grave crisi economica in Europa

Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, nell’Auletta dell’Aula Paolo VI il primo ministro lettone, Valdis Dombrovskis. Durante il cordiale colloquio, informa una nota della Sala Stampa vaticana, “sono stati rilevati i buoni rapporti esistenti fra la Santa Sede e la Repubblica di Lettonia, nonché l’apprezzato contributo che la Chiesa cattolica offre alla società, in particolare nelle questioni riguardanti la famiglia e la promozione di un umanesimo aperto ai valori spirituali e trascendenti”. Nel corso dell’udienza, conclude la nota, “si sono toccati temi di comune interesse e ci si è soffermati, in particolare, sulla grave crisi economica e finanziaria che sta marcando la vita dei Popoli europei”. Dopo l’incontro con il Papa, il presidente lettone ha incontrato il cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accompagnato dall’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.

Radio Vaticana

COMUNICATO DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE: UDIENZA AL PRIMO MINISTRO DELLA REPUBBLICA DI LETTONIA

Benedetto XVI: cessi immediatamente in Nigeria lo spargimento di sangue di tanti innocenti. Sia pienamente tutelato il diritto di professare la fede



“Seguo con profonda preoccupazione le notizie che provengono dalla Nigeria, dove continuano gli attentati terroristici diretti soprattutto contro i fedeli cristiani”. Lo ha detto questa mattina Benedetto XVI, al termine dell’Udienza generale nell’Aula Paolo VI. “Mentre elevo la preghiera per le vittime e per quanti soffrono, faccio appello ai responsabili delle violenze - ha aggiunto il Papa -, affinché cessi immediatamente lo spargimento di sangue di tanti innocenti”. Il Pontefice ha auspicato, inoltre, “la piena collaborazione di tutte le componenti sociali della Nigeria, perché non si persegua la via della vendetta, ma tutti i cittadini cooperino all’edificazione di una società pacifica e riconciliata, in cui sia pienamente tutelato il diritto di professare liberamente la propria fede”.

SIR

Il Papa: preghiera genera uomini animati da gratuità, desiderio di amare, sete di servire, cioè da Dio, solo così si porta luce nel buio del mondo

Udienza generale questa mattina nell’Aula Paolo VI dove il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli giunti dall’Italia e da ogni parte del mondo. Nella catechesi il Papa, continuando la sua riflessione sulla preghiera nelle Lettere di San Paolo, ha incentrato la sua meditazione sul primo capitolo della Lettera agli Efesini, trattando il tema "La benedizione divina per il disegno di Dio Padre" (Ef 1,3-14). “La nostra preghiera molto spesso è richiesta di aiuto nelle necessità e questo è anche normale per noi chiedere a Dio qualcosa”, ha esordito il Pontefice. Infatti “la preghiera che Gesù ci ha insegnato, il Padre nostro, è una preghiera di richiesta, con la quale il Signore dà delle priorità della nostra preghiera: purifica i nostri desideri e così purifica il nostro cuore”. Ma oltre a chiedere ci deve essere anche “il ringraziamento vedendo che da Dio riceviamo tante cose buone”. E poi c’è “la preghiera di lode: se il nostro cuore è aperto nonostante tutti i problemi vediamo la bellezza della creazione”. Solo anche ringraziando e lodando “la preghiera sarà completa”. Nelle sue Lettere, “San Paolo non solo parla della preghiera, ma riporta anche preghiere di lode e di benedizione per quanto Dio ha operato e continua a realizzare nella storia dell’umanità”. In particolare il Papa si è soffermato sul primo capitolo della Lettera agli Efesini, che inizia con un inno di benedizione. L’Apostolo riflette sui “motivi che spingono l’uomo a questa lode”. Anzitutto “dobbiamo benedire Dio Padre” perché “ci ha chiamati all’esistenza, alla santità. E questa scelta precede persino la creazione del mondo. Da sempre siamo nel suo disegno, nel suo pensiero”. “La vocazione alla santità, cioè alla comunione con Dio appartiene al disegno eterno di Dio, un disegno che si estende nella storia e comprende tutti gli uomini e le donne del mondo, perché è una chiamata universale. Dio non esclude nessuno, il suo progetto è solo di amore”. Egli “ci ha eletti ad essere ‘figli adottivi, mediante Gesù Cristo’”. L’Apostolo sottolinea “la gratuità di questo meraviglioso disegno di Dio sull’umanità. Dio ci sceglie non perché siamo buoni noi, ma è buono Lui”. Al centro della preghiera di benedizione, San Paolo illustra il modo in cui si realizza il piano di salvezza del Padre “in Cristo, nel suo Figlio amato”. “Il sacrificio della croce di Cristo – ha chiarito il Papa - è l’evento unico e irripetibile con cui il Padre ha mostrato in modo luminoso il suo amore per noi, non soltanto a parole, ma in modo concreto, entrando nella nostra umanità, percorrendo il cammino di sofferenza della passione e subendo la morte più crudele”. Così “concreto è l’amore di Dio che partecipa non solo al nostro essere, ma al nostro soffrire e morire”. La benedizione divina si chiude con “l’accenno allo Spirito Santo che è stato effuso nei nostri cuori”. “La redenzione – ha spiegato il Santo Padre - non è ancora conclusa, ma avrà il suo pieno compimento quando coloro che Dio si è acquistato saranno totalmente salvati”. Tutti noi “siamo in cammino verso la redenzione". "E lo Spirito Santo è la certezza che Dio porterà a compimento il suo disegno di salvezza quando ricondurrà a Cristo tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra”. In realtà, “il cammino della redenzione è un cammino anche nostro perché Dio vuole creature libere” di andare sulla “strada aperta da Lui”. La visione che ci presenta san Paolo, ha sottolineato Benedetto XVI, “in questa grande preghiera di benedizione ci ha condotto a contemplare l’azione delle tre Persone della Santissima Trinità: il Padre, che ci ha scelti prima della creazione del mondo, il Figlio che ci ha redenti mediante il suo sangue e lo Spirito Santo caparra della nostra redenzione e della gloria futura”. Non ha poi mancato di mettere l’accento sulla bellezza del Creatore, che emerge dalle sue creature, come canta San Francesco d’Assisi. Un richiamo particolarmente attuale: “Importante è essere attenti proprio adesso anche nel periodo delle vacanze alla bellezza della creazione e vedere trasparire in questa bellezza il volto di Dio”. “In tutta la storia della salvezza, in cui Dio si è fatto vicino a noi e attende con pazienza i nostri tempi – ha aggiunto -, comprende le nostre infedeltà, incoraggia il nostro impegno e ci guida”. Nella preghiera “impariamo a vedere i segni di questo disegno misericordioso nel cammino della Chiesa, che con la Parola e i sacramenti ci introduce nel mistero di Dio, ci inserisce come membra vive del Corpo di Cristo. Così cresciamo nell’amore di Dio, aprendo la porta affinché la Santissima Trinità venga ad abitare in noi, illumini, riscaldi, guidi la nostra esistenza”. Quando la preghiera alimenta la nostra vita spirituale, ha osservato, diventiamo “capaci di conservare quello che San Paolo chiama ‘il mistero della fede’ in una coscienza pura”: “La preghiera, come modo dell’abituarsi ad essere insieme con Dio, genera uomini e donne animati non dall’egoismo, dal desiderio di possedere, dalla sete di potere, ma dalla gratuità, dal desiderio di amare, dalla sete di servire, animati cioè da Dio; e solo così si può portare luce nel buio del mondo”.

SIR, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Domenica la Giornata per la carità del Papa. L’Obolo di San Pietro e i contributi 2011 usati per il terremoto in Emilia e la formazione in Amazzonia

Nel 2011, il contributo delle diocesi italiane all’Obolo di San Pietro “è aumentato leggermente”, nonostante il perdurare della crisi economica e finanziaria. A fornire il dato all'agenzia SIR è mons. Tullio Poli, direttore dell’Ufficio Obolo di San Pietro, in vista della Giornata per la carità del Papa, domenica 24 giugno. I dati sull’Obolo, come avviene ogni anno, verranno sottoposti al Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede nella sessione del 3 e 4 luglio, prima di essere divulgati ufficialmente. Per quanto riguarda la Chiesa italiana, i dati provvisori sull’Obolo sono stati presentati ai vescovi da mons. Mariano Crociata, segretario generale della CEI, nel corso dell’ultima assemblea generale, svoltasi a maggio in Vaticano. Continua, intanto, l’attività di sensibilizzazione in vista della Giornata del 24 giugno, realizzata anche quest’anno dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali con il supporto della “rete” dei mezzi d’informazione cattolica: Avvenire, SIR, Tv2000, la rete radiofonica InBlu e i settimanali diocesani, che si occuperanno anche della pubblicazione dei servizi SIR e della diffusione del manifesto e del pieghevole della Giornata, predisposto come di consueto dall’Ufficio Obolo di San Pietro. “La peculiarità dell’Obolo rispetto a tante altre forme di solidarietà nei confronti dell’attività caritativa della Chiesa – ricorda mons. Poli – sta nel fatto di non essere vincolato ad alcuna etichetta o destinazione specifica: è il Papa stesso, infatti, che ne dispone liberamente, tenendo presente le necessità del mondo che si manifestano di situazione in situazione, o le emergenze che straordinariamente bisogna fronteggiare”. Tra queste ultime, quest’anno c’è il terremoto che in Italia ha colpito le popolazione dell’Emilia, e per fronteggiare il quale il Papa, grazie proprio all’Obolo, ha già destinato in prima istanza 100mila euro, a cui ne ha aggiunti poi altri 500mila. Tra le realizzazioni rese possibili dai contributi giunti all’Ufficio Obolo di San Pietro per il 2011, mons. Poli segnala che continua l’aiuto alle Chiese dell’Amazzonia per la formazione dei sacerdoti, dei seminaristi e degli animatori laici. Tema, questo, molto presente nel magistero di Benedetto XVI, che a più riprese torna sull’“emergenza educativa”, e scelto anche dai vescovi italiani come argomento portante degli Orientamenti della CEI per il decennio in corso. In particolare, grazie al contributo dell’Obolo si sono finanziati corsi di studio e iniziative pastorali utilizzate dalle diocesi dell’Amazzonia tramite la Conferenza Episcopale brasiliana. Quella a favore dell’Amazzonia, spiega mons. Poli, “è un’opera di largo respiro, cominciata già da qualche tempo e che continuerà con una certa continuità nei prossimi anni”. Oltre alla Giornata del 24 giugno, si può contribuire alla missione apostolica e caritativa del successore di Pietro in ogni momento dell’anno. Quest’anno, è stata rinnovata la pagina web dell’Obolo di San Pietro “per adeguarla a criteri superiori di sicurezza”, spiega mons. Poli. È sufficiente, dunque, una carta di credito e si può subito procedere a una donazione on line: sull’apposita sezione del sito www.vatican.va le “istruzioni in rete” sono disponibile in sei lingue (italiano, francese, inglese, tedesco, spagnolo, portoghese). Mons. Poli definisce il sito web dell’Obolo “una porta aperta, oltre che per effettuare donazioni, anche per inviare messaggi, considerazioni, riflessioni proprie sul vasto campo dell’attività caritativa del Papa a sostegno delle necessità della Chiesa universale”. Non mancano, ovviamente, gli altri mezzi consueti per far giungere a Benedetto XVI le offerte: il conto corrente postale (n. 75070003), intestato a “Obolo di San Pietro”, 00120 Città del Vaticano; o il conto corrente bancario. Ogni fedele che lo desidera potrà, così, contribuire a mantenere viva una pratica antica quanto la Chiesa, le cui origini risalgono all’attività delle comunità cristiane delle origini, come testimoniano gli Atti degli Apostoli (cfr. At 4,34;11,29). Le offerte dei fedeli al Papa sono destinate alle opere ecclesiali, alle iniziative umanitarie e di promozione sociale, come anche al sostentamento delle attività della Santa Sede. Il Pontefice, come Pastore di tutta la Chiesa, si preoccupa anche delle necessità materiali di diocesi povere, istituti religiosi e fedeli in gravi difficoltà: tra i destinatari degli aiuti figurano, infatti, poveri, bambini, anziani, emarginati, vittime di guerre e disastri naturali, senza contare gli aiuti particolari a vescovi o diocesi in situazione di necessità, nell’ambito ad esempio dell’educazione cattolica, ma anche dell’assistenza a profughi e migranti.

SIR

Mons. Cavina: senza parole per l'emozione e la gioia, il Papa non ci ha dimenticati. A Carpi e Rovereto la visita di un padre ai figli che soffrono

È una visita molto attesa, invocata a gran voce da tanti e che adesso, grazie anche al rapporto di affetto e di stima che lega il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina, alla Santa Sede, è diventata realtà. Papa Benedetto XVI martedì 26 giugno sarà a Rovereto per testimoniare la propria vicinanza ha chi ha vissuto sulla pelle la tragedia del terremoto e incontrerà in quell’occasione le rappresentanze del mondo politico, economico e religioso, ma soprattutto, la gente comune. La gente che vede nel Pontefice un punto di riferimento concreto, un’àncora cui aggrapparsi saldamente, affinchè la ricostruzione sia una realtà da toccare con mano giorno dopo giorno, e non soltanto un’illusione frutto dell’onda emotiva degli immediati momenti dopo il dramma. Una visita interamente finanziata dal Vaticano. "Sono senza parole per l'emozione e anche per la gioia, perché la visita del Santo Padre è un gesto veramente di grande affetto e di grande amore nei confronti delle nostre popolazioni, dei nostri sacerdoti e anche di noi vescovi, che stiamo affrontando questa situazione con grande - non nascondo - fatica e a volte anche sofferenza, pur nella speranza che anche da questa tragedia il Signore sappia trarre il bene" ha commentato mons. Cavina alla Radio Vaticana l'annuncio della visita di Benedetto XVI. "Non posso che ringraziare il Santo Padre per la scelta che ha fatto di venire in mezzo a noi, per toccare con mano la sofferenza di questa terra". "Il mio desiderio è che la visita del Santo Padre sia il più semplice e il meno formale possibile, il Papa viene per incontrare la gente che ha bisogno di sentire la sua vicinanza", spiega il vescovo, troppo modesto per confessare apertamente che il merito della visita di Benedetto XVI a Rovereto è in larga parte merito del suo operato e degli ottimi rapporti conservati nel tempo tra mons. Cavina, che viene dalla Segreteria di Stato. L’idea della visita ha preso forma concretamente nel corso dell'Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano, occasione in cui il vescovo ha incontrato il Papa. La macchina organizzativa per mettere a punto tutti i dettagli della visita, invece, partirà da oggi: mons. Cavina sarà infatti a Roma e inizierà una massiccia pianificazione della mattinata. La scelta di visitare Rovereto, poi, è avvenuta per commemorare don Ivan Martini, morto nella chiesa di Santa Caterina per salvare la statua della Madonna, cara ai fedeli. "Una delle ragioni della visita del Papa alla diocesi di Carpi e in particolare a Rovereto è senza dubbio questa – continua mons. Cavina – commemorare don Ivan, la cui è morte è stata un lutto, è importantissimo. Per questo, dopo l’arrivo in elicottero vicino alla parrocchia di San Marino, dove esiste un’area idonea all’atterraggio, il Papa si recherà subito davanti alla chiesa di Santa Caterina, dove don Ivan ha trovato la morte, è lì gli renderà omaggio sostando in preghiera. Inoltre, ritornando alle motivazioni che hanno reso possibile l’arrivo del Pontefice, credo che questa visita sia merito anche della testimonianza delle Guardie Svizzere che hanno vissuto in prima persona il dramma del terremoto a Carpi, raccontandolo in Vaticano. Per giorni, le guardie hanno vigilato sulla nostra incolumità, toccando con mano le singole tragiche esperienze. Alla Santa Sede hanno così preso la consapevolezza di una realtà, la nostra, troppo spesso sottovalutata dai media, ma non per questo con meno danni delle altre. La visita del Santo Padre vuole riportare il nostro dramma agli occhi dell’opinione pubblica, dal momento che sta scemando. Idealmente, è la visita di un padre ai figli che soffrono per rilanciare un messaggio di speranza. E sono certo che la sua presenza infonderà serenità a tutte le persone che incontrerà. Quando ho avuto la conferma di questa visita mi sono venuti giù due goccioloni agli occhi e mi sono commosso perché non ci ha dimenticati, nonostante abbia già dimostrato di averci in mente. Dal Papa, infatti, sono arrivate oltre 500mila euro a beneficio di cinque delle diocesi colpite dal terremoto". Ma cosa chiederà il vescovo di Carpi a Papa Benedetto XVI? "Di pregare per questo povero vescovo – continua monsignor Cavina tra il serio e il faceto – poi, soprattutto, di non dimenticare di richiamare all’attenzione cosa sta succedendo nella nostra terra perché il peggio deve ancora venire. Il peggio arriverà quando non parleranno più di noi. Poi, vorrei che chi ha la possibilità, e parlo al mondo industriale, non lasciasse sole le popolazioni del sisma. Le aziende non devono delocalizzare e le istituzioni devono vigilare". Il vescovo non dimentica il Ramazzini, ferito, ma non a morte dal terremoto. "Cattedrale e ospedale sono i due polmoni della città. Nulla dell’ospedale deve essere perduto – conclude – anzi, dev’essere potenziato. In questi giorni, a dimostrazione di quanto ci tenga, ho concesso la cappella per le necessità del nosocomio, perché la Messa la possiamo celebrare all’aperto, ma le funzioni sanitarie devono andare avanti. Qui, a Carpi".

Gazzetta di Modena, Corriere della Sera

Il 26 giugno il Papa tra i terremotati del nord Italia. Mons. Cavina: un dono per rianimarci nella speranza

Card. Filoni: non si può separare e contrapporre il Papa e i suoi collaboratori ai vescovi della Chiesa locale, oppure i vescovi al Popolo di Dio

Ha vissuto a Hong Kong nella sede diplomatica vaticana negli anni dell’apertura voluta da Deng Xiaoping. Ora il card. Fernando Filoni (nella foto con Benedetto XVI), già nunzio in Iraq e poi nelle Filippine, dopo essere stato Sostituto della Segreteria di Stato guida il grande dicastero che si occupa della Chiesa in terra di missione. Intervistato dal mensile 30Giorni,F iloni ha parlato dei rapporti tra la Santa Sede e il governo di Pechino. Sulle divisioni esistenti tra i cattolici cinesi, il porporato afferma: "La divisione non era l’esito di dinamiche ecclesiali, ma di circostanze storiche e politiche. Era una situazione di sofferenza e di prova. E bisognava aiutare la Chiesa in Cina, sia l’area cosiddetta underground sia quella non correttamente detta patriottica a guardare la situazione in modo diverso". Le due comunità ecclesiali, aggiunge "si ritroveranno unite in Cristo"». Filoni si è soffermato sulla delicata questione delle nomine vescovili. "Bisogna uscire dal pensiero erroneo che il vescovo sia un funzionario. Se non si esce da questa logica, tutto rimane condizionato da una visione politica. Per diventare funzionari di un partito o di un governo ci sono determinati criteri. Quelli usati per la nomina di un vescovo sono differenti. E questa peculiarità va rispettata. Quello che noi chiediamo dovunque, non solo in Cina, è che i vescovi siano buoni vescovi, degni del compito che viene loro affidato». Il prefetto di Propaganda Fide spiega che "naturalmente anche i vescovi sono cittadini del proprio Paese, e come tali devono essere leali verso la loro patria, dando a Cesare quel che è di Cesare. Come successori degli Apostoli, è richiesto loro di essere fedeli in tutto alla dottrina della Chiesa. Questo non è un 'ordine' del Papa. Lo vogliono prima di tutto i fedeli. Sono i fedeli quelli che in fondo giudicano l’idoneità e la dignità dei propri vescovi". Filoni ribadisce che "la Chiesa è una realtà di comunione". "È essenziale – afferma – che anche sui rapporti con la realtà civile e politica i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli aiutino la Sede apostolica fornendo elementi di valutazione. L’unica cosa che non si può fare è separare e contrapporre il Successore di Pietro - e i suoi collaboratori - ai vescovi della Chiesa locale, oppure i vescovi al popolo di Dio". Il cardinale ricorda anche la sua esperienza irakena durante il conflitto del 2003. "La guerra – dice con chiarezza – è stata sbagliata in sé. Non si può pensare di portare la democrazia con la guerra. A quel tempo c’erano le condizioni per una trattativa. Saddam aveva manifestato anche a me che questa era la sua richiesta. Ma come ogni leader, in particolare nel mondo arabo, se si voleva trattare con lui non bisognava umiliarlo. È mancata la comprensione della situazione. Sotto il regime i cristiani soffrivano ingiustizie, come tutta la società. Ma il regime, per mantenere la pace interna, tutelava almeno la libertà di culto. La guerra non si giustificava dal punto di vista politico e della giustizia internazionale. Perchè l’Irak non era intervenuto negli attentati dell’11 settembre. E la questione delle armi di distruzione di massa era un pretesto". "Evidentemente la guerra era stata già decisa – conclude Filoni – e già allora si capiva che dopo sarebbe arrivato il caos. La guerra ha destabilizzato non solo la piccola comunità cristiana. Questo è ciò che abbiamo ancora sotto gli occhi".

Andrea Tornielli, Vatican Insider

Un rosario per tutto il mondo

Card. Caffarra: profondamente grato al Papa per la visita alle zone terremotate dell'Emilia. Saranno presenti tutti i vescovi della regione

L'arcivescovo di Bologna, il card. Carlo Caffarra, presidente della Conferenza dei vescovi dell'Emilia Romagna, è "profondamente grato al Santo Padre" per la sua visita ai territori colpiti dal sisma che si compirà il 26 giugno. Per il cardinale si tratta di un "gesto di carità che egli dimostra verso popolazioni ferite da tanto immane tragedia". Ancora una volta, ha aggiunto il presule, Benedetto XVI esprime in questo modo "la vicinanza affettuosa ai fedeli quando sono colpiti dal dolore". Saranno presenti in quella giornata tutti i vescovi della Regione ecclesiastica Emilia Romagna.

TMNews

Visita del Santo Padre

'Noi per Benedetto': iniziativa di un gruppo di giovani cattolici per esprimere la propria vicinanza al Papa partecipando all'Angelus del 29 giugno



Il card. Agostino Vallini, Vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma, ha invitato la popolazione tutta a rendersi presente all’Angelus del 29 giugno, in occasione della Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Il motivo principale di tale invito è soprattutto quello di esprimere al Santo Padre la gratitudine e la vicinanza del popolo romano a seguito delle ultime vicende che hanno avuto come obiettivo primario quello di indebolire la figura e l’opera del Sommo Pontefice Benedetto XVI. Questo sentimento stava però già fermentando all’interno di un gruppo spontaneo di giovani cattolici che, nello scorso mese, si erano uniti dando vita ad una iniziativa sotto il nome di “Noi per Benedetto”, la quale si prefiggeva l’obiettivo di mostrare al Papa la vicinanza e l’amore dei giovani cattolici. “Noi per Benedetto” opera la sua sensibilizzazione sociale sia attraverso il web, tramite il sito internet www.noixbenedetto.it e i social network quali Facebook e Twitter, sia attraverso il passaparola interno alla rete dell’associazionismo cattolico. In futuro tante iniziative per gettare le basi di un laboratorio permanente che però non perda la sua caratteristica originaria: quella di essere nato dal basso. Nasce, infatti, nei corridoi universitari e nel variegato macrocosmo associativo “Noi per Benedetto”, iniziativa di un gruppo eterogeneo di donne e uomini accumunati, però, da due caratteristiche: la giovane età e l’amore per il Papa. Pontificia Università Lateranense, Lumsa e Luiss sono solo alcune delle realtà accademiche da cui provengono i protagonisti di questo progetto che, con il passare dei giorni, sta coinvolgendo sempre più gente che intende svestire i panni di spettatori passivi e indossare quelli di persone attive, "in grado di far sentire la propria voce sopra i continui attacchi che mostrano sempre e soltanto il lato peggiore delle situazioni". Hanno le idee chiare questi giovani tanto da scrivere queste parole “ad alta voce” sul sito che è ancora in fase di completamento ma, che nella sua home page, riporta tutte quante le sue finalità. Sono stanchi i “noiperbenedettini” di vedere il "Vicario di Gesù Cristo continuamente vilipeso sull’onda di attacchi demagogici". Sono stanchi "di sentire le fesserie sull’ICI, sull’anello del Papa che risolverebbe da solo la fame nel mondo". Sono stanchi "di leggere notizie che ormai sembrano tutta alla Dan Brown".Sono stanchi, infine, "di essere considerati ingenue persone disposte a subire ogni genere di gratuito pregiudizio". Sono questi solo alcuni dei punti di questo manifesto spontaneo che campeggia nell’home page e che si conclude con una pacifica e intensa chiamata alle armi: “Uscite dalle nuove catacombe e mostrate il vostro orgoglio cattolico!”. Con la diocesi di Roma ci saranno anche loro, i “noiperbenedettini” per ribadire l’amore per il Vicario di Gesù e gridare a squarciagola il loro motto: “Giovani credenti, per una nuova profezia!”.

Zenit, Korazym.org