martedì 31 luglio 2012

Anno della fede. Mons. Fisichella illustra il programma degli avvenimenti con il Papa e delle altre iniziative: per rispondere alla nostalgia di Dio

L’Anno della fede riguarda tutti, nessuno escluso. E scorrendo il calendario degli avvenimenti "a carattere universale" già fissati se ne ha la conferma: le iniziative abbracciano proprio tutti, vogliono "coinvolgere le diverse categorie di persone" proponendo "un percorso che la comunità cristiana offre a tanti che vivono con la nostalgia di Dio e il desiderio di incontrarlo di nuovo", come spiega a L'Osservatore Romano l’arcivescovo Rino Fisichella (nella foto con Benedetto XVI), presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. "C’è tutta una serie di eventi solidi che, non ho dubbi, riempiranno di donne e uomini Piazza San Pietro" dice l’arcivescovo, annunciando anche che il calendario sarà arricchito da altre iniziative, ancora in cantiere. "Abbiamo pensato a giornate speciali dedicate all’ecumenismo, alla vita consacrata, ai giovani, agli universitari, ai cresimati, alle confraternite, ai movimenti, ai seminaristi e alle novizie, ai catechisti" afferma. Inoltre non mancheranno "incontri di studio sulle questioni più attuali, due importanti concerti - uno in Piazza San Pietro, l’altro nell’Aula Paolo VI - e una mostra a Castel Sant’Angelo". In una parola, la segreteria per l’Anno della fede ha cercato, attraverso una fitta serie di appuntamenti, di dare a tutti l’opportunità di vivere un’esperienza di comunione con la Chiesa universale, secondo lo spirito indicato da Benedetto XVI nella Lettera Apostolica 'Porta fidei'". Mons. Fisichella tiene poi a ricordare che "l’Anno della fede avrà inizio nella felice coincidenza di due anniversari: il cinquantesimo dell’apertura del Concilio Vaticano II (1962) e il ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992)". Così, aggiunge, "l’apertura avverrà in Piazza San Pietro giovedì 11 ottobre, ricorrenza del cinquantesimo dell’inizio del Vaticano II, con la celebrazione eucaristica alla quale, insieme con il Papa, prenderanno parte tutti i partecipanti al Sinodo dei vescovi sulla 'Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana', che avrà inizio il 7 ottobre, e con i Padri conciliari ancora viventi che potranno essere presenti". Quindi, "il primo avvenimento dell’Anno della fede sarà, domenica 21 ottobre, la canonizzazione di sei martiri e confessori della fede". L’arcivescovo, al momento, preferisce non entrare troppo nei dettagli dei singoli avvenimenti, che sono ancora in fase di puntualizzazione. Ma certo "è evidente - sottolinea - il primato che si intende dare alla preghiera e all’Eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita cristiana". Così, ad esempio, giovedì 2 giugno 2013, Solennità del Corpus Domini, "ci sarà una solenne adorazione eucaristica in contemporanea in tutto il mondo". E non va dimenticata la Giornata della "Evangelium vitae", il successivo 16 giugno, "dedicata appunto alla riaffermazione della dignità della persona umana, dal concepimento alla morte naturale". Intanto mons. Fisichella sta già registrando "un crescente interesse" su tutto ciò che riguarda l’Anno della fede, "a testimonianza della bontà dell’intuizione del Papa che l’ha indetto". A confermarlo anche l’incontro giovanile sulla nuova evangelizzazione svoltosi in questi giorni a Kostrzyn, in Polonia, "con una particolarità: accanto ai millecinquecento giovani venuti per riflettere sulla loro missione di cristiani oggi - spiega - ce n’erano migliaia accorsi per il concomitante concerto rock. Ne è venuta fuori un’esperienza inedita molto forte, significativa, di testimonianza da parte dei giovani credenti nei confronti dei loro coetanei mossi da altre sollecitazioni". L’arcivescovo sta ora per partire alla volta dell’Australia dove, dal 9 all’11 agosto, "la Conferenza Episcopale nazionale ha promosso un importante confronto su come vivere la nuova evangelizzazione nel particolare contesto australiano". E proprio questo fervore di iniziative locali fa pensare, prosegue mons. Fisichella, "che il calendario degli eventi universali sarà presto ben integrato da moltissime proposte a livello locale, organizzate dalle Conferenze Episcopali e dalle singole diocesi".

L'Osservatore Romano

Il calendario dell’Anno della fede

Anno della fede. 'Kairos' per consentire alla grazia di illuminare la mente e al cuore di dare spazio per far emergere la grandezza del credere

di Rino Fisichella
arcivescovo presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione

Benedetto XVI è ritornato più volte sul tema della fede. Nei suoi auguri natalizi alla Curia romana ha detto: "Il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede. Se ad essa non troviamo una risposta, se la fede non riprende vitalità, diventando una profonda convinzione ed una forza reale grazie all’incontro con Gesù Cristo, tutte le altre riforme rimarranno inefficaci". Alla stessa stregua durante il suo viaggio in Germania aveva osservato: "Occorre forse cedere alla pressione della secolarizzazione, diventare moderni mediante un annacquamento della fede? Naturalmente, la fede deve essere ripensata e soprattutto rivissuta oggi in modo nuovo per diventare una cosa che appartiene al presente. Ma non è l’annacquamento della fede che aiuta, bensì solo il viverla interamente nel nostro oggi. Non saranno le tattiche a salvarci, ma una fede ripensata e rivissuta in modo nuovo". Come si può osservare, due idee ritornano con frequenza: la fede deve essere ripensata e vissuta. L’Anno della fede potrebbe essere un’occasione propizia su questo versante. Un vero 'kairos' da cogliere per consentire alla grazia di illuminare la mente e al cuore di dare spazio per far emergere la grandezza del credere. Una mente illuminata dovrebbe essere capace, anzitutto, di evidenziare le ragioni per cui si crede. In questi ultimi decenni, il tema non è stato proposto in teologia né, di conseguenza, nella catechesi. La cosa non è indolore. Senza una solida riflessione teologica che sia in grado di produrre le ragioni del credere, la scelta del credente non è tale. Essa si ferma a una stanca ripetizione di formule o di celebrazioni, ma non porta con sé la forza della convinzione. Non è solo questione di conoscenza di contenuti, ma di libertà. Si può parlare di fede come se si trattasse di formule chimiche conosciute a memoria. Se, tuttavia, manca la forza della scelta sostenuta da un confronto con la verità sulla propria vita, tutto si sgretola. La forza della fede è gioia di un incontro con la persona viva di Gesù Cristo che cambia e trasforma la vita. Saper dare ragione di questo permette ai credenti di essere nuovi evangelizzatori in un mondo che cambia. Il secondo termine usato da Benedetto XVI è una fede vissuta. Essa è tanto più necessaria, quanto più si coglie il valore della testimonianza. D’altronde, proprio in riferimento all’evangelizzazione, Paolo VI affermava senza indugi che "il mondo di oggi non ascolta più volentieri i maestri, ma ascolta i testimoni. E se ascolta i maestri è perché sono testimoni" ("Evangelii nuntiandi", 41). Sono passati decenni, eppure questa verità permane con una carica di inalterata attualità. Il mondo di oggi ha fame di testimoni. Ne sente un bisogno vitale, perché ricerca coerenza e lealtà. Siamo dinanzi al tema del cor ad cor loquitur, che ha avuto in Newman un vero maestro. Una fede che porta con sé le ragioni del cuore è più convincente, perché ha la forza della credibilità. La sfida, pertanto, è poter coniugare la fede vissuta con la sua intelligenza e viceversa.

L'Osservatore Romano

Benedetto XVI prosegue da domani il ciclo delle catechesi sulla preghiera: nell'uomo nostalgia di eternità, desiderio di amore, desiderio di Dio

Riprendono domani, a Castel Gandolfo, le tradizionali Udienze generali del mercoledì, sospese dopo il 27 giugno. Benedetto XVI continua il ciclo di catechesi sulla preghiera, iniziato il 4 maggio dell’anno scorso. Giacobbe l’uomo che ha sottratto la primogenitura al fratello Esaù e strappato con l’inganno la benedizione al padre, si trova al guado del fiume Yabboq e lotta nella notte con uno sconosciuto che lo renderà zoppo e gli darà un nuovo nome: Israele. Solo quando quel “qualcuno” sarà sparito, Giacobbe potrà dire di aver lottato con Dio. In quest’episodio, spiega Benedetto XVI, la Chiesa ha sempre letto il “simbolo della preghiera come combattimento della fede e vittoria della perseveranza”: “Il testo biblico ci parla della lunga notte della ricerca di Dio, della lotta per conoscerne il nome e vederne il volto; è la notte della preghiera che con tenacia e perseveranza chiede a Dio la benedizione e un nome nuovo, una nuova realtà frutto di conversione e di perdono” (25 maggio 2011).
Nel suo excursus sulla preghiera, il Papa riflette sul bisogno di pregare che ha sempre caratterizzato l’uomo e nota che nelle antiche culture praticamente sempre ci si sia rivolti a Dio. Nell’antica Grecia, rileva, si assiste ad un’evoluzione: “Le preghiere, pur continuando a invocare l’aiuto divino per ottenere il favore celeste in tutte le circostanze della vita quotidiana …si orientano progressivamente verso le richieste più disinteressate, che consentono all’uomo credente di approfondire il suo rapporto con Dio”.
“L’uomo di tutti i tempi prega perché non può fare a meno di chiedersi quale sia il senso della sua esistenza, che rimane oscuro e sconfortante, se non viene messo in rapporto con il mistero di Dio e del suo disegno sul mondo. La vita umana è un intreccio di bene e male, di sofferenza immeritata e di gioia e bellezza, che spontaneamente e irresistibilmente ci spinge a chiedere a Dio quella luce e quella forza interiori che ci soccorrano sulla terra e dischiudano una speranza che vada oltre i confini della morte” (4 maggio 2011).
L’uomo, infatti, porta nel suo cuore “una nostalgia di eternità”, “un desiderio di amore”, “porta in sé il desiderio di Dio”, sottolinea Benedetto XVI. Per un cristiano la preghiera, aveva ricordato già all’Angelus del 4 marzo 2007, non è evasione dalla realtà ma assunzione delle responsabilità confidando nell’amore fedele di Dio. La preghiera non è “un optional, ma è questione di vita o di morte” perché solo “chi si affida a Dio con amore filiale, può entrare nella vita eterna, che è Dio stesso”. Centrale nella preghiera è, poi, l’esperienza di Dio non solo come Creatore ma anche come Padre. Ed è “lo Spirito di Cristo” che ci apre alla dimensione della paternità di Dio, una realtà fondamentale che ci viene dischiusa quando ci apriamo allo Spirito Santo “ed Egli ci fa rivolgere a Dio dicendogli Abba!, Padre”. La preghiera, dunque, ci permette di entrare
nelle sofferenze con una forza diversa:
“La risposta di Dio Padre al Figlio e alle sue forti grida e lacrime non è stata la liberazione immediata dalle sofferenze, dalla croce, dalla morte, ma era un esaudimento molto più grande, una risposta molto più profonda. Attraverso la croce e la morte, Dio ha risposto con la Risurrezione del Figlio, con la nuova vita. La preghiera animata dallo Spirito Santo porta anche noi a vivere ogni giorno il cammino della vita con le sue prove e sofferenze, nella piena speranza e fiducia in Dio che risponde come ha risposto al Figlio” (16 maggio 2012).
La preghiera è, dunque, possibilità di conversione, di seguire la volontà di Dio e di entrare in comunione non solo con il Padre ma con tutti i figli di Dio. E ancora di più la preghiera dischiude i confini del mondo: “Maria ci insegna la necessità della preghiera e ci indica come solo con un legame costante, intimo, pieno di amore con suo Figlio, possiamo uscire dalla ‘nostra casa’ con coraggio, per raggiungere i confini del mondo e annunciare ovunque il Signore Gesù, Salvatore del mondo” (
14 marzo 2012).

Radio Vaticana

Domani mercoledì 1° agosto il Papa riprende le sue catechesi nel corso delle Udienze generali. Sarà la numero 24 del 2012, in gran parte dedicate alla preghiera cristiana

Il Papa in Libano. Mons. Matara: lo aspettiamo e attendiamo cosa ci dirà sul futuro, sull’amicizia con i fratelli musulmani e la pace in Medio Oriente

"Cristiani e musulmani, tutto il popolo libanese, sono felici di poter ricevere il Papa". Lo ha detto a Radio Vaticana l’arcivescovo maronita di Beirut, mons. Paul Boulos Matara. "Il governo, insieme a tutti i libanesi, - racconta il vescovo - sta cercando di mantenere calma la situazione nel Paese e sta cercando di preparare un’atmosfera di riconciliazione fraterna così da poter ricevere il Papa come un popolo unito. Stiamo poi preparando la visita del Papa - aggiunge il vescovo maronita - anche attraverso una campagna televisiva, che partirà probabilmente a fine agosto, così da preparare tutti ai diversi eventi che si terranno. Siamo sulla buona strada". I libanesi, afferma mons. Matara, "amano il Papa e ricordano ancora l’ultima visita di Giovanni Paolo II che fu un successo! Sono ora felici di ricevere il Papa, perchè hanno bisogno di essere confermati nella speranza della pace e non soltanto per il Libano, ma per tutta la regione. Tutti qui - spiega - sono in ansia per quanto sta succedendo in Medio Oriente e vorrebbero avere la speranza che possano essere trovate delle soluzioni. Il Santo Padre è l’uomo-chiave che può dare questa speranza e non soltanto al popolo libanese, ma a tutte le persone del Medio Oriente". A giudizio di mons. Matar il viaggio di Benedetto XVI è importante per tutto il Medio oriente, come segno di dialogo e di pace: "Aspettiamo il Papa e attendiamo cosa ci dirà al riguardo al futuro, riguardo all’amicizia con i fratelli musulmani, riguardo alla pace in Medio Oriente. Aspettiamo di ricevere il messaggio del Papa". "Siamo sicuri - conclude - di essere pronti a ricevere il suo messaggio. La maggior parte della nostra gente non è fondamentalista: la gente vuole vivere in pace e in amicizia. Credo che il messaggio del Papa confermerà proprio questo".

Vatican Insider

Viaggio in Libano. L’arcivescovo di Beirut: il Medio Oriente aspetta il Papa messaggero di pace

Avvocato di Paolo Gabriele: voleva essere d'aiuto al Papa, ha sbagliato in buona fede. Tra il 6 e il 7 agosto dovrebbe esserci la sentenza

L'avvocato dell'ex aiutante da camera del Papa rivela: "Gabriele non sopporta che lo chiamino 'corvo'". "Tra il 6 e il 7 agosto dovrebbe esserci la sentenza. Se, come ipotizzo, sarà di rinvio a giudizio il processo potrebbe svolgersi in autunno", anticipa al settimanale Oggi, in edicola da oggi, Carlo Fusco, avvocato e amico di Paolo Gabriele (foto), l'ex maggiordomo del Papa che dal 21 luglio è agli arresti domiciliari nella sua casa di Città del Vaticano, dove vivono la moglie, Manuela Citti, e i tre figli, una ragazza di 13 anni e due maschi, di sei e 14. La casa si trova a pochi metri dalla cella dove il maggiordomo è stato rinchiuso con l'accusa di aver sottratto e divulgato documenti riservati, reato per cui il Corvo del Papa rischia 6 anni di carcere. "La definizione è orribile. Non la sopporta. Anche alla moglie, la parola 'Corvo' dà fastidio", riferisce l'avvocato Fusco. E racconta così i 60 giorni di carcere del maggiordomo: "In cella non ha avuto nessun comportamento ossessivo o compulsivo. Ha pregato, ha partecipato alla Messa ogni domenica con la moglie, i figli, e una volta anche con i suoi genitori. In prigione è pure ingrassato. Si mangiava bene lì". E sulla moglie e i figli di Paolo Gabriele, rivela: "La moglie ha cercato di farsi forza e tutti in Vaticano le sono stati vicini. E per i ragazzi non sarà stato un periodo sereno: ma hanno reagito bene. Sono intelligenti e vivaci". Afferma l'avvocato Fusco: "Paolo voleva essere d'aiuto al Papa. Ha sbagliato in buona fede. Ma ha fatto tutto da solo. Per questo ha scritto una lettera confidenziale a Benedetto XVI. Non so se il Papa gli ha risposto. Ma so che è stata una sua idea scrivergli".

TMNews

Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa: non chiamatemi Corvo

Il Papa in Libano. Karam: grande speranza per il Paese, messaggio di pace per la Siria ed invito alla libertà religiosa in tutto il Medio Oriente

“La visita di Papa Benedetto XVI in Libano rappresenta un agrande speranza per il Libano, un messaggio di pace per la Siria ed è un invito alla libertà religiosa in tutto il Medio Oriente”: lo afferma in un colloquio con l’agenzia Fides padre Paul Karam, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) in Libano. Il direttore riferendo della grande attesa nella popolazione libanese, ritiene che “il viaggio riporterà attenzione sul tema della libertà religiosa, mentre vediamo chiaramente l’ascesa del fondamentalismo islamico”. “Il Papa – dice padre Paul – come fece oltre dieci anni fa Giovanni Paolo II, porta un messaggio profetico di rifiuto della guerra e della violenza, di proposta di valori basilari come la libertà religiosa e i diritti umani”. Il direttore delle POM nota: “La visita del Papa anticipa l’Anno della fede, che inizia a ottobre. È un segno di provvidenza per rilanciare l’impegno cristiano nei paesi del Medio Oriente”. L’area è scossa dal conflitto siriano: “Per la Siria, il Papa porterà il messaggio che Cristo ci insegna: pace, dialogo, tolleranza, accettazione dell’altro. I fedeli cristiani della Siria – racconta – sono preoccupati perché sono esposti alla violenza e vulnerabili. Aspettano con grande ansia e speranza l’arrivo del Papa. L’appello per la pace in Siria deve essere più forte anche per la comunità internazionale, perché si promuova il dialogo fra le parti in lotta. “La violenza non ha mai risolto i problemi”, prosegue . “L’unica via è incontrarsi per un negoziato, nel rispetto reciproco, per il benessere di tutti i cittadini. Occorre riallacciare i fili del dialogo, secondo credibilità, trasparenza e verità”. “Spero che la visita del Papa – conclude – possa rinnovare fra i cristiani della Siria la responsabilità di una autentica testimonianza cristiana, verso il dialogo e la solidarietà, sempre alla luce della verità che è Cristo”.

Fides

I progressisti francesi promuovono Benedetto XVI 'il rivoluzionario': le ultime decisioni del Papa sono i simboli di un rinnovamento epocale

La durata media di un Pontificato è di 7,19 anni. Papa Benedetto XVI ha appena superato questa soglia. Il countdown, invece, perché diventi il sesto Pontefice più longevo della storia è appena iniziato: mancano 162 giorni, scrive infatti Popes-and-papacy.com. Numeri importanti, sulla cui realizzabilità i cardinali che lo elessero il 19 aprile del 2005 non avrebbero probabilmente scommesso nulla. E invece Joseph Ratzinger dimostra longevità, e rimane saldamente al timone della Chiesa. La crisi di Vatileaks sembra non abbatterlo per nulla. E mentre incede coi suoi ritmi tenendosi stretto al proprio fianco il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, ecco che un po’ a sorpresa è la rivista principe del progressismo francese a elogiarlo. “Benedetto XVI il rivoluzionario”, scrive significativamente il prestigioso settimanale Témoignage Chrétien. Talmente “rivoluzionario” che “i vecchi conservatori liberali e gli spregiatori progressisti del Panzerkardinal sono posti di fronte alla loro malafede. E la Chiesa militante milita”. L’elogio è figlio delle ultime decisioni papali. Non solo “l’ultima pietra preziosa del suo scrigno”, ovvero “la nomina di mons. Gerhard Müller, discepolo del grande teologo della liberazione Gustavo Gutiérrez, a capo della più potente Congregazione romana, quella della Dottrina della Fede”. Ma anche la decisione di nominare due Santi dottori della chiesa, che Témoignage Chrétien descrive così: “Una suora che descrisse dettagliatamente la natura fisiologica dell’orgasmo femminile e un predicatore che criticava i ricchi cattolici antisemiti spagnoli”. Ovvero, Sant’Ildegarda di Bingen e San Giovanni d’Avila. “Questo vecchio Papa tedesco, teologo autore di 250 libri, continua a stupirci e a prendere di sorpresa”, sentenzia la rivista, che continua: Papa Ratzinger, “mentre con una mano cerca di ottenere, anche dolorosamente, il consenso della banda dei lefebvriani e d’imporre un’interpretazione del grande Concilio, quello del Vaticano II, con l’altra traccia delle prospettive rivoluzionarie incredibilmente ampie. Una rivoluzione nascosta, è vero. Ma di cui bisogna spiare i simboli poco appariscenti”. San Giovanni d’Avila e Sant’Ildegarda di Bingen sono “due Santi oggi universalmente riconosciuti, ma che alla loro epoca furono sottoposti ad angherie e perseguitati più di quanto si possa pensare. Della badessa benedettina tedesca del XII secolo conosciamo ora la scienza quasi universale, quella che le permise di produrre sia trattati medici che compendi musicali. Si dimentica a volte che fu di gran lunga la prima a scoprire la circolazione sanguigna e che non disdegnò di descrivere nei minimi particolari la natura fisiologica dell’orgasmo femminile, lei, la suora, la mistica sposa di Dio. Si dimentica anche talvolta che, contro il furore del suo vescovo, contrariato da una tale libertà di parola, in particolare da parte di una donna, fu un Papa a prenderla sotto la sua protezione e a permetterle di proseguire le sue eccezionali ricerche”. Anche San Giovanni d’Avila, seppure tre secoli dopo, nell’epoca della grandeur spagnola, diede la testimonianza della possibilità di quaerere Deum secondo la ragione. Scrive Témoignage Chrétien: “L’oratore immenso, che convertiva con il solo suono della sua voce sia le folle che i grandi, sia gli umili che gli intellettuali vanitosi, il San Giovanni Boccadoro occidentale che sognava di convertire le Indie di Colombo e che fu trattenuto sul suolo della penisola Iberica dalle sue ascendenze in parte ebraiche all’epoca sinistra della moda della limpieza de sangre, fu anch’egli preda dei gelosi, dei funzionari della chiesa locale, che gli intentarono dei processi per eresia. Ne uscì vittorioso e più grande, sia al suo tempo che davanti alla storia".

Paolo Rodari, Il Foglio

Giornata Mondiale della Gioventù 2013. Il Papa: tra un anno occasione per sperimentare gioia e bellezza di appartenere alla Chiesa e di vivere la fede

"Tra un anno, proprio in questo periodo, si terrà la 28° Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro, in Brasile. Si tratta di una preziosa occasione per tanti giovani di sperimentare la gioia e la bellezza di appartenere alla Chiesa e di vivere la fede". Lo ha detto il Papa domenica dopo la recita dell'Angelus nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. "Guardo con speranza a questo evento e desidero incoraggiare e ringraziare gli organizzatori, specialmente l'arcidiocesi di Rio de Janeiro, impegnati a preparare con solerzia l'accoglienza ai giovani che da tutto il mondo prenderanno parte a questo importante incontro ecclesiale", ha aggiunto Benedetto XVI. Un assaggio di GMG: è stato l'obiettivo di "Preparare la strada", iniziativa di tre giorni, in corso lo scorso fine settimana a Rio de Janeiro (foto), nell'arena sportiva del Maracanazinho. A un anno esatto dall'inizio della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù, la Chiesa brasiliana ha fatto le prove generali con questo incontro, apertosi venerdì 27, con la Messa celebrata dall'arcivescovo Giovanni D'Aniello, nunzio apostolico nel Paese latinoamericano. Il raduno si è concluso domenica 29 e ha avuto in scaletta momenti di preghiera e celebrazioni, concerti dei più noti cantanti di musica cattolica e popolare brasiliana, conferenze. Preceduta, il 22 luglio, da una marcia svoltasi contemporaneamente sulle strade di 120 diocesi del Paese, per iniziare simbolicamente il conto alla rovescia verso l'appuntamento del prossimo anno. Vi hanno partecipato oltre cinquantamila persone: un buon banco di prova per il raduno del prossimo anno, quando giungeranno milioni di giovani da tutto il mondo. Secondo stime locali, del resto, sarà molta più gente di quanta ne arriverà in Brasile per assistere alla Coppa del mondo di calcio del 2014 e alle Olimpiadi del 2016. "Preparando insieme il cammino, pastori della Chiesa e popolo di Dio condividono l'aspettativa per l'arrivo del Papa a Rio de Janeiro", ha detto il nunzio D'Aniello. "La preparazione - ha aggiunto - ha un significato di scoperta. Conoscendo il Brasile, so che quanto succederà il prossimo anno sarà molto più grande di quello che succede ora". Il presule ha inoltre rivelato di essere un debuttante sul palcoscenico delle GMG: "Ho sempre seguito da lontano questi incontri. Se Dio vorrà, quella del 2013 sarà la mia prima Giornata". E, riferendosi alle recenti parole pronunciate da Benedetto XVI in occasione dell'Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano, l'arcivescovo ha commentato: "Il Papa afferma che le famiglie sono il volto sorridente e dolce della Chiesa. Penso che anche i giovani lo sono". Al termine della Messa, a cui era presente anche il card. Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo di Aparecida e presidente della Conferenza Episcopale brasiliana, l'arcivescovo di Rio e presidente del comitato organizzatore locale, Orani João Tempesta, ha avviato ufficialmente la campagna di raccolta fondi per la GMG 2013, che ha come slogan "Condividi la tua fede". Tra i protagonisti della GMG, i volontari svolgono un ruolo di primo piano nell'accoglienza dei coetanei in aeroporti, stazioni e punti d'informazione, e nell'assistenza dei pellegrini con particolari bisogni. Per questo gli organizzatori brasiliani possono gioire, visto il continuo aumento di richieste da parte di ragazzi e ragazze che desiderano fare l'esperienza del volontariato durante la prossima GMG brasiliana. Sul sito ufficiale è possibile inviare la propria disponibilità. Tra i requisiti richiesti: la maggiore età e l'impegno a raggiungere il grande Paese latinoamericano almeno due settimane prima dell'inizio del grande raduno mondiale. Tra gli altri compiti dei volontari: la preparazione dei kit del pellegrino, il servizio d'ordine nelle celebrazioni liturgiche e negli altri appuntamenti di massa, il lavoro nelle comunicazioni e l'aggiornamento attraverso i social network. L'organizzazione della Giornata ha anche aperto le iscrizioni, che si chiuderanno a fine agosto, per la fiera delle vocazioni. Già sperimentata alla Gmg di Madrid, la fiera nella città fluminense si svolgerà nella piazza General Tibúrcio, luogo di transito per chi si reca al celebre monte Pan di Zucchero. Essa costituisce un'occasione per tutte le congregazioni, i movimenti e le comunità religiose di far conoscere la propria realtà, spiritualità e carisma. Durante i giorni della GMG saranno disponibili anche spazi per l'adorazione del Santissimo Sacramento, altri per accostarsi alla riconciliazione, e un palco per concerti, riflessioni e momenti di preghiera. Intanto la Conferenza Episcopale brasiliana ha pubblicato il sussidio intitolato "Camminando verso la GMG di Rio". Preparato dalla Commissione pastorale per la gioventù, si rivolge alle nuove generazioni esortandole a vivere secondo il Vangelo ed è al contempo uno strumento per aiutare a evangelizzare altri coetanei. Il documento, realizzato anche in vista della Settimana missionaria che anticiperà il programma ufficiale della Giornata, ruota intorno ad argomenti come l'incontro personale con Cristo, la cultura e la fede del Brasile, l'attenzione ai poveri, i sacramenti della riconciliazione e dell'Eucaristia.

TMNews, L'Osservatore Romano

La gioia dei giovani brasiliani per il saluto del Papa all'Angelus. Intervista con l'arcivescovo di Rio

Domani Benedetto XVI riprende le Udienze generali. Venerdì spettacolo folk da Monaco di Baviera, sabato concerto offerto dalla Caritas di Regensburg

Il Papa riprende domani, dopo una pausa durata il mese di luglio, le Udienze generali del mercoledì. Benedetto XVI, che sta trascorrendo il periodo estivo a Castel Gandolfo, non tornerà in Vaticano per l'occasione e pronuncerà la catechesi del mercoledì, ancorché in forma più breve del consueto, ai pellegrini che si raduneranno nel cortile del Palazzo Apostolico che sorge sulle pendici del lago albano. Venerdì 3 agosto, poi, sempre a Castel Gandolfo, il Papa assisterà ad una manifestazione folkloristica di musica e danza offerta dall'arcidiocesi di Monaco di Baviera, alla presenza di mille pellegrini provenienti dalla sua Baviera guidati dall'arcivescovo di Monaco Reinhard Marx. Sabato verrà poi offerto al Papa un concerto organizzato dalla Caritas di Regensburg, città bavarese nella quale vive il fratello del Papa e da dove proviene il nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, mons. Gerhard Ludwig Mueller. Domenica, come al solito, la recita dell'Angelus a mezzogiorno.

TMNews

Mons. Jeanbart: felici e grati al Papa per l’appello alla pace in Siria. Ha avuto ampia eco nei media del Paese, qualificato come un fattore positivo

“Siamo felici e ringraziamo il Santo Padre per l’appello alla pace in Siria lanciato all’Angelus” do domenica dice all’agenzia Fides mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo metropolita di Aleppo per i greco-cattolici. “L’appello del Papa ha avuto ampia eco sui media siriani che lo hanno qualificato come un fattore positivo. Le parole di Benedetto XVI erano tra le due più importanti notizie riferite dai media locali” aggiunge Mons. Jeanbart. Dopo la preghiera dell’Angelus di domenica Papa Benedetto XVI ha ricordato la situazione in Siria: “Continuo a seguire con apprensione i tragici e crescenti episodi di violenza in Siria con la triste sequenza di morti e feriti, anche tra i civili, e un ingente numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi limitrofi. Per questi chiedo che sia garantita la necessaria assistenza umanitaria e l’aiuto solidale. Nel rinnovare la mia vicinanza alla popolazione sofferente ed il ricordo nella preghiera, rinnovo un pressante appello, perché si ponga fine ad ogni violenza e spargimento di sangue. Chiedo a Dio la sapienza del cuore, in particolare per quanti hanno maggiori responsabilità, perché non venga risparmiato alcuno sforzo nella ricerca della pace, anche da parte della comunità internazionale, attraverso il dialogo e la riconciliazione, in vista di un’adeguata soluzione politica del conflitto”. “Anche la riunione dell’opposizione a Roma che ha lanciato appello alla pacificazione e al rifiuto della violenza è stata giudicata positivamente qui” afferma mons. Jeanbart. L’incontro organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio di 16 rappresentanti dei partiti dell’opposizione siriana, ha diffuso un appello che invita tutte le parti coinvolte a trovare “una soluzione pacifica al conflitto siriano” tramite un “patto nazionale comune”. Per quanto riguarda la situazione di Aleppo, mons. Jeanbart dice: “siamo molto preoccupati per quello che sta accedendo. Chiediamo a tutti di pregare per una soluzione di dialogo. Le diverse comunità cristiane di Aleppo (ortodossi, cattolici e protestanti) hanno deciso di unire le loro forze per venire incontro alle necessità dei profughi e di tutti coloro che si trovano in difficoltà”.

Fides

Il Papa e la Siria