mercoledì 1 agosto 2012

Benedetto saluta i ragazzi delle zone dell'Emilia Romagna e della Lombardia colpite dal terremoto: rendete ovunque gioiosa testimonianza evangelica

Al termine dell'Udienza generale a Castel Gandolfo, Papa Benedetto XVI ha salutato i ragazzi ''provenienti dalle zone dell'Emilia Romagna e della Lombardia colpite dal recente terremoto'', impegnati soprattutto nell'animazione negli oratori. ''Saluto infine i giovani i malati e egli sposi novelli'', ha detto il Papa al momento dei conclusivi saluti in lingua italiana. ''Tutti esorto a rendere ovunque una gioiosa testimonianza evangelica''. Centoventicinque ragazzi modenesi che hanno vissuto la tragica esperienza del recente terremoto hanno voluto incontrare stamani il Papa anche nel ricordo della sua visita a Carpi. L’iniziativa di accompagnare da Benedetto XVI i ragazzi, tra gli undici e i quattordici anni, è venuta a due vigili del fuoco che hanno dato vita, spontaneamente, al progetto "Tre giorni per un sorriso". Antonio Mercuri e Francesco Saverio Coraggio, presidente dell’associazione dei dipendenti del ministero dell’Interno, con il sostegno della pro loco di Frascati e la collaborazione della Polizia di Stato, hanno fatto in modo che i ragazzi fossero ospitati nel centro dei vigili del fuoco alle Capannelle, alle porte di Roma, per alcuni giorni di vacanza; "Ma certo - dicono - l’incontro con il Papa è il momento più importante". Accanto ai ragazzi emiliani, settanta giovani veneziani dell’azione cattolica di Fosso e Sandon, ora a Tagliacozzo per un campo scuola, hanno fatto sentire al Pontefice il loro affetto e gli hanno mostrato le loro t-shirt verdi con stampata una frase di Giovanni Paolo II: "Prendete in mano la vostra vita è fatene un capolavoro". E' proprio questo "l’impegno che oggi prendiamo davanti al Papa", dice il parroco don Federico. Tra i presenti a Castel Gandolfo, Tadeusz Guz, decano dell’Universita Cattolica di Lublino, che ha presentato a Benedetto XVI il volume "Logos et Musica", stampato proprio in onore del Pontefice. Inoltre il Papa ha benedetto la corona d’oro per il crocifisso del monastero della Santa Croce, a Bocca di Magra, nello Spezzino, trasformato sessant’anni fa dal card. Anastasio Ballestrero in punto di riferimento per esercizi spirituali, affidato ai carmelitani scalzi. "Il crocefisso - spiega il priore Marco Chiesa - è una scultura in stile bizantino del XII secolo, di dimensioni notevoli, con riferimenti al celebre Volto Santo di Lucca". Infine, prima di far rientro nel Palazzo Apostolico, il Papa ha fatto gli auguri al comandante della Guardia Svizzera Pontificia, Daniel Rudolf Anrig, in occasione della festa nazionale elvetica che si celebra proprio il primo giorno di agosto.

Asca, L'Osservatore Romano

Il Papa: non si può fare a meno di pregare, sempre dobbiamo bussare con fiducia alla porta del Signore, in tutto Egli si prende cura dei suoi figli

Questa mattina, nella Piazza della Libertà antistante il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Santo Padre Benedetto XVI ha incontrato i fedeli ed i pellegrini convenuti per l’Udienza Generale del mercoledì, appuntamento ripreso oggi dopo la sospensione nel mese di luglio. Nella catechesi il Papa ha presentato la figura di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, vescovo e Dottore della Chiesa, di cui ricorre oggi la memoria liturgica, soffermandosi in particolare sugli insegnamenti del santo riguardo alla preghiera. “In ogni situazione della vita non si può fare a meno di pregare, specie nel momento della prova e nelle difficoltà”: Benedetto XVI ha ricordato in particolare una famosa massima del fondatore dei Redentoristi, “Chi prega si salva, chi non prega si danna”: “Dicendo quindi che la preghiera è un mezzo necessario, Sant’Alfonso voleva far comprendere che in ogni situazione della vita non si può fare a meno di pregare, specie nel momento della prova e nella difficoltà. Sempre dobbiamo bussare con fiducia alla porta del Signore, sapendo che in tutto Egli si prende cura dei suoi figli”. Da Sant’Alfonso il Papa ha ripreso la definizione di preghiera come “mezzo necessario”, e ha esortato i fedeli a interrogarsi sulla “questione centrale: che cosa è davvero necessario nella nostra vita?” “La salute e tutte le grazie che per quella ci bisognano”, la risposta di S. Alfonso, che comprendeva “non solo la salute del corpo, ma anzitutto quella dell’anima”. “Più che di ogni altra cosa - ha commentato il Santo Padre - abbiamo bisogno della sua presenza liberatrice che rende davvero pienamente umano, e perciò ricolmo di gioia, il nostro esistere. E solo attraverso la preghiera possiamo accogliere Lui, la sua Grazia, che, illuminandoci in ogni situazione, ci fa discernere il vero bene e, fortificandoci, rende efficace la volontà, cioè la rende capace di attuare il bene conosciuto”. “Il discepolo del Signore sa di essere sempre esposto alla tentazione e non manca di chiedere aiuto a Dio nella preghiera, per vincerla”, ha sottolineato il Papa: “Anche noi, consapevoli della nostra debolezza - l’esortazione papale - dobbiamo chiedere l’aiuto di Dio con umiltà, confidando solo sulla ricchezza della sua misericordia”. Sulla scia di Sant’Agostino, Sant’Alfonso “invita ogni cristiano a non aver timore di procurarsi da Dio, con le preghiere, quella forza che non ha, e che gli è necessaria per fare il bene, nella certezza che il Signore non nega il suo aiuto a chi lo prega con umiltà”. “Cari amici - ha concluso -, Sant’Alfonso ci ricorda che il rapporto con Dio è essenziale nella nostra vita: senza rapporto con Dio manca la relazione fondamentale e la relazione con Dio si realizza nel parlare con Dio nella preghiera personale quotidiana e con la partecipazione ai Sacramenti, e così questa relazione può crescere in noi, può crescere in noi la presenza divina che indirizza il nostro cammino, lo illumina e lo rende sicuro e sereno, anche in mezzo a difficoltà e pericoli”.

SIR, Radio Vaticana

L’UDIENZA GENERALE - il testo integrale della catechesi e dei saluti del Papa

Padre Lombardi: il servizio alla fede è la missione della Compagnia di Gesù, secondo le prospettive principali indicate da Benedetto XVI

La missione della Compagnia di Gesù come “servizio alla fede” è stata al centro dell’intervento di ieri di padre Federico Lombardi (nella foto con Benedetto XVI), direttore della Sala Stampa vaticana, del Centro Televisivo Vaticano e della Radio Vaticana, al Colloquio internazionale sull’educazione secondaria dei Gesuiti in corso a Boston, negli Stati Uniti. Il suo intervento è avvenuto proprio nel giorno in cui la Chiesa celebra Sant’Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti. Servire la fede: una missione che si è arricchita nel tempo di connotazioni nuove, come la necessità di combattere la secolarizzazione nel mondo occidentale e di promuovere la giustizia del Regno annunciato da Cristo. Così, padre Federico Lombardi affronta il tema della missione della Compagnia di Gesù, che è naturalmente parte di quella della Chiesa. Fondamentale, quindi, ricordare le prospettive principali indicate dal Papa, partendo dalla nuova evangelizzazione a cui è dedicato il prossimo Sinodo dei vescovi in programma a ottobre a Roma e l’Anno della fede, per tornare ad annunciare il Vangelo in un mondo che non lo riconosce più o non lo ha ancora conosciuto. Benedetto XVI, prosegue padre Lombardi, parla anche di emergenza educativa e della necessità di formare le nuove generazioni con un sano equilibrio tra libertà e disciplina; l’educazione, inoltre, rappresenta l’arma vincente contro lo scetticismo e il relativismo imperante nella nostra cultura. Una cultura anche fortemente interrogata dal rapporto tra Fede e Ragione: amiche e alleate, non avversarie, a patto che la ragione riconosca la necessità della fede e non perda il senso dei limiti dell’uomo. Padre Lombardi ricorda poi uno dei momenti più belli vissuti accanto al Santo Padre: il colloquio con gli astronauti nella Stazione Spaziale Internazionale in orbita intorno alla Terra l’anno scorso. Nei 15 minuti a disposizione, Benedetto XVI non pronunciò alcun discorso, ma fece domande su come vedevano dall’alto il pianeta, con tutte le sue guerre, le sue bellezze e le sue fragilità, sulla possibilità della scienza di tutelare l’ambiente, di servire la pace e contribuire al bene delle future generazioni, sullo sguardo dell’uomo che si eleva verso l’immensità dell’infinito, ammira la Bellezza e diventa preghiera. Infine padre Lombardi ripercorre la tradizione educativa della Compagnia di Gesù, con un’attenzione a proiettarsi nel futuro della comunicazione digitale: uno strumento non da rifiutare, ma da conoscere e valorizzare, riducendone i rischi, primo tra tutti quello di confondere la mera connessione con la
comunione, l’amicizia vera e la solidarietà diffusa.


Radio Vaticana