giovedì 3 gennaio 2013

Benedetto, un re magio per don Georg: domenica il segretario particolare del Papa sarà consacrato vescovo. Insieme con lui riceveranno l’ordinazione episcopale Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e i nunzi apostolici Fortunatus Nwachukwu e Nicolas Thevenin

Quasi come un re magio. Epifania con la mitria per mons. Georg Gänswein (foto). Domenica prossima, 6 gennaio, nella Basilica Vaticana, dalle mani del "suo" Papa Benedetto XVI, di cui è il segretario particolare (dal 2003 lo era dell’allora cardinale Joseph Ratzinger), don Georg sarà consacrato vescovo. Insieme con lui riceveranno l’ordinazione episcopale Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e i nunzi apostolici Fortunatus Nwachukwu e Nicolas Thevenin. Tutti e quattro hanno ricevuto dal Papa il titolo di Arcivescovo. Insieme con Benedetto XVI i due conconsacranti saranno i cardinali Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, e Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica. Durante il rito, sarà il card. Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, a presentare i quattro nuovi arcivescovi. Chi, anche nella Curia romana, criticò duramente il predecessore di Benedetto XVI, Giovanni Paolo II, per la sua scelta di ordinare vescovo, nel 1998, il suo segretario particolare, l’attuale cardinale Aacivescovo di Cracovia Stanislaw Dziwisz, nominandolo prefetto aggiunto della Casa Pontificia, adesso dovrà rivedere le sue posizioni. Anche nel caso di don Georg, infatti, l’ordinazione episcopale e la nomina alla Prefettura non lo vedrà lasciare l’incarico delicato di segretario particolare del Papa. Ma, mentre don Stanislao fu chiamato ad affiancare il prefetto di allora, l’attuale neocardinale James Michael Harvey, oggi don Georg avrà lui in mano la guida sempre delicata, non solo in tempi di Vatileaks, della Prefettura della Casa Pontificia. Non prefetto aggiunto come Dziwisz, ma al vertice della Prefettura e con un numero due, il reggente, il rogazionista padre Leonardo Sapienza, non ordinato vescovo, come invece era avvenuto con il suo direttore predecessore, mons. Paolo De Nicolò, seppure solo negli ultimi tre anni del suo ufficio. "Per far mettere un po’ di rosso a Sapienza lo hanno fatto protonotario apostolico", sottolinea ironicamente un vescovo. Benedetto XVI concentra totalmente nelle mani del suo segretario particolare l’accesso alla sua persona: udienze pubbliche e private, viaggi in Italia, di cui si occupa la Prefettura della Casa Pontificia, e soprattutto la possibilità di varcare la soglia dell’ormai inaccessibile appartamento pontificio. Sarà don Georg da solo a organizzare e vagliare tutte le richieste che d’ora in avanti arriveranno a Benedetto XVI, a fargli da filtro, insomma, mentre il Papa potrà dedicarsi a ciò che ama di più: scrivere. L’Enciclica sulla fede è in arrivo e sarà datata 2013.

Francesco Grana, Orticalab

I 4 nuovi nuovi vescovi che Benedetto XVI consecrerà domenica, tra cui il prefetto della Casa pontificia mons. Georg Ganswein

Banca d'Italia blocca tutti i pagamenti elettronici attraverso Pos e il circuito mondiale delle carte di credito nello Stato del Vaticano. Il servizio svolto dalla Deutsche Bank non era stato autorizzato

La Banca d'Italia ha bloccato tutti i pagamenti elettronici attraverso Pos e attraverso il circuito mondiale delle carte di credito nello Stato della Città del Vaticano. Anche quelli per pagare i biglietti dei Musei Vaticani, che ogni anno sono visitati da cinque milioni di turisti. Fonti di Palazzo Koch hanno spiegato che il Vaticano può avere tutti i Pos che vuole ma non con banche italiane, perché, ai sensi della normativa antiriciclaggio, la piccola Città Stato è considerata Paese extracomunitario "non equivalente" a fini di vigilanza e, per l'appunto, di antiriciclaggio. Deutsche Bank Italia che è la banca provider dei moltissimi Pos presenti sul territorio vaticano, hanno spiegato le stesse fonti di Bankitalia, è un soggetto di diritto italiano e quindi vigilato da via Nazionale, ma li aveva aperti senza richiedere la necessaria autorizzazione alla stessa Banca d'Italia. Solo nel corso dello scorso anno, il 2012, ha presentato un'istanza in questo senso, che però è stata respinta da via Nazionale. Ed è per questo che ha dovuto disattivare tutti i Pos in Vaticano: da quelli dei Musei Vaticani a quelli della farmacia internazionale (dove è possibile entrare anche ai cittadini italiani muniti di ricetta e documento), dal supermercato alimentare e ai magazzini di vestiti e tecnologia (dove l'ingresso è limitato ai possessori di determinate tessere). Per non considerare numismatica e filatelia. Scatenando così un nuovo "affaire" sulle finanze vaticane. La notizia è stata annunciata da una nota diramata via email della direzione dei Servizi economici del governatorato della Santa Sede e ribadita da un'altra nota della ragioneria dello Stato vaticano. Uniche forme di pagamento ammesse, da mercoledì, i contanti, gli assegni e il bancomat dello Ior. Lo stop dei pagamenti elettronici è stato confermato dalla Sala Stampa della Santa Sede, ma su quando i servizi potranno ricominciare nulla è dato da sapere, tanto che nelle note ufficiali si parla genericamente di "lasso temporale da definire" o di "fino a data da definire". Il direttore della Santa Sede Padre Federico Lombardi non ha voluto commentare le "spiegazioni" fornite da Bankitalia in relazione alle motivazioni che hanno portato al blocco dei Pos, ma si è limitato a spiegare che il blocco era stato originato dal fatto che "le relazioni di alcuni uffici della Città del Vaticano con uno dei loro prestatori di servizio per l'uso delle carte di credito e dei Pos presenti nei punti vendita interni alla Città del Vaticano, per facilitare il pagamento dei servizi a turisti e pellegrini, sono in via di scadenza". Padre Lombardi ha aggiunto che «sono in corso contatti con diversi provider o prestatori di servizi" e "si prevede quindi che l'interruzione dell'uso dei servizi connessi alle carte di credito nei Pos sarà breve". Il blocco dei pagamenti elettronici è certo una prassi molto grave che, spiegano gli esperti, viene messa in pratica in presenza di situazioni sospette, appunto come operazioni di riciclaggio. "È un nodo che è venuto al pettine" hanno commentato a Via Nazionale. Del resto non più tardi di quindici giorni fa rispondendo ad un'interrogazione parlamentare, il sottosegretario al Tesoro Vieri Ceriani aveva sottolineato anche la natura extracomunitaria e non equivalente della cosiddetta "banca vaticana", lo Ior, "che non è autorizzato ad operare in Italia". Il problema dell'antiriciclaggio é particolarmente sensibile: la Santa Sede ha svolto nell'ultimo anno un lavoro di adeguamento giuridico complesso per entrare a pieno titolo tra i Paesi che ottemperano alle regole internazionali. Tanto che nel luglio scorso nell'Assemblea plenaria del Comitato Moneyval di Strasburgo, ha ricevuto un significativo riconoscimento ("La Santa Sede ha percorso una lunga strada in un periodo di tempo assai breve", scrive il Consiglio d'Europa) ma anche l'invito a "rafforzare il proprio regime di vigilanza". Un nuovo esame è previsto tra sei mesi. L'avviso del blocco dei Pos apre l' home page del sito ufficiale dei Musei Vaticani sotto il titolo "No pagamenti elettronici dal 1 gennaio», con la formula di rito: "Ci scusiamo per i possibili disagi".

Maria Antonietta Calabrò, Corriere della Sera

Passo in avanti della Santa Sede verso la trasparenza finanziaria: approvate nuove norme per lo scambio internazionale di informazioni. Verso l'adesione al Gruppo Egmont, la rete globale delle Unità di Informazione Finanziaria

Continua il percorso della Santa Sede nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Dal 17 dicembre sono entrate vigore due modifiche alla normativa antiriciclaggio dello Stato della Città del Vaticano, approvate il 14 dicembre dalla Pontificia Commissione per lo Stato di Città del Vaticano. Le modifiche (che riguardano gli articoli 2 septies e 41 della Legge n. 127) permettono all’AIF di stipulare dei protocolli di intesa con analoghe autorità di altri Stati senza il nulla osta della Segreteria di Stato. La nuova legge (la n. CLXXXV del 2012) favorisce ulteriormente la cooperazione e lo scambio internazionale di informazioni. Un grande passo della Santa Sede, anche in vista dell’adesione dell’AIF al Gruppo Egmont, la rete globale delle Unità di Informazione Finanziaria. Una procedura, quella dell’ingresso dell’Egmont, che colloca sempre più la Santa Sede nel circuito dei Paesi credibili in tema di trasparenza finanziaria. È presso l’Hotel Egmont di Bruxelles che nel 1995 si riunirono per la prima volta le Unità di Informazione Finanziaria di tutto il mondo. Lo scopo del gruppo è di fornire un tavolo per le FIU (Financial Intelligence Unit) per implementare la cooperazione nella lotta contro il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo, e di sviluppare il miglioramento dei programmi di ciascuno Stato. L’AIF aveva cominciato da tempo la procedura per essere accolto nell’Egmont Group, continuando con forza il suo percorso verso l’adesione agli standard internazionali sul contrasto al riciclaggio e al finanziamento al terrorismo. Già a luglio, nel rapporto MONEYVAL – il Comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza agli standard dei Paesi membri – era chiaramente scritto che la Santa Sede si stava muovendo in tal senso . Al punto 30 del rapporto, si legge infatti che “l’Autorità di Informazione Finanziaria sta seriamente considerando di unirsi al Gruppo Egmont e ha già fatto i primi passi per iniziare la procedura di ingresso tra i membri che le permetterebbe di cooperare direttamente con altre Unità di Informazione Finanziaria nell’Egmont Group, in accordo con i principi Egmont”. Il rapporto di MONEYVAL, il Comitato del Consiglio d’Europa che valuta l’aderenza agli standard dei Paesi membri, offriva, del resto, l’immagine di una realtà in movimento. Molto era stato fatto con le modifiche alla Legge n. 127. Modifiche sostanziose, che avevano già a suo tempo dimostrato come la Santa Sede avesse preso con decisione la strada indicata dai valutatori di MONEYVAL. Per quanto le valutazioni del Rapporto MONEYVAL fossero in linea di massima positive (9 valutazioni positive sulle 16 Raccomandazioni GAFI essenziali, risultato peraltro non molto distante da quello ottenuto dall'Italia nello stesso grado di valutazione, e cioè 11 valutazioni positive su 16), rimanevano molte questioni aperte nel rapporto di MONEYVAL. Tra le altre cose, il Rapporto segnalava che l’Autorità di Informazione Finanziaria era limitata nella sua capacità di scambiare informazioni con altre Unità di Informazione Finanziaria. La situazione è cambiata con le modifiche approvate venerdì dalla Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, ovvero il legislatore vaticano. Piccoli ritocchi della Legge n. 127, ma dal notevole impatto. Cambia infatti il comma 7 dell’articolo 2 septies, che nella vecchia versione prevedeva che: “L’Autorità di Informazione Finanziaria, con il nulla osta della Segreteria di Stato, stipula Protocolli d’intesa con analoghe Autorità di altri Stati ai fini dello scambio di informazioni relative a transazioni sospette di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo”. Nella nuova versione, non è più previsto il nulla osta della Segreteria di Stato, che resta comunque l'Autorità competente per la politica estera e il coordinamento della politica interna, anche in materia di antiriciclaggio. Cambia inoltre l’articolo 41, che nella nuova versione rende più ampio lo spettro dello scambio internazionale di informazioni, non limitato alle sole transazioni sospette, ma più in generale alla prevenzione e alla lotta del riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Un ulteriore passo della Santa Sede insomma nella costruzione di un sistema antiriciclaggio solido e credibile e proiettato nel lungo periodo, e che come tale dovrebbe essere accolto con favore sia da MONEYVAL, sia dalle giurisdizioni, come ad esempio l’Italia, che guardano con molto interesse al percorso intrapreso Oltretevere.

Andrea Gagliarducci, Korazym.org

Memoria del Santissimo Nome di Gesù. Il Magistero del Papa: Egli ha portato nel mondo il seme dell’amore e della pace, più forte del seme dell’odio e della violenza, più forte perché il suo Nome è superiore ad ogni altro nome

La Chiesa celebra oggi la memoria del Santissimo Nome di Gesù. Una devozione che risale ai primi tempi del Cristianesimo e che deve la sua diffusione soprattutto a San Bernardino da Siena. Nel 1530 Clemente VII autorizzò l'Ordine francescano a recitare l'Ufficio del Santissimo Nome di Gesù. Giovanni Paolo II ha ripristinato al 3 gennaio la memoria facoltativa nel Calendario Romano. “Comunicare il nome significa entrare in relazione con l’altro”. E’ questa la semplice e, al tempo stesso, straordinaria esperienza che ogni persona può sperimentare. Lo sanno bene i genitori quando per la prima volta chiamano per nome il proprio figlio. Un’emozione che anche Maria e Giuseppe hanno provato. E ancor di più, molto di più, perché, come sottolinea Benedetto XVI, quel Nome veniva dato “per volere di Dio”. La rivelazione del nome divino, osserva, “significa dunque che Dio, che è infinito e sussiste in se stesso, entra nell’intreccio di relazioni degli uomini”. Dio, soggiunge, “esce da se stesso e diventa uno di noi”. Per questo, sottolinea, “in Israele sotto il nome di Dio non si è visto solo un termine avvolto di mistero, ma il fatto dell’essere-con-noi di Dio”. Essere con noi per salvarci: “Sì, questo significa il nome di quel Bambino, il nome che, per volere di Dio, gli hanno dato Maria e Giuseppe: si chiama Gesù che significa ‘Salvatore’. Egli è stato inviato da Dio Padre per salvarci soprattutto dal male profondo, radicato nell’uomo e nella storia: quel male che è la separazione da Dio, l’orgoglio presuntuoso di fare da sé, di mettersi in concorrenza con Dio e sostituirsi a Lui, di decidere che cosa è bene e che cosa è male, di essere il padrone della vita e della morte” ("Urbi et Orbi" - Natale 2011).
Il Papa sottolinea la straordinarietà di questo Dio talmente vicino a noi “che può essere da noi chiamato” per nome. Quel Nome, Gesù, ci mostra che “Egli, l’Infinito e l’Inafferrabile per la nostra ragione", è "il Dio vicino che ama, il Dio che noi possiamo conoscere ed amare”. Donandoci Gesù, ribadisce il Papa, Dio “ci dona tutto: il suo amore, la sua vita, la luce della verità, il perdono dei peccati, ci ha donato la pace”.
“Sì, Gesù Cristo è la nostra pace. Egli ha portato nel mondo il seme dell’amore e della pace, più forte del seme dell’odio e della violenza; più forte perché il Nome di Gesù è superiore ad ogni altro nome…Egli stesso sarà la pace” (Angelus, 1° gennaio 2011).

Radio Vaticana